Navalny: chi è davvero? Chi lo segue? Chi c’è dietro?

Quasi tutti, in Occidente, incensano Navalny, inneggiano alla manifestazioni anti-Putin, ipocritamente esecrando la repressione. Questa indegna propaganda antirussa tenta di accreditare Navalny come un campione democratico. Mai narrazione è stata tanto lontana dalla realtà.

Nazisti e Stalinisti per il Liberale Biden?

E’ arrivato Joe Biden alla Casa Bianca, un cattolico molto particolare e strano che si è portato il “rabbino personale”, e l’agenda si delinea. Stragi di bambini e civili in Irak, rafforzamento della presenza di truppe in Siria senza alcun mandato internazionale, minaccia di sanzioni alla Germania se intenderà procedere sulla via del North Stream 2, lezioni di democrazia liberale con la sponda di gruppuscoli razzisti, nazisti a Mosca e dintorni.

E’ la logica della guerra imperialista e di civiltà quella che marcerà di pari passo con l’amministrazione liberale Biden. Lo avevamo scritto, in più casi, tentando di moderare l’utopismo antagonista di chi vedeva il Grande Reset in ogni dove e la digitalizzazione dispiegata sulle teste delle elite del Pentagono o del Partito Comunista Cinese.

I primi fatti sembrano già darci ragione. Liberalismo e Americanismo si sono sempre e ovunque imposti, nella storia, con stragi di massa e guerre imperialiste di civiltà accompagnate da una sapiente e raffinatissima narrazione a base di una presunta espansione dei diritti individuali, delle democrazie, delle libertà. Non sarà di certo la squadra di Biden, che presenta il pedigree del più ortodosso imperialismo americanista, a discostarsi dalla regola. Di fronte al ridimensionamento globale degli Stati Uniti a vantaggio di Russia e Cina, l’americanismo liberale interventista torna a lucidare le armi. Non ha altra strada praticabile per tornare al dominio plutocratico globale, avevamo scritto anche questo. Rivoluzioni Colorate, stragi di massa e di civili, campagne di sostegno a nazisti, ultrasinistra, estremisti takfiriti, purchè antiputiniani, saranno il pane quotidiano della nuova Amministrazione statunitense. Probabile una nuova stagione del terrore takfirita nella stessa Europa se la Germania non interromperà i rapporti con la Russia? Si vedrà.

L’ideologia di Navalny e Joe Biden

Quale è l’ideologia di Navalny, su cui l’estremismo liberale di Joe Biden, ha investito tutto per incendiare la Russia? Navalny fu cacciato dal partito liberale Yabloko già nel 2007 per il suo nazionalismo xenofobo e islamofobico, per la teoria della Deportazione dei lavoratori e immigrati asiatici dalla Russia. Entra di seguito in un gruppetto di nazionalbolscevichi filostalinisti, ma dura poco anche lì.

Vari collaboratori di Navalny hanno rotto con lui per il suo razzismo e per la sua islamofobia, secondo altre testimonianze Navalny sarebbe un negazionista che ha più volte apertamente paragonato i ceceni o i caucasici a “scarafaggi e vermi da schiacciare“. L’oppositore russo ha in più casi partecipato alla Marcia russa, una manifestazione neonazista che si svolge regolarmente a Mosca il 4 novembre di ogni anno. Dal 2014, la Marcia russa è diventata un meeting di sostegno al nazionalismo banderista ucraino e al neonazismo esplicito di organizzazioni russofobe e estremiste ucraine quali Pravy Sektor e Azov. Il rapporto della famiglia Biden con il neonazismo e con il nazionalismo russofobo degli ucraini è quantomeno controverso.

Nel maggio 2020, il deputato ucraino A. Derkach ha diffuso delle registrazioni in cui si sente l’ex presidente ucraino Poroshenko prendere ordini da John Kerry e Joe Biden, i quali gli ordinano, tra le altre cose, di sostenere su tutta la linea in seno all’esercito ucraino le fazioni più vicine al violento nazismo russofobo. Conosciamo i finanziamenti che l’Amministrazione Obama dette a Kiev dal 2014, con Joe Biden in posizione di falco russofobo, per rafforzare il neonazismo e il nazionalismo banderista contro la Russia. I social e i media occidentali hanno però silenziato il grande scandalo di Hunter Biden con la Burisma Holdings. Il figlio di Joe Biden fu scelto dalla compagnia nonostante non parlasse la lingua e non fosse un esperto della materia, con uno stipendio di decine di migliaia di euro al mese. Nel 2016 Biden impose il licenziamento del procuratore Viktor Shorin che stava indagando sulla oscura presenza dei Biden in Ucraina.

Navalny si dichiara tranquillamente un grande nazionalista russo, assolutamente contrario alla politica LGTB, sostenitore della chiusura delle frontiere all’immigrazione islamica. Recentemente si è definito “neozarista”. Moltissimi suoi seguaci, come mostrano le immagini di ieri [vedi FOTO sopra], ammirano apertamente il nazionalsocialismo tedesco, ma non disdegnano affatto la collaborazione con i neo-stalinisti e con la sinistra radicale. Cosa rimproverano tutti costoro, nazisti e neostalinisti, a Putin? Di non essere un grande russo, un nazionalista xenofobo e islamofobo.

