
Per l’ortodossia cattolica, a parte quello contro lo Spirito Santo, tutti i peccati possono essere perdonati, anche quello originale. Per la precisione lo si cancella col sacramento del battesimo, il rito con cui Dio dona alle sue creature la sua misericordia.
Chissà se un giorno riusciremo a perdonare il voto di fiducia (“condizionata”) che Stefano Fassina, ha donato al governo Conte bis — fiducia che invece non diede al governo giallo-verde. Oggi non ci riusciamo. Egli si renderà presto conto della sua, usiamo un eufemismo, papera politica. Se non è divorato dall’orgoglio saprà fare autocritica. Se non la farà, se come tanti politicanti che mascherano l’opportunismo dietro al realismo, non meriterà alcuna clemenza.
Egli ammette che il “governo Conte 2 o Orsola” sia un “tentativo di normalizzazione”; che esso “puntella” i “tratti di continuità con la stagione precedente di europeismo liberista”. Ammette altresì i “connotati strutturali e i riferimenti sociali dell’impianto culturale del governo Conte 2”, restano nel solco della strategia eurista. Riconosce infine che l’accordo M5s-Pd è figlio di una “offensiva restauratrice”.
Ce n’è abbastanza per chiamare i cittadini alla resistenza e all’opposizione. E invece il Fassina che ti fa? Ti vota la fiducia e resta in un gruppo (LeU) che è parte integrante di un governo che ha per scopo, dopo il terremoto popolare del 4 marzo, non solo la normalizzazione” ma la “restaurazione”.
Giustificare questa papera in modo che più goffo non si potrebbe. Dietro alla fuffa sul “passaggio complesso e contraddittorio” e il “momento Polanyi”, scrive che “Occorre riconoscere il valore costituzionale dell’interruzione della deriva guidata dalla Lega”, ovvero che il governo Conte bis rappresenta “potenzialmente” un “argine costituzionale” al pericolo leghista.

E fa tenerezza che Fassina affermi che la sua “non è una cambiale in bianco”, che anzi egli si proponga di incalzare il governo a fare tante cose buone e giuste che sono nel suo programma frù-frù. E come se uno si mettesse in testa di trasformare il lupo in agnello. Megalomania? No, solo banale opportunismo di bottega.
La prova provata che questa giravolta opportunistica abbia poco a che fare con le impossibili promesse contenute nel programma del governo Pd-M5s, che si tratti cioè solo di un suicida ritorno nella gabbia della sinistra transgenica, Fassina ce l’ha fornita mentre Salvini faceva harakiri, il 12 agosto. Si capiva già allora dove il nostro sarebbe andato a parare.
Pateticamente velleitario è il tentativo di tramutare il governo della restaurazione liberista in governo delle riforme keynesiane. Il nostro finirà per trovarsi nell’imbarazzo di quel poliziotto russo al quale Uspiensky fa raccontare così la sua avventura:
«Veloce come un fulmine ho afferrato per il colletto il manigoldo, e che cosa si è visto? Che quel dannato non portava il colletto».