Comunicato n. 8/2019 del Comitato Centrale di P101

(1) La grande borghesia, per bocca del suo Cavallo di Troia nel governo, il ministro Tria, esulta per come è stata scongiurata la “procedura d’infrazione”: «E’ la correzione strutturale più grande degli ultimi anni».

Per quanto si tratti di una esibizionistica smargiassata — stiamo parlando di una modesta manovrina da 7,7 miliardi, ovvero lo 0,3% del Pil — il segnale che è giunto dalla maggioranza giallo-verde è quello solito: tanto fumo e poco arrosto. Bellicose dichiarazioni seguite da fragili accordicchi con l’eurocrazia, alla quale si concede così di cantare vittoria, nel segno del “rigore dei conti pubblici” — le nuove entrate e i risparmi ottenuti sono stati devoluti non per dare lavoro e reddito ai cittadini ma per rispettare i famigerati vincoli di bilancio.

(2) A questo si aggiunge il segnale più allarmante, quello delle nomine ai vertici apicali dell’Unione europea. Superate le scaramucce, l’ultimo vertice dei capi di Stato e di governo, per nome e per conto di chi nella Ue comanda davvero (Germania e Francia), hanno scelto Cristine Lagarde alla Bce al posto di Draghi e il falco tedesco Ursula Von Der Leyen alla Presidenza della Commissione. Due nomine che confermano nella maniera più netta che nulla cambierà nelle politiche europee e, per quanto riguarda il nostro Paese, che resta puntata alla sua tempia la pistola dell’austerità ordoliberista.

Davanti a questo atto di protervia oligarchica, invece di opporre il proprio veto, il Presidente del consiglio Giuseppe Conte ha votato a favore. Peggio ancora, siccome i nominati dovranno superare il giudizio formale dello pseudo-Parlamento europeo, Conte, dopo aver messo M5s e Lega davanti al fatto compiuto, invoca Di Maio e Salvini affinché convincano i loro parlamentari europei a votare per la Lagarde e la Von Der Leyen. E’ l’ultima conferma che Conte finge di mediare, mentre è fidata pedina di Mattarella. Le risposte che giungono dal M5s e dalla Lega non sono per niente rassicuranti.

(3) Se aggiungiamo a questi gli altri segnali — le liti tra Di Maio e Salvini sui temi più disparati; i dissidi anche all’interno di M5s e Lega; l’insipienza e l’inconsistenza di certi ministri; le dichiarazioni roboanti di alcuni esponenti della maggioranza poi seguite da regolari smentite; la vicenda dell’immigrazione e delle provocazioni delle ONG, agite come cortina fumogena per distrarre i cittadini dalla vera posta in palio — si capisce che così non si può andare avanti. In queste condizioni sarà difficile che il governo riesca a rispettare la volontà di cambiamento della maggioranza dei cittadini e gli impegni scritti nel “contratto di governo”. Come pensano Di Maio e Salvini, in vista della prossima Legge di Bilancio, di tenere testa e disobbedire all’Unione europea? Come pensano di potere vincere con Conte Presidente del Consiglio e Tria al Mef?

(4) Il 10 giugno scorso, davanti alla minaccia di avviare la “procedura d’infrazione” e al contestuale anatema lanciato contro i MiniBoT, scrivevamo:

«Se da Bruxelles e Francoforte arrivano solo diktat al governo italiano, restano solo due possibilità: la resa o la resistenza. Se la resa è l’auspicio di lorsignori, noi non possiamo che augurarci la resistenza. La lotta per l’uscita dalla gabbia dell’euro resta per noi la questione decisiva, il primario metro di giudizio e di orientamento della Sinistra patriottica in questa fase».

E’ proprio tenendo fermo questo “primario metro di giudizio” che occorrerà essere vigili rispetto alle prossime mosse del governo. In tanti abbiamo perdonato ai giallo-verdi il brutto compromesso dell’anno scorso con la Ue. Era lecito pensare che si fosse guadagnato tempo prezioso per meglio attrezzarsi in vista dello contro con l’eurocrazia. Ma il tempo sta scadendo. La prossima Legge di bilancio sarà la cartina di tornasole per capire se il governo si ribellerà o si inginocchierà alla Ue. Per questo i patrioti ed i cittadini consapevoli dell’alta posta in palio non possono restare alla finestra. Assieme dobbiamo trovare il modo di mobilitarci e scendere in piazza per la fine dell’austerità, per la sovranità e la democrazia, contro l’euro-dittatura.
A fianco del governo nel caso avrà il coraggio di combattere, contro se getterà la spugna.

Roma 8 luglio 2019