La cosa peggiore delle “Considerazioni finali” del governatore di Bankitalia è che non sono mai “finali”. E, fra l’altro, non si capisce proprio il perché, dato che ogni anno il rituale discorso del 31 maggio è sempre uguale a se stesso: ci vuole più rigore, più “riforme” e – da qualche decennio – più Europa. Già, più Europa, proprio quel pittoresco nomignolo che a dispetto dei tanti sponsor paganti (Soros in primis) nelle urne proprio non funziona (3,1% e nessun eletto, giusto una settimana fa): chissà perché!

Anche stavolta il disco rotto di turno, al secolo Visco Ignazio, Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana (la dicitura è lunga, ma quella è) non ha voluto esser da meno. Del resto è pagato proprio per questo.

Il Visco ha così attaccato il “Decreto dignità”, criticato preventivamente ogni ipotesi di politiche espansive, ricordato che la sterilizzazione degli aumenti dell’IVA dovrà avere equivalenti compensazioni. Insomma, il discorso di un cane da guardia.

Ma il massimo lo ha raggiunto alla fine, quando ha intonato il suo peana europeista:
«L’appartenenza all’Unione europea è fondamentale per tornare su un sentiero di sviluppo stabile», ha detto il governatore, aggiungendo poi questa frase ad effetto: «Saremmo stati più poveri senza l’Europa; lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario».

Ah sì? E come si spiega allora che la crisi abbia colpito più forte proprio in Europa, più nell’UE che nel resto del continente, più nell’eurozona che negli altri paesi UE? Il bello è che Visco ha dovuto ammettere che il Pil «è ancora di oltre 4 punti percentuali inferiore ai valori del 2007, di 7 in termini pro capite». Ma, di grazia, dove eravamo in questi 12 anni di depressione, con due fasi di profonda recessione, se non nella mitica Unione europea, per il governatore garante di un «sentiero di sviluppo stabile»?

Prima di arrivare a queste spudorate conclusioni, Visco ha rammentato quello che sarebbe il male dell’Italia, quello di non aver fatto politiche sufficientemente austere, di non aver «completato il percorso di risanamento dei conti pubblici avviato negli anni Novanta». Ma se è proprio da quegli anni che l’Italia – unico paese al mondo – è costantemente in avanzo primario grazie a tagli, aumento delle tasse e sacrifici di ogni natura imposti alle classi popolari! Ed è anche, se non soprattutto, a causa di queste politiche che non si esce e (se continueranno) non si uscirà dalla crisi!

Casa vorrebbe il Visco?  Ancora più austerità, più tagli, dunque più disoccupazione, più precarietà, più povertà. Dunque, in effetti, più Europa, perché quello è il percorso tracciato per il nostro Paese dall’euro-germania. Altro che «sentiero di sviluppo stabile»!

Che Bankitalia sia un santuario, da abbattere, del potere neoliberale ed eurista non lo scopriamo oggi. Ma certe prediche sono lì a ricordarcelo. Senza dubbio la retribuzione del governatore include pure la più totale disonestà intellettuale, nonché lo spericolato esercizio della spudoratezza, ma che almeno lo spudorato venga chiamato per nome.