Zelenskyjugend

Con l’annunciata discesa in battaglia della Zelenskyjugend si apre una nuova fase della guerra. Forse quella in cui le balle della propaganda pro-ukraina toccheranno vertici ancora ignoti persino ai corrispondenti del Corriere della Sera: “Un milione di soldati ukraini dotati delle nuove armi americane, nei prossimi mesi riconquisteranno i territori del sud [ndr. Oblast di Kerson + Mariupol e Crimea] vitali per i nostri interessi” (Zelensky, 11 Luglio). 

Ma è possibile che le dichiarazioni di Zelensky abbiano un qualche fondamento. E allora potrebbe fare a meno di una Zelenskyjugend? Come altro connotare l’annunciata presenza di un milione di soldati, quando finora l’intero esercito ukraino, peraltro decimato da morti, feriti e prigionieri che a essere molto ottimisti riguardano un quarto dei suoi effettivi, assommava all’inizio della guerra, comprese le milizie territoriali, a ca. 200.000 soldati? I riservisti, stimati propagandisticamente a 900.000 all’inizio della guerra (400.000 reali secondo la Vereshchuk, assai più seria (e sobria) del volatile Presidente) si sono assottigliati ulteriormente, dacché una parte sostanziale è riuscita a scappare dal Paese e non ha alcuna intenzione di rientrarci, soprattutto dopo il ruolo di carne da cannone a cui ha visto destinati, nel Donbass, i reparti meno attrezzati. Tra quelli rimasti a disposizione i riservisti utilizzabili non sarebbero più di 200.000, caratterizzati da una scarsissima preparazione militare e da un’età avanzata, che andando verso l’inverno severo delle pianure centrali presenterebbe più problemi logistico-sanitari che vantaggi tattici. Si può dunque parlare di un ulteriore milione di effettivi senza che la sua grande maggioranza non sia composta di ragazzini di un’età variabile tra i 15/16 e i 18 anni?

Terminata l’euforia propagandistica più sgangherata, ripresa in blocco dai media occidentali, (“un popolo intero stretto intorno al suo Presidente”, “soldati eroici pronti a morire e mai a arrendersi”, “soldati russi in fuga, che prima di scappare bevono, per ubriacarsi, la benzina dei propri Tank”….), è apparso chiaro, dall’evidenza dei fatti militari, che l’armata russa (e “rossa” soprattutto la sua componente di milizie indipendentiste del Donbass) restava ben salda e capace di offensive strategiche nonostante evidenti limiti tattici e logistici (riparati, non è ancor chiaro sino a che punto, in corso d’opera, ma certamente calibrati sino al punto di conquistare l’intero Donbass). 

Dall’altra parte la resa disordinata e l’allineamento da gregge del battaglione Azov alle milizie del Donbass, senza che nemmeno uno dei suoi capi abbia solo tentato l’atto di ogni disfatta onorevole — spararsi un colpo in testa — parla da solo, e infatti del battaglione Azov, che “preferirebbe la morte alla resa” (motivo recitato ininterrottamente da Zelensky e ripreso con giubilo da tutti i media occidentali fino al 19 maggio), non ne parla più nessuno. [1] Ma è apparso anche chiaro, al punto da filtrare persino in giornali in cui scrivono sambuca Molinari e cetronata Gramellini, che il fronte interno ukraino è tutt’altro che coeso e che una parte crescente della popolazione prende le distanze dalle posizioni intransigenti di Zelensky, sebbene non sia ancora chiaro in che quantità e in che misura. 

Né c’è da aspettarsi che qualche notizia corretta arrivi dalla principale fonte di ristoro dei media: l’MI6 britannico, che dopo la morte di 007 nell’ ultimo film della serie ha addirittura aumentato quella quantità di balle e di previsioni grottesche che l’ha caratterizzato sin dai tempi in cui Gandhi era considerato “un innocuo pagliaccio indiano”. 

Sarà pronta la popolazione ukraina a far massacrare anche i propri figli pressoché minorenni? Va ricordato che la Hitlerjugend, come ogni altra milizia jugend in diversi teatri di battaglia (da quella dei Khmer Rossi alle milizie giovanili di Mobuto) ha la caratteristica priva di eccezioni di salire alla ribalta quando le guerra è ormai persa. Tanto più che a una carica al grido di battaglia “Slava Ukrainii” sarebbe in questo caso più appropriato “Slava Lhemans and Brothers” o “Slava Esso”.

NOTE

[1] Si veda, del sottoscritto, in questo stesso blog: “La resa del battaglione Azov e l’evacuazione dei media occidentali

16 luglio 2022