Affari in cambio della resa finale. E’ questa l’idea americana per “chiudere” la questione palestinese. Una proposta francamente strampalata quella di Trump, lanciata per la gioia dei coloni, di Israele e dell’Arabia Saudita. Ma che non si vede per quale motivo dovrebbe essere accettata dai palestinesi. E difatti, sia Hamas che Fatah respingono il disegno americano. Per questo, il cosiddetto “Accordo del secolo” non ci sarà, e la conferenza che inizia oggi a Manama è destinata al fallimento.

Di seguito un’intervista dell’Huffpost ad Ismail Haniyeh, capo del governo della Striscia di Gaza.

*****************************

Ismail Haniyeh: “Noi palestinesi non accetteremo soldi in cambio della resa. L’accordo del secolo? È nato morto”

Intervista Huffpost al capo del governo di Hamas nella Striscia di Gaza: “Il meeting di Manama del 25 giugno non ha a cuore gli interessi del popolo palestinese”

di Umberto De Giovannangeli

Non usa mai la parola “traditori”, ma il giudizio sulla partecipazione di diversi Paesi arabi, a cominciare dall’Arabia Saudita, alla Conferenza in Bahrain, che si aprirà domani, è durissimo: “Nessuno può parlare a nome della resistenza palestinese né può pensare che un popolo in lotta per la liberazione possa mettere in vendita i suoi diritti. Non c’è prezzo al sangue versato dagli “shahidi” (martiri, ndr) che hanno sacrificato la propria vita per la liberazione della Palestina. Quel meeting voluto dagli Usa è una via per la normalizzazione dei legami con l’entità sionista. Ma questa è una via che la resistenza palestinese non seguirà mai”. A sostenerlo, in questa intervista concessa all’HuffPost è il capo del governo di Hamas nella Striscia di Gaza: Ismail Haniyeh.

Domani a Manama, in Bahrain, inizia il seminario voluto dall’amministrazione Trump nel quale saranno illustrati gli aspetti economici del Deal of the Century, l’”Accordo del secolo” che, secondo i suoi estensori dovrebbe avviare a soluzione il conflitto israelo-palestinese. Non solo Hamas ma anche l’Autorità nazionale palestinese del presidente Mahmoud Abbas non è di questo avviso. Quali sono le ragioni del “no” di Hamas?

“Sono le ragioni della resistenza palestinese, le ragioni di un popolo che continua a lottare contro l’occupazione israeliana. Nessuno può parlare per conto della resistenza palestinese, tanto meno ergersi a maestri o giudici. Il meeting di Manama non ha a cuore gli interessi del popolo palestinese. Di certo, non li hanno coloro a cui Trump ha affidato la sua politica in Medio Oriente e in Palestina. Il vero obiettivo di Manama è indicare la via per normalizzare i rapporti con l’entità sionista, con Israele. Ma questa è una via che la resistenza palestinese non imboccherà mai”.

Lei parla degli interessi del popolo palestinese. Ma il miglioramento delle condizioni di vita nei Territori, in particolare nella Striscia di Gaza, non è tra questi interessi? In questi giorni di vigilia del meeting di Manama, si è parlato di investimenti per 60 miliardi di dollari…

”Mi ascolti bene: le condizioni in cui sono costretti a vivere due milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza non sono il frutto di un cataclisma naturale, di uno tsunami, di un terremoto. Sono il prodotto di undici anni di blocco imposto da Israele, una punizione collettiva contraria al diritto umanitario e alla stessa Convenzione di Ginevra. Si vuole davvero alleviare le sofferenze della popolazione a Gaza come in Cisgiordania? Si ponga fine al blocco o al regime di apartheid che vige in West Bank, si finanzi la ricostruzione. Ma non è questo il disegno di chi ha ideato il cosiddetto ‘Accordo del secolo’…

E quale sarebbe per Hamas questo disegno?

”Dollari in cambio della resa. Questo è lo scambio che vorrebbero imporci. E poi chi dovrebbe gestire quei finanziamenti? Israele avrebbe una decisiva voce in capitolo! L’occupante che decide come e chi dovrebbe gestire questa presunta ricostruzione. Ti comporti bene? Sei arrendevole? Allora può avere una fetta della torta… Le nostre condizioni di vita sono il prodotto dell’occupazione, una Palestina libera può risollevarsi, ne abbiamo le capacità, i talenti. La causa palestinese è una questione politica, non economica”.

