Liberarsi dalla gabbia dell’euro e dell’Ue è la vera emergenza: la Legge di Bilancio 2020 è lì a dimostrarlo

Sabato scorso abbiamo manifestato a Roma per liberare l’Italia dalla gabbia eurista. Ieri, invece, il governo ha diligentemente inviato a Bruxelles il DPB (Documento Programmatico di Bilancio), che anticipa ai signori dell’Ue quel che i parlamentari italiani dovranno approvare nel dettaglio nella Legge di Bilancio vera e propria.

Quale sia il legame tra questi due eventi è facile da capirsi. Senza rompere la gabbia eurista l’Italia non ha futuro. E la Finanziaria del Conte-bis (chiamiamola così, all’antica, che ci capiamo meglio) è lì a ricordarcelo. Tutti sanno che con l’attuale crescita zero, che annuncia una probabile recessione alle porte, sarebbe stato necessario rilanciare gli investimenti, la spesa pubblica ed i i consumi. Avviene invece l’esatto contrario: gli investimenti (peraltro del tutto insufficienti) sono rinviati ad un non meglio precisato futuro, la spesa pubblica subirà nuovi tagli, mentre le nuove tasse peseranno per circa 13 miliardi (md) di euro. Auguri vivissimi agli italiani, al popolo lavoratore in primo luogo, ma è chiaro che questa politica non solo non contrasta la recessione, al contrario la alimenta.

Come naturale, nella manovra firmata Gualtieri non mancano, qua e là, misure sensate ed approvabili, come l’abolizione del super ticket o quella del cosiddetto “bonus facciate” per le ristrutturazioni condominiali. Ma si tratta appunto di cose di facciata. Piccole caramelle inserite nella solita legge-monstre che, spaziando quest’anno dai 23 md dell’IVA alla tassa sulle bibite zuccherate, consente ad ognuna delle forze di governo di intestarsi questa o quella misura, lasciando ovviamente quelle più impopolari – la stragrande maggioranza – senza padri né madri.

Meglio allora non farsi distrarre troppo ed andare all’essenziale. La Finanziaria 2020 è figlia del sistema dell’euro, ed è stata partorita da quello che abbiamo definito come il governo della restaurazione. Nessuno stupore dunque, ma una critica puntuale del lavoro di lorsignori è quanto mai opportuna.

Per non farla troppo lunga, proviamo a sintetizzare per punti.


Perché la Finanziaria è recessiva

Proprio mentre la congiuntura economica avrebbe richiesto provvedimenti anti-ciclici, cioè di contrasto al trend recessivo, il Conte-bis fa l’esatto contrario. Da un lato si continua con l’assurdità degli avanzi primari (1,1% del Pil nel 2020, per poi risalire addirittura all’1,6% nel 2022: non si dica mai che non facciamo i compiti a casa!). Dall’altro, portando il deficit tendenziale del 2,7% ad un programmatico del 2,2% si sottraggono all’economia italiana circa 9 md di euro. Di questi tempi, non proprio una bazzecola.

Ora, l’Italia è l’unico paese al mondo che, con la sola eccezione del 2009, è in avanzo primario da oltre un quarto di secolo (per l’esattezza dal 1992). Vogliamo continuare a migliorare questo ben poco invidiabile record? Per chi ancora non lo sapesse, l’avanzo primario è la differenza tra le entrate e le spese dello Stato. Dunque, sono 28 anni che le entrate superano (e di gran lunga) le uscite. Come noto il problema è che a valle di questo calcolo c’è il pedaggio da pagare ai possessori dei titoli del debito pubblico, quello che – già nel 1981 – Ciampi ed Andreatta (ricordiamo sempre i loro nomi) vollero mettere nelle mani dei pescecani della finanza internazionale. Riguardo al 2020, a causa di un’incidenza degli interessi prevista nel 3,3% del Pil, l’avanzo dell’1,1% diventa così un disavanzo del 2,2%, Che è come dire che anziché avere 19 md in cassa, ne dovrò invece pagare 38.

Non è questa la sede per approfondire il discorso e mi fermo qui. Ma possiamo continuare a farci del male in questo modo? Per gli eurocrati assolutamente sì. Anzi, quel risultato ancora non gli basta, che il Fiscal compact prevede sacrifici ancor più duri. Ma almeno l’Europa è contenta, così si dice. Che lo siano anche gli italiani è invece cosa dubbia assai.

Il trucco sull’IVA e quello sull’evasione fiscale

Ma, si dice ancora, l’IVA, almeno quella, ce la siam tolta dai piedi! Peccato non sia così. La cosiddetta “clausola di salvaguardia” è stata solo congelata per il 2020. Per il 2021 la clausola rimane per un importo di 18 miliardi. Sai che gioia veder ripartire la stessa litania sull’aumento IVA da disinnescare già dalla prossima primavera.

“Disinnescare”. Il problema è che con certi artificieri il risultato è pressoché certo: l’IVA non aumenta, ma aumentano altre cento tasse. Che è esattamente quello che avverrà con questa Finanziaria. Le misure di copertura della manovra ammontano infatti a 15,4 md. Di questi 2,7 arriveranno da nuovi tagli, 12,7 da maggiori entrate tributarie.

Attenzione adesso, perché la propaganda governativa voleva far credere, fino a pochi giorni fa, che ben 7,2 md sarebbero stati incassati con il maggior contrasto all’evasione fiscale. Questa balla non ha retto alla prova dei fatti, ed ora nel DPB l’obiettivo è stato ridotto più realisticamente a 3,4 miliardi.

