UN VOTO CONTRO L’UNIONE EUROPEA
Un po’ tutti adesso convengono su un primo punto: in Italia come in Gran Bretagna le elezioni europee sono quasi come elezioni politiche anticipate. Per questo ciò che verrà fuori dalle urne avrà conseguenze dirette sul governo e gli equilibri politici.
Due e due soli saranno i fattori che potranno avere conseguenze: (1) LA LEGA DI SALVINI (E GIORGETTI) SFONDERÀ LA SOGLIA SIMBOLICA DEL 30%? e (2) CHI ARRIVERÀ SECONDO, M5S O IL PD?
Tutto il resto è fuffa, avrà valore del tutto secondario.
Si può essere quasi certi che se Salvini supererà il fatidico 30% e l’M5S arriverà dietro il PD, cioè subirà un pesante tracollo, il governo avrà i giorni contati e in autunno potremmo avere elezioni anticipate visto che sia Salvini che il PD vorranno andare all’incasso.
(Qui a destra Walter Veltroni all’Huffington Post…)
Domandiamoci: a chi conviene che il governo “populista” vada a casa? Conviene alle forze sistemiche, ai pezzi grossi del mondo bancario e industriale, alle cosche eurocratiche, che non vedono l’ora di sbarazzarsi del governo giallo-verde per riportare l’Italia all’ordine — prima possibile vista l’imminenza della legge di bilancio 2020, che deciderà appunto se l’Italia rientrerà nei ranghi (tornando all’austerità) oppure si attesterà su una posizione di disobbedienza (ancora austerità? no grazie!).
Ecco perché chi considera come criterio fondamentale battere il nemico principale (il blocco eurista dominante) si augura che M5S non subisca un tracollo e che la Lega non sfondi il 30%.
C’è chi pensa che questo ragionamento politico sia troppo complicato, visto che la maggioranza dei cittadini vota invece con “la pancia” e non con la testa.
C’è da augurarsi che per una volta testa e pancia s’incontrino.