Grazie ad una legge elettorale truffaldina e ad un successo nelle urne tutt’altro che travolgente, è nato il Governo Meloni. Sarebbe tuttavia sbagliato non vedere che questa vittoria è anche il frutto della speranza di cambiamento di tanti italiani.
Il successo di Fratelli d’Italia si deve anzitutto all’opposizione ai governi Conte 2 e Draghi. Un’opposizione accomodante, a tratti addirittura inesistente, ma pur sempre l’unica opposizione parlamentare di un certo rilievo al governo del “vile affarista”.
Altro che “Agenda Draghi”! Pur nella sua contraddittorietà, e contrariamente a quel che vorrebbero farci credere, il voto ha bocciato proprio l’ex presidente della Bce. Se a destra le urne hanno premiato Meloni piuttosto che i governativi Salvini e Berlusconi, la stessa cosa è avvenuta nel campo (sia pure non coalizzato) del centrosinistra, dove il Movimento Cinque Stelle ha recuperato consensi grazie alla rottura con Draghi, all’opposto di quel che è avvenuto per il Pd che li ha persi proprio per l’essersi incollato al destino del noto banchiere.
Con questa pur parziale e generica volontà di cambiamento viene dunque riconfermata la scissione tra popolo ed élite. Questa protesta contro il Palazzo, che in passato aveva premiato i Cinque Stelle (2013 e 2018), Matteo Salvini (2018 e 2019), ed addirittura Matteo Renzi (2014), questa volta ha portato al potere Giorgia Meloni.
Le élite dominanti non si sono fatte cogliere di sorpresa. Saltato Draghi, il loro “piano A”, Meloni viene ora usata come “piano B”, per questo la sponsorizzano rispetto ad alleati (da Salvini e Berlusconi) ritenuti meno affidabili specie sulla politica estera — che oggi, in tempo di guerra, è quel che più conta. Il profilo “polacco” assunto dalla nuova Presidente del Consiglio, urta sì i palati fini del politically correct eurista, ma alla fine la sua fedeltà atlantica a prova di bomba gli assicura il decisivo appoggio americano almeno per un certo periodo.
Vista la gravità della situazione economica, vista l’accettazione sostanziale del vincolo esterno, vista l’insostenibilità delle bollette energetiche proprio a causa della guerra alla Russia, le promesse elettorali della destra su fisco e pensioni resteranno in gran parte lettera morta. E’ molto probabile che Meloni, ma pure Salvini, reagiscano a questo fallimento sul programma con l’accentuazione di alcuni scottanti temi ideologici e identitari: il presidenzialismo per Fdi, l’immigrazione per la Lega, la difesa della famiglia tradizionale per entrambi.
Ci sono, però, due temi sui quali Meloni potrebbe battere un colpo. Il primo riguarda l’economia. Apparentemente la partita dell’energia si è spostata in Europa, con la discussione sul price cap. Ma le conclusioni del recente vertice europeo non hanno detto nulla di preciso sul punto, e tutto lascia pensare che si arriverà a decisioni pressoché ininfluenti sul prezzo effettivo del gas. Diversa è la questione dell’energia elettrica, sulla quale basterebbe un semplice decreto per sganciare il prezzo del chilowattora da quello del gas, con una riduzione immediata e consistente delle bollette. Avrà Meloni il coraggio di modificare le regole della Borsa elettrica? Avrà il coraggio di contestare il dominio del “mercato”? Da quel che possiamo vedere oggi, specie con il ruolo assegnato a Cingolani, sembrerebbe proprio di no. Ma siccome questa è l’unica scelta di rilievo in suo potere, posto che non intende uscire dalla suicida politica della guerra e delle sanzioni, non escludiamo che ci stia facendo un pensierino.
Il secondo tema su cui la Meloni potrebbe segnare una discontinuità con chi l’ha preceduta è quello relativo alle leggi liberticide cosiddette “anti-pandemiche”. Ella ha ribadito la critica alla gestione liberticida dell’emergenza sanitaria ed ha lasciato intendere che non ripristinerebbe né lockdown né green pass.
La finta opposizione del Pd sarà tutta incentrata su diritti civili, osservanza del “politicamente corretto”, ossequioso allineamento ai dettami della cosca mondialista, convergendo invece su politica estera ed impianto neoliberista. Una “opposizione” così sarà pure peggio del governo. La nuova e vera opposizione che dovremo costruire, che dovrà sorgere nel Paese come autentica alternativa, dovrà fare esattamente l’opposto.
Tre i principali terreni su cui costruirla:
Primo, bisogna portare l’Italia fuori dalla guerra della Nato: basta sanzioni ed invio di armi, si ponga fine alla russofobia e si ristabiliscano normali rapporti con Mosca.
Secondo, bisogna difendere l’economia italiana, rompendo con i vincoli europei e con i dettami del neoliberismo, a partire dalla nazionalizzazione del settore energetico e dallo stop alla speculazione nelle borse dell’energia elettrica e del gas.
Terzo, bisogna sfidare il governo ad essere coerente con alcuni suoi impegni programmatici: il totale superamento della “linea Speranza” sul Covid, l’abolizione delle prescrizioni ancora in auge, la difesa dell’uso del contante.
Costruiamo da subito la nuova e vera opposizione, a partire dalle manifestazioni contro la guerra della Nato e contro una politica energetica che sta portando il Paese nel baratro.
Liberiamo l’Italia
26 ottobre 2022
Fonte: Liberiamo l’Italia