Dell’Accordo del secolo resta oscura la parte politica. Visti i rapporti che la dirigenza di Hamas ha con diversi Paesi arabi, alcuni dei quali saranno presenti a Manama, avete qualche informazione in più sui contenuti politici del Deal of the Century?

”Assolutamente no, e questo è già di per sé indicativo delle reali intenzioni dei suoi estensori. Non possono certo sostenere le ragioni di uno Stato palestinese indipendente, con Al Quds (Gerusalemme, ndr) come sua legittima capitale, visto che ogni atto compiuto dall’amministrazione Trump, dal primo giorno del suo insediamento ad oggi, è andato nella direzione opposta, a sostegno dell’occupazione: il trasferimento dell’ambasciata a Gerusalemme, il riconoscimento della sovranità israeliana sulle Alture del Golan, la distruzione dell’Unrwa (l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ndr) l’accelerazione della colonizzazione della Cisgiordania fino a contemplarne l’annessione, il proseguimento del blocco di Gaza, e l’elenco potrebbe proseguire a lungo. Ho ascoltato con attenzione i discorsi del signor Kushner (Jared Kushner, il consigliere-genero di Trump, uno degli estensori dell’Accordo del secolo, ndr), e mai ho colto una parola, un ragionamento che cogliesse le ragioni e le aspettative del popolo palestinese. Nel migliore dei casi, siamo un problema umanitario, ma mai un popolo a cui va riconosciuto il diritto all’autodeterminazione nazionale. Proviamo a farli stare un po’ meglio, magari così finiranno per appoggiare i terroristi…sembra essere questa la logica del signor Kushner e del presidente Trump. Ma se pensano di poterci comprare commettono l’errore della loro vita. Non rinunceremo mai ai nostri diritti, e continueremo a batterci fino a quando non saranno realizzati”.

Sul “no” al meeting di Manama c’è stata una comune veduta da parte di Hamas e dell’Autorità nazionale palestinese. È il segno di un riavvicinamento?

“Nessun dirigente palestinese, neanche quello più disponibile al compromesso, avrebbe potuto avallare una conferenza che ha come vero obiettivo la normalizzazione dei legami con Israele. Quanto al riavvicinamento, purtroppo le distanze restano e resteranno tali fino a quando Abbas più che da presidente di tutti i palestinesi si comporterà da capo di una fazione. Per quanto mi riguarda, ribadisco la mia disponibilità a incontrare Abbas come e quando vorrà, senza precondizioni. Ma questo deve valere per tutti e due”.

Nel vocabolario politico di Hamas esistono parole come “pace” e “trattativa”?

”Esistono, certo che esistono. Ma non sono sinonimi di resa. Noi abbiamo negoziato una hudna, (tregua) con Israele: uno dei punti di quell’accordo (mediato dall’Egitto, ndr) era l’impegno degli israeliani di estendere la zona marittima dove è consentito ai pescatori palestinesi di pescare. Israele non ha mantenuto questo impegno, e lo stesso vale per accordi che riguardavano l’elettricità e l’acqua. Certo che nel vocabolario di Hamas esiste la parola ‘pace’. Ma una pace senza giustizia né diritti, non è pace. Per 25 anni l’Autorità Palestinese ha negoziato con Israele. Con quali risultati? L’occupazione è proseguita, la colonizzazione è andata avanti senza soluzione di continuità, Gaza è sotto assedio, a Gerusalemme Est è in atto la pulizia etnica della popolazione palestinese, le carceri israeliane continuano ad essere piene di prigionieri palestinesi. È stata una strategia fallimentare. Questa è una verità storica”.

Vorrei tornare sul meeting di Manama. Lei nei giorni scorsi ha chiesto ripetutamente al monarca del Bahrain, re Hamad bis Isa Al Khalifa, di “non tenere questo seminario”, avvertendo che in caso contrario si sarebbero svolte massicce proteste “in Palestina e oltre”. Ma il re del Bahrain non le ha dato ascolto.

”Non è una questione personale. Contro questo seminario si sono pronunciati partiti, movimenti, leader arabi che certo non sono sul libro paga di Hamas. Ognuno si assume le sue responsabilità. Una cosa, però, è certa: chiunque sarà a Manama lo farà contro il popolo palestinese e tutte le sue istanze”.

Quante chance ha l’Accordo del secolo di vedere la luce?

”Nessuna. È un Accordo nato morto”.

da Huffpost