Di recente, proprio la FAZ, il giornale simbolo del cosiddetto “sogno europeo” ha meditato sul fatto che vi sia una sorta di continuità strategica tra l’europeismo nazionalsocialista e quello odierno di Bruxelles.

L’autore, Jasper von Altenbockum, non arriva a una conclusione certa ma finisce per riconoscere che fenomeni politici come la Brexit, l’Afd tedesco, o la concezione economico-politica di un Varoufakis marcino più nel senso della realtà storica piuttosto che il rigido dogmatismo euristico.

C’è però un motivo, eminentemente e radicalmente politico e geopolitico, che questo tipo di analisi stranamente non tocca. Ovvero che una politica europeistica non solo non è possibile ma è intimamente utopistica: è appunto un sogno. Di fronte a colossi come Stati Uniti e Cina, l’europeismo da un lato è il maggior pericolo, in quanto un eventuale esercito europeo, con una sua politica estera imperialista e di potenza, che voglia perciò fare sul serio, vedrebbe immediatamente coalizzate Usa e Cina in funzione anti-europea con le conseguenze che si possono ben immaginare; dall’altro è, come vediamo attualmente, territorio di conquista e di spartizione ineguale proprio perché non ha una comune e coesa politica estera. Il paradosso dell’attuale UE è che sia zona coloniale (nel senso politico), sia potenza subimperialista.

La prassi politica, non a caso, o è politica internazionale o non è. Dunque, oggi in tal senso l’Europa non esiste e non esiste alcuna politica europea. E riteniamo non possa esistere una potenza politica globale di tipo europeistico. Che cosa è dunque l’UE? E’ storicamente una proiezione tattica di una fazione dell’imperialismo americano, della fazione strategica che possiamo identificare con il clan Bush prima, con quello clintoniano poi. Quale la funzione dell’UE? E qui, concretamente, vi è una sorprendente affinità con il nazismo hitleriano. La funzione storica dell’UE, nella logica dei clan russofobi statunitensi, è quella di inglobare lo spazio russo nel globalismo imperialista a trazione occidentale. Tale è stato lo scopo perseguito da Pratica di Mare (2002) alla rivoluzione colorata denominata Euromaidan (2013).

Tale era anche, di certo, lo scopo del nazionalsocialismo hitleriano. Significativo che poco dopo la presa del potere, gli hitleriani pianificarono lo sterminio della componente russofila e socialista nazionale, forse la più propriamente fascista del movimento tedesco, nella Notte dei Lunghi coltelli (1934): era il segnale, mandato alle élite occidentali, che l’oggetto della contesa, nella logica della spartizione globale e dello scambio ineguale, era rappresentato dall’immenso “spazio vitale” russo con le sue infinite materie prime. A differenza della retorica fascista mussoliniana, basata sulla guerra del sangue contro l’oro occidentale ed atlantico, Hitler identificava da sempre l’essenza della guerra nazionalsocialista nella direzione di conquista verso l’Est. La russofobia era la componente sostanziale della visione del mondo del Fuhrer tedesco. Per l’elite della destra nazionalsocialista affermatasi dal ’34 in avanti contro la “sinistra” filorussa interna, il Mediterraneo non esisteva nella nuova fase strategica. La guerra, l’unica guerra era perciò Occidente contro Russia; il concetto hitleriano di Occidente finiva per comprendere gli stessi USA.

L’errore strategico hitleriano e l’abilità di Stalin decretarono la sconfitta della linea geopolitica euro-occidentalista e la vittoria del panslavismo del Cremlino, così ben rappresentato da M. Gilas nel suo testo di memorie (“Conversazioni con Stalin”). La Russia, con la “grande guerra patriottica”, entrava dalla porta principale, pur non volendolo, nella nuova fase strategica. Erano gli errori politici a catena dell’élite

strategica hitleriana a portare avanti il nazionalismo grande-russo della élite staliniana. Quindi se volessimo ben rappresentare l’essenza politica dell’UE, oltre la retorica buonista e pseudo-umanitarista la identificheremmo nel genocidio dei bambini greci e nella costruzione del lager finanziario chiamato Grecia, da affamare e fare fuori in quanto Ortodossi, dunque russofili a prescindere. Tale progetto partì, lo si ricordi, con le bombe sul popolo Serbo, un popolo ortodosso, da sempre fratello del popolo russo. Furono i tedeschi ed i francesi a scatenare originariamente il conflitto, con il Vaticano, e a dar fuoco alle polveri riconoscendo originariamente la Croazia con le sua bande armate di filonazisti e di fondamentalisti cattolici.

Nei giorni della nascita del sogno europeo, serbo corrispondeva perciò nella logica politica e ideologica comune a “sottouomo”, come russo nel ’41-45. La identificheremo poi, ancor più, in definitiva nella guerra imperialista globale al popolo russo, partita con la Rivoluzione Arancione (2004) e culminata con l’affermazione di fazioni armate golpiste esplicitamente naziste e sioniste che puntano al disegno definitivo: la rivoluzione colorata a Mosca e la sovversione interna nello “spazio vitale” russo. Così la Russia sarà inglobata, come potenza coloniale, nel mercato euro-occidentale.

Machiavellianamente, l’ideologia è solo uno schermo di una politica realista di potenza. In questo senso, l’UE è la stampella tattica fondamentale dell’imperialismo armato e razzista di una fazione, la più fanatica e pericolosa (come già abbiamo visto in Iraq, Afghanistan e Siria), del potere globale statunitense. Quando si parla perciò di europeismo, ben oltre i giorni della memoria e del ricordo banditi da organizzazioni euristiche, ai russi non possono che venire immediatamente in mente i circa 30 milioni di morti lasciati sui campi nel corso della imposta “grande guerra patriottica”. Come notava il grande Solzenicyn, l’Occidente ama indugiare a lungo sull’antisemitismo hitleriano per ripulirsi la coscienza e non ricordare lo sterminio delle decine di milioni di russi prodotti dal razzismo euroccidentalistico a guida pangermanista.

Del resto, di recente, lo stesso Bibi Netanyahu arrivava alle medesime conclusioni, sottintendo che Hitler venne per spargere a piene la mani più la Russofobia globale che la giudeofobia, che sarebbe stata in realtà prerogativa del Gran Mufti al Husseini, ben più che della destra euroatlantista nazista; quella Russofobia che è il cavallo strategico di battaglia della fazione dell’imperialismo occidentale nel quale è intruppata l’UE.