Un voto contro l’Unione Europea

Comunicato n. 5-2019 del Comitato centrale di Programma 101

UN VOTO CONTRO L’UNIONE EUROPEA

Mettiamo subito una cosa in chiaro: fossero soltanto elezioni per il finto Parlamento europeo, come sinistra patriottica, faremmo appello all’astensione. Le elezioni europee sono infatti funzionali ai poteri forti europeisti i quali, con il rito elettorale, tentano di dare una parvenza di legittimità democratiche ad un’Unione che, al contrario, è oligarchica e antipopolare. A maggior ragione quella astensionista sarebbe la sola ragionevole e coerente posizione poiché non c’è una singola lista che sostenga la necessità dell’uscita dall’Unione, e che rivendichi, in vista del pieno ripristino della sovranità popolare, l’unità delle forze patriottiche in un nuovo Comitato di liberazione nazionale. Gli stessi due principali partiti, il Movimento 5 stelle e la Lega, dopo aver guadagnato ampi consensi sostenendo la prospettiva dell’uscita dall’euro, l’hanno abbandonata per abbracciare la favoletta altreuropeista, ingannando anch’essi i cittadini che l’Unione europea sarebbe riformabile.

ERRORI, LIMITI E PORCHERIE

Ci sono evidenti gli enormi limiti del governo giallo-verde, gli imperdonabili errori compiuti, ed anche le porcherie. Tra i limiti principali ne segnaliamo due: l’assenza di una visione di lungo periodo e di un chiaro progetto dell’Italia futura, quindi la manifesta inadeguatezza della gran parte di coloro che hanno assunto posizioni apicali nel governo del Paese. La madre di tutti gli errori è stata, pur di soddisfare la smania di andare al governo, accettare la pesante tutela ed i veti del Quirinale, che riuscì ad imporre diversi uomini fidati nei ministeri chiave come quello dell’economia. Con le mani legate da questo infido patrocinio è stato inevitabile accettare il lesivo compromesso con l’Unione europea sulla Legge di Bilancio, venendo meno anche a quanto promesso nel “Contratto di governo”. Diverse anche le porcherie il più delle quali, tuttavia, sono ascrivibili all’insopportabile protagonismo di Matteo Salvini — vedi anzitutto le sue sconce provocazioni in politica estera, dilettantesche quanto pericolose data la delicata posizione geopolitica dell’Italia.

A CHI FA GIOCO?

Malgrado tutto ciò le élite eurocratiche, spalleggiate dai loro vessilliferi italioti, vogliono sbarazzarsi del “governo populista” prima possibile. Ecco perché le prossime elezioni europee vengono ad assumere un valore che va ben al di là della scelta di chi andrà o non andrà al parlamento di Strasburgo. Queste elezioni sono di fatto elezioni politiche anticipate. I poteri forti (economici, finanziari e bancari, nonché quelli istituzionali) vogliono far sì che il 26 maggio sia la loro vendetta dopo la batosta del 4 marzo 2018. Per la precisione stanno trasformando le elezioni in un referendum pro o contro l’inviso “governo populista”, pro o contro l’Unione europea. Per i poteri forti le elezioni del 26 maggio sono quindi una prova generale in vista della riconquista ad ogni costo di Palazzo Chigi, postazione indispensabile affinché, già con la prossima Legge di Bilancio, con il pretesto del debito, l’Italia sia riportata nei ranghi cioè rimessa in ginocchio. Per raggiungere questo risultato, lo schema del blocco dominante è semplice: tornare al bipolarismo centro-sinistra centro-destra, ciò che implica anzitutto colpire il M5S per far saltare il governo, quindi tentare di ricondurre all’ovile Salvini nuovamente alleato di Berlusconi.


LA POSIZIONE DELLA SINISTRA PATRIOTTICA

Stando così le cose, malgrado non troveremo sulla scheda alcuna lista della sinistra patriottica, e dato che dietro alle sorti del governo giallo-verde la vera posta in palio è se l’Italia manterrà o si lascerà sfuggire gli scampoli di sovranità nazionale, sarebbe un gravissimo errore assumere una posizione astensionista. Essa equivarrebbe ad una sostanziale collusione con il nemico principale, che resta il variopinto e dominante blocco euro-liberista. Una sconfitta nelle urne del governo giallo-verde (ed in particolare un serio arretramento dei Cinque Stelle) sarebbe quindi un disastro non solo per il popolo lavoratore ma per le stesse sorti della causa sovranista. Questo disastro va scongiurato. I patrioti con la testa sulle spalle il 26 maggio si recheranno dunque alle urne, votando per i candidati no euro presenti nelle liste del M5s. A chi invece intende votare per la destra leghista diciamo: non limitatevi ad esprimere un voto di lista ma date la preferenza ai candidati sovranisti che in questi anni si sono battuti non solo contro l’euro ma in difesa della Costituzione del 1948.

CIÒ CHE NON È CONSENTITO

Non si tratta affatto, allora, di “turarsi il naso” ed andare a votare controvoglia. Al contrario, data la posta in palio nessun atteggiamento di rassegnata sufficienza è consentito. Occorre contribuire fattivamente alla sconfitta del blocco euro-liberista, una sconfitta che darebbe slancio e coraggio a tutte le forze che nel futuro saranno schierate nel campo della resistenza popolare e patriottica contro l’inesorabile attacco che verrà dal blocco eurista dominante.

Il Comitato centrale di Programma 101
Roma, 7 maggio 2019