Ci sarà modo di svolgere un’analisi ponderata dei risultati elettorali e compiere le necessarie riflessioni e quindi stabilire il da farsi.

Tuttavia è già possibile indicare quelli che a noi paiono i cinque dati principali che vengono dalle urne:
(1) il campo populista, quello del governo, come noi ci auguravamo, tiene; (2) il successo, che in queste proporzioni massicce temevamo, della Lega salviniana — tuttavia si tenga conto che quello ottenuto da Salvini è il 34% del 56%, ovvero circa un quinto dei cittadini italiani; (3) il crollo elettorale dei Cinque Stelle, che noi scongiuravamo, si è invece verificato; (4) Il Pd, sorpassando il M5s, apre uno spiraglio, mutatis mutandis, alla rinascita del bipolarismo (Dio ce ne scampi!); (5) di Italie oramai ce ne sono due, con la “questione meridionale”, meglio dire “polveriera meridionale”, che ci aspettiamo diventerà la questione centrale.

Il campo populista tiene ma a rapporti di forza letteralmente rovesciati. Che con questi nuovi equilibri nel Paese il governo giallo-verde (orami verde-giallo) possa sopravvivere è improbabile. La Lega vorrà far pesare il suo enorme successo, ove i cinque stelle recalcitrassero, elezioni politiche anticipate sono possibili, ciò in un contesto in cui l’Unione europea userà la mano pesante con l’Italia per riportare Roma nei ranghi.

In questo quadro, con la Spada di Damocle eurista sul collo, la Lega salviniana si trova sulle spalle una grandissima responsabilità. Il “capitano” riuscirà a far sì che la nave superi indenne la tempesta all’orizzonte? L’eurocrazia (anche visto il mancato sfondamento europeo dei “sovranisti”) vorrà riprendersi Roma, difficilmente gli concederà la flessibilità che egli mendicherà per poter quindi cantare (mezza) vittoria. L’abbiamo detto, lo ripetiamo: nei prossimi mesi si giocherà la partita cruciale, quella con la Ue. Da questo punto di vista il crollo elettorale dei Cinque stelle non rafforza affatto ma indebolisce il campo populista della disobbedienza all’Unione europea.

Che Salvini riesca a passare indenne la prova, è difficile. Dentro la crisi sistemica ogni equilibrio è destinato ad essere momentaneo e a far posto a quello successivo. Fino a quando la situazione non giungerà al punto di rottura e il popolo, falliti tutti i tentativi di risolvere i problemi con le buone maniere, sarà costretto a passare a quelle cattive.

Nessun dorma!