Venezuela evviva!
E’ ancora forte l’attenzione su quanto sta davvero accadendo in Venezuela. La sbandierata “rivolta finale” per adesso sembra solo una pagliacciata: il tentativo di golpe pare infatti miseramente fallito — ciò che complica i piani americani per istigare un’aggressione militare esterna.

Tuttavia, all’unisono, la stampa italiana di destra e di “sinistra”, non solo inneggia a Guaidò, ma tenta di dipingere la pagliacciata come un evento titanico.


Sentite cosa scrive il bellimbusto Federico Rampini (che troppi amici tengono purtroppo in considerazione!) sulla prima pagina di Repubblica di questa mattina:
«Blindati “socialisti” contro civili indifesi: dopo Budapest ’56, Praga ’68, Tienanmen ’89, si rischia un orrido remake a caracas. Un regime che si dice di sinistra maneggia la forza militare per reprimere il suo popolo».

Riportiamo di seguito due cose.

Qui sotto quanto scriveva ieri l’altro Pino Arlacchi da Caracas. Infine un comunicato del Movimento boolivariano che conferma il fallimento della spallata di Guaidò.

SONO A CARACAS IN MEZZO AL MINIGOLPE…RAGAZZE IN TIRO ANTICOMUNISTA E MARCE CON FINALE GASTRONOMICO

Eccomi qui, nel mio albergo proprio di fronte alla base militare La Carlota (mai occupata dai golpisti) e vicino a Piazza Altamira, luogo simbolo della destra estrema dei « guarimbas », le squadre dei bulli dei quartieri alti che assaltano i cortei popolari picchiando, bruciando e sparando.

La hall è attraversata da gruppi di giovani in perfetta tenuta da manifestazione antiMaduro: jeans Lévis, trasparenze Armani, scarpe Nike, gioiellini con i colori nazionali.

Ragazze ‘in tiro’ da grandi occasioni, un tuffo in piscina e poi il brivido antichavista mano nella mano con il boyfriend con rosario al collo, deciso a menare i comunisti in nome di Dio e di Trump.

Tutto questo a un orario ragionevole,dopo le 10. Perché il golpe era programmato per un’ora pericolosamente prematura del mattino, e alle 8,30 si era già afflosciato, trasformandosi nella solita parata prefestiva. Guaidó e il suo compare Lopez, liberatosi senza troppo sforzo dagli arresti domiciliari all’italiana inflittigli dalla feroce dittatura, invitano tutti a confluire in piazza Altamira per poi marciare sul centro dell’inferno criminale: il palazzo Miraflores sede della Presidenza e del narcotraffico mondiale.

Mi viene in mente il ritratto al vetriolo di Emilio Lussu sulla «marcia su Roma e dintorni» dei fascisti della prima ora.

I proprietari dei ristoranti di Caracas est – i Parioli della capitale -partecipano diligentemente alla marcia trionfale ma poi si dileguano perché si preannuncia una serata alla grande: abbiamo combattuto, facciamo un gran cenon!

CARACAS, ORE 17:30 DEL 30 APRILE: COMUNICATO BOLIVARIANO

«Informiamo la comunità internazionale che il governo costituzionale del presidente Nicolás Maduro, con il sostegno di ogni istituzione democratica statale e della società venezuelana in generale, ha sconfitto un nuovo tentativo da parte di potenze straniere di provocare confusione e disordini nel territorio nazionale.

Nelle prime ore del giorno, un gruppo di deputati dell’Assemblea nazionale e un piccolo gruppo di militari di basso rango, si sono piazzati su un ponte nella parte orientale di Caracas e hanno fatto appello a un’insurrezione militare che è stata ignorata dalle forze dell’ordine pubblico, compreso il gruppo iniziale di personale militare di stanza lì, che da allora ha dichiarato di essere stato ingannato da uno dei suoi ufficiali superiori.

Questa operazione mediatica di destabilizzazione si è basata sulla complicità immediata dall’estero del Presidente della Colombia, il Presidente dell’Argentina, il Presidente del Brasile, il Presidente del Cile, il Presidente di Panama, il Presidente del Paraguay, il Segretario di Stato americano Mike Pompeo, Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Bolton, il senatore degli Stati Uniti Marco Rubio, il presidente del Parlamento europeo e il segretario generale dell’OSA, i quali in modo interventista e criminale hanno fatto appello pubblico affinché le forze militari venezuelane disobbedissero ai loro legittimi comandanti e quindi promuovere il caos nazionale.

Il governo costituzionale del presidente Nicolás Maduro ha agito rapidamente, isolando il focolaio del disordine pubblico, con la massima attenzione alla salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali del popolo venezuelano, prevenendo la maggioranza innocente, che ha il diritto di vivere in democrazia e in pace. In questo modo, il presidente Nicolás Maduro ha dimostrato ancora una volta che il suo governo è il garante fondamentale della pace e dell’ordine legittimo e costituzionale in Venezuela.

Questo nuovo tentativo da parte di potenze straniere di scatenare una guerra civile, aprire le porte a un intervento militare dall’estero e imporre un governo fantoccio nel nostro paese fallito; è diventato evidente che questo piano non ha radici nella società venezuelana. La maggioranza assoluta della nostra gente vuole vivere in pace e con il pieno esercizio della propria sovranità, indipendenza e diritto all’autodeterminazione.

A seguito dell’isolamento del suddetto focolaio, il paese è in totale normalità su tutto il territorio nazionale. Il presidente Nicolás Maduro ha adottato le misure necessarie per garantire la sicurezza e il diritto alla pace della nostra gente. Le istituzioni avranno il compito di assicurare che lo stato di diritto prevalga in questa situazione in cui si è  tentato, con mezzi violenti, di alterare la tranquillità della nazione.

Chiediamo alla comunità internazionale di respingere questo violento tentativo promosso dalle potenze straniere di distruggere l’ordine costituzionale in Venezuela e avvertiamo che questa nuova modalità di intervento aperto negli affari interni del Venezuela viola flagrantemente gli scopi e i principi sanciti nella Carta delle Nazioni Unite e le norme del diritto internazionale, mettendo allo stesso tempo a rischio la pace e la sicurezza della regione. La comunità internazionale dovrebbe esprimere una ferma posizione in difesa dell’autodeterminazione delle persone, della sovranità nazionale e del diritto alla pace di tutte le nazioni».