Ma anche su questi 3,4 md ci sarebbe molto da dire. La lotta all’evasione, di cui il Conte-bis si fa gran vanto, non è infatti rivolta contro i grandi evasori, gli esportatori di capitali, le aziende che trasferiscono fittiziamente la loro sede legale all’estero, gli allegri fruitori dei vantaggi offerti dai paradisi fiscali, bensì contro i piccoli: piccoli commercianti, piccoli artigiani, piccoli lavoratori autonomi che spesso senza un po’ di nero non potrebbero neppure sopravvivere.

D’altronde, la lotta alla grande evasione è resa sostanzialmente impossibile proprio da quelle regole neoliberiste, come quella sulla libera circolazione dei capitali, sulle quali si fonda l’Unione Europea.

Detto questo, lotta alla piccola evasione a parte, da dove vengono i restanti 9,3 md? Tre le voci previste: 1) le maggiori entrate dei lavoratori autonomi che utilizzano l’ISA (3 md); 2) i tagli alle agevolazioni fiscali e la nuova tassa sulla plastica (2 md); 3) una miriade di nuovi balzelli su acquisto prima casa, certificazioni penali, sugar tax, tabacco, gioco d’azzardo, eccetera (4,3 md).

Come si può ben capire siamo decisamente di fronte ad un forte aumento della pressione fiscale. L’esatto contrario delle promesse di agosto. Un aumento spalmato in tanti rivoli affinché non si veda troppo, ma non per questo meno pesante.


La miseria della riduzione del “cuneo fiscale”

Ovviamente il governo si fa bello per la riduzione del cosiddetto “cuneo fiscale” a vantaggio dei lavoratori. In realtà siamo di fronte a cifre davvero miserevoli: 3 md per il 2020, 6 per il 2021. Ancora non è chiaro chi sarà veramente il beneficiario di questa misura. Prima sembrava che la platea fosse quella fino a 26mila euro lordi (la stessa degli 80 euro di Renzi), adesso si dice che si arriverà fino ai 35mila euro. Inutile dire che più si allargherà la platea, più si ridurrà il beneficio medio. Da alcune indiscrezioni (vedi il Sole 24 Ore del 17 ottobre) si apprende comunque che i percettori di redditi fino a 24.050 euro lordi non avranno alcun beneficio.

Staremo a vedere, ma quel che si può dire fin d’ora è che siamo di fronte ad una misura davvero modesta, poco incisiva in generale e del tutto inefficace sul piano macro-economico.

Lotta al contante: perché?

Quella della lotta al contante è la vera ossessione del momento. Alcune ipotesi (come quella dell’aperta penalizzazione del contante) sono saltate, ma la sostanza resta. Perché è ovvio che si penalizza il contante anche solo favorendo i pagamenti elettronici. Ma, soprattutto, è chiaro che siamo solo all’inizio di un’offensiva che punta a dare alle banche (ed al mondo della finanza) il totale controllo della circolazione del denaro. Un controllo che arriva anche a monitorare ogni aspetto della vita delle persone.

Quello della lotta all’evasione fiscale è più che altro un pretesto. Per capirlo c’è un esempio che basta ed avanza. Pare che una delle misure decise sia quella di accettare le detrazioni per le agevolazioni fiscali previste dalla legge, solo se i pagamenti verranno fatti con carta o bonifico bancario. Cosa c’entra tutto ciò con l’evasione fiscale? Nulla. Assolutamente nulla. Come ovvio, già oggi ogni detrazione si appoggia su un documento fiscale (fattura o scontrino) che attesta l’avvenuto pagamento ed il codice fiscale di chi lo ha effettuato. Per quale motivo, dunque, si dovrebbe andare in farmacia a comprare l’aspirina con la carta di credito anziché con i soliti spiccioli?

Ovvio, lo si dovrà fare perché così vogliono i pescecani della finanza, altro che lotta all’evasione fiscale!

A questa autentica porcata non resta che opporsi con ogni strumento, a partire dalla campagna in difesa del contante lanciata dai partecipanti alla manifestazione del 12 ottobre.

Conclusione

Vista la natura dell’attuale opposizione (si pensi al dietro-front di Salvini sull’euro), non è detto che il governo paghi subito la pochezza di questa Finanziaria di mero galleggiamento, una manovra senz’anima se non quella del solito signorsì ai padroni di Bruxelles, Francoforte e Berlino. Di certo pagheranno invece gli italiani, pagherà il popolo lavoratore.

Quella del precisino Gualtieri è una Finanziaria dove mancano soprattutto gli  investimenti pubblici, dove scuola e sanità restano solo titoli senza impegni, dove lo Stato tradisce ancora una volta i più importanti principi costituzionali.

Ma restando nella gabbia dell’Ue, ed avendo spazzato via l’almeno contraddittorio esecutivo gialloverde, non c’erano dubbi sul segno della manovra autunnale del governo della restaurazione.

Così ha scritto 2 settimane fa Programma 101: «Non c’è alcuna possibilità di uscire dalla crisi dentro la gabbia europea. Se i risultati della “flessibilità” transitoria ottenuta dal governo della restaurazione sono questi, figuriamoci cosa dobbiamo attenderci per il futuro. Nell’euro e nella Ue si soffoca, l’Italexit è sempre più necessaria».

Verità semplici che la Finanziaria di Gualtieri ci ha puntualmente confermato.