Alcune significative indicazioni dalle presenze, dalle assenze e dagli schieramenti in campo alle elezioni regionali del Piemonte

Come noto, il 26 maggio non si voterà solo per il parlamento europeo. Mentre oltre 16 milioni di cittadini voteranno per il rinnovo dei consigli di oltre 3.800 comuni, un test decisamente politico sarà rappresentato pure dalle elezioni regionali in Piemonte.

Al momento i sondaggi danno in testa il candidato della destra, Alberto Cirio. Ma il suo vantaggio sull’uscente Sergio Chiamparino (Pd + cespugli vari) appare davvero risicato. Più staccato, come sempre nelle regionali, il candidato di M5s Giorgio Bertola, il quale corre anche qui senza alleanza alcuna. Tra i voti di lista è prevista ovviamente l’avanzata della Lega, che sembrerebbe però al di sotto del 30%. Se verrà confermato nelle urne, un risultato non troppo buono in una regione del Nord.

Dati significativi dunque, ma che andranno verificati il 26 maggio. Già adesso è invece possibile dire qualcosa di certo sulle indicazioni che ci vengono dal quadro delle liste presenti (e da quelle assenti) in questa competizione.

Mentre a destra la figuretta di CasaPound è stata comica assai – prima il roboante annuncio che le firme erano ormai raccolte, poi il tentativo di presentarsi grazie ad un cavillo (ma senza firme), infine la bocciatura della lista da parte della Corte d’Appello, confermata poi sia dal Tar che dal Consiglio di Stato – a sinistra le cose sono andate anche peggio. Una vera cartina al tornasole dello stato penoso dell’intera sinistra sinistrata.

Un primo clamoroso dato è che in Piemonte non vi sarà nessuna lista a sinistra della coalizione che sostiene Chiamparino. Un secondo dato è che l’unica lista No-Tav (nella regione della grande  opposizione al Tav) sarà quella dei Cinque Stelle. Un terzo dato, ma questo è tutto fuorché sorprendente, è che la sola lista della sinistra sinistrata presente correrà nello stesso schieramento del Pd.

Partiamo da quest’ultimo fatterello. Il nome della lista è geniale, una roba da marketing dei deficienti: Liberi Uguali Verdi. Lo so, ogni persona normale stenterà a crederci, ma il nome è proprio quello. L’acronimo è LUV, un pezzo di un certo interesse per i collezionisti delle continue boiate di questa “sinistra”. Dentro questa accozzaglia ci sono ovviamente gli eredi di Vendola, rappresentati da quella Sinistra Italiana che alle europee ha fatto invece blocco con Rifondazione Comunista. Al di là del significato più generale – chi scrive non ha dubbio alcuno sul fatto che costoro finiranno di nuovo in coalizione col Pd se vi saranno elezioni politiche anticipate – il bello è che Sinistra Italiana si professa No-Tav, ma sta in coalizione non solo con il filo-Tav Pd, ma pure con una lista che già nel nome gli obbrobri ha deciso di unirli tutti: +Europa Sì Tav. Insomma, viva la coerenza!

Detto dei presenti, diamo ora uno sguardo agli assenti. Rifondazione Comunista, Potere al popolo, Pc di Rizzo: nessuna di queste forze sarà sulla scheda piemontese. Certo, le firme da raccogliere (circa 10mila) non erano poche, e questo ha messo subito fuori combattimento Rizzo. Ma le altre due realtà (Prc e Pap) con quale credibilità pensano ancora di potersi presentare come forze nazionali se, dopo aver “bucato” la presenza in quasi tutte le elezioni regionali dell’ultimo anno, saranno assenti pure nel ben più importante Piemonte?

Diecimila firme sono tante, ma per raccoglierle c’erano comunque 6 mesi, dunque ne sarebbero bastate 1.700 al mese, non proprio un’impresa titanica. Il fatto è che in questi sei mesi sia Prc che Pap erano in tutt’altre faccende affaccendati. Presi prima dalle loro fratture, poi dal fallimento del caravanserraglio che doveva essere guidato da Giggino, Prc e Pap hanno mancato in pieno l’occasione piemontese.

Di tutto ciò si lamenta Sinistra Anticapitalista: «Abbiamo dovuto constatare che non è stato possibile andare avanti in maniera determinata anche perché gli interlocutori incontrati avevano interessi tattici diversi, condizionati da equilibri sia locali che nazionali. Ha pesato anche l’orientamento del PRC di legare il percorso piemontese a quello della costruzione della lista per le elezioni europee, volendo mutuare in Piemonte il simbolo che si sarebbe scelto nazionalmente». Insomma, le solite cose della sinistra sinistrata, un campo del quale peraltro anche Sinistra Anticapitalista fa parte a pieno titolo.

Se Pap tace, ed il suo sito piemontese è semplicemente muto sul tema, segno anche di una notevole debolezza in quella regione, che si dice su questa debacle dalle parti di Rifondazione? L’annuncio della disfatta è in questo dimesso comunicato del comitato regionale del Prc, il cui senso è così riassumibile: non ce l’abbiamo fatta perché non ce l’abbiamo fatta. In realtà, in Piemonte, il Prc ha un duplice problema, visto che alla sua assenza si contrappone invece la presenza a fianco del Pd della lista che include anche Sinistra Italiana, cioè l’alleato con il quale si vanno a chiedere voti “per cambiare l’Europa”.

Ma non preoccupiamoci: quella lista per le europee – “la Sinistra” – non ha lo scopo di contrastare il Pd, bensì proprio quello di lavorare alle nuove future alleanze con il partito di Zingaretti. Dunque, alla fine, tutto torna. Ed il caso piemontese è proprio la giusta cartina al tornasole dello stato di comatosa subalternità dell’intera sinistra sinistrata.