Dietro la maschera della lotta alla corruzione, è questa la unica, e più vera, ideologia di Navalny e dei suoi accoliti, l’uomo su cui Joe Biden ha investito tutto per la Rivoluzione Colorata in Russia: il nazionalismo estremista etnocratico. Quale è tuttoggi la più grande critica che i “Navalny’s supporters” così amati dalla stampa europea e anglosassone fanno a Putin? E’ quella di non chiudere le moschee e non cacciare tutti gli islamici dalla Russia, di aver perso tempo e sprecato soldi per sostenere la Siria baathista contro l’imperialismo americano e contro i terroristi. In contemporanea alle violenze in Russia dei sostenitori di Navalny, il neonazista ucraino Yevhen Karas ha invitato i servizi di intelligence ucraini e tutti quelli antirussi (leggasi americano e inglese) a organizzare attentati terroristici dentro la Federazione Russa, ma al tempo stesso nelle stesse ore i nazionalisti ucraini hanno disperso con botte e aggressioni i seguaci di Navalny che marciavano a Kiev contro Putin, perchè sarebbero “troppo russi“. Questi sono gli amici internazionali di Mr.Joe Biden e della sua nuova Amministrazione.

L’estrema sinistra neocomunista con Navalny o contro Navlany?

Già siamo già occupati dell’antiputinismo della sinistra radicale russa, libertaria o neostalinista. Gli stessi radicali di sinistra non hanno ancora deciso se supportare o meno il movimento di Navalny per poter meglio attaccare la Russia centrista e patriottica di Vladimir Putin, nonostante la fortissima influenza dei radicali di destra all’interno del movimento. Se pochi giorni fa il neostalinista Zjuganov, storico leader del Partito Comunista russo, definiva correttamente Navalny “l’espressione del capitale finanziario americano” ieri, in seguito alle proteste e alle violenze, ha già fatto marcia indietro definendolo invece il nuovo prete Gapon.

Quindi Navalny non è più, appena quattro giorni dopo la precedente dichiarazione, il partito di Biden in Russia ma sarebbe la reincarnazione storica del leader della Rivoluzione del 1905, un infltrato della polizia zarista. In pratica il leader neostalinista ha accusato tra le righe Navalny di essere un agente del Cremlino, ma al tempo stesso l’agitazione della corrente Navalny darebbe speranze a una nuova Rivoluzione Comunista in Russia. Gli stessi gruppi che si riferiscono a Sergey Udaltsov hanno collaborato in passato con gli xenofobi nazionalisti di destra e non è da escludere che se il Dipartimento di stato americano chiamerà a un grande fronte anti-Putin troveremo di nuovo assieme estremisti di destra e estremisti di sinistra.

Cosa ci dicono le rivolte di ieri?

Ci dicono soprattutto tre cose. In primo luogo va dato atto a Navalny che si sta giocando con grande abilità questa sua personale partita contro il Cremlino. Ha saputo mobilitare masse di giovani, per ora non pericolose e non così forti come fanno credere in Occidente, ma comunque disposte, se non altro, a alzare il livello dello scontro contro l’elite patriottica putiniana, come mostrano le immagini di ieri. E’ chiaro che Navalny e i suoi sanno di poter contare sull’appoggio dell’imperialismo americano e dei suoi organi propagandistici messi in moto dal Pentagono, dal MIC (Complesso Militare Industriale) e dalla nuova Amministrazione. E’ chiaro e agiscono giustamente di conseguenza. E non a caso ieri sera sono stati convocati i diplomatici americani, a Mosca; è stata addirittura ventilata l’ipotesi di espulsione. Tutto ciò evidenzia dunque, in secondo luogo, in tutta la sua luce il più grave limite, politico e strategico, del putinismo.

Non si possono schierare gli OMON contro la propaganda globalista e imperialista che avanza tramite i nuovi social; il patriottismo digitale o è forte come quello imperialista statunitense, vedi Cina che lo ha efficamente contrastato in Asia e non solo lì, o è un buco nell’acqua. Occorre dunque una contropropaganda mondiale, una nuova propaganda russa internazionale. L’ideocrazia americana non si può combattere con le sole armi. Navalny non è un leader politico, non sarà di certo lui la spina del fianco del Cremlino. Gli analisti di Biden, in particolare il nuovo direttore della CIA William Burns grande specialista del focus Russia, scelto sicuramente per questo, lo sanno bene. Il loro obiettivo è perciò rappresentato dalle prossime elezioni alla Duma, alla fine del 2021. Rafforzare un clima di caòs interno, supportare estremisti di destra, di sinistra o takfiriti, pur di destabilizzare la società civile putiniana.

Le rivolte di ieri ci dicono però, infine, un’ultima cosa, che non dovrebbe far star tanto tranquilli alla Casa Bianca. Come immaginavamo, i liberal americanisti hanno deciso di pianificare la partita per la nuova supremazia globale aggredendo frontalmente la Russia, non la Cina. Prescindendo dal fatto che le aggressioni frontali alla Russia hanno sempre dato risposte imprevedibili e dannose soprattutto per l’aggressore, tale pianificazione fornisce al Cremlino, se lo sapesse cogliere, il più grande degli assist possibili. La maggior parte dei giovani che sono ieri scesi in piazza accusano Putin per l’eccessivo burocraticismo del capitalismo politico di Stato e per lo scarso, poco radicale a loro avviso, nazionalismo russo. E’ quella, in definitiva, la più significativa accusa che muovono ai vertici; troppi ceceni o asiatici o genericamente “inorodcy” affiancherebbero il presidente, la Russia deve essere più russa. La corruzione sarebbe una conseguenza. Da un lato è si un attacco frontale all’eurasismo imperiale putiniano; dall’altro è però, o almeno dovrebbe esserlo, un bel campanello d’allarme per Biden e i suoi che si illudono che la Russia possa diventare una democrazia liberale consumista e di mercato. Un iniziale campanello d’allarme. Perchè è chiaro che i liberal globalisti USA hanno deciso di giocarsi tutto sul fronte russo. Un putinismo rafforzato e radicalizzato con permanenti mobilitazioni patriottiche e democratiche antiamericaniste o una Russia resistente sarebbero non solo una sconfitta per loro, ma l’incubo che prelude alla catastrofe.