L’area cosiddetta “anti-sistema”, già moribonda, è stata colta da un nuovo infarto a causa del collasso fulminante che ha colpito il regime di Assad. Dilagano sui “social” le opinioni di nostalgici che a malapena sanno distinguere sulla carta geografica la Siria. Un panico islamofobo ha accentuato la faciloneria e il pressapochismo nella lettura dei drammatici eventi siriani. Non ci sono quasi mai risposte semplici a problemi complessi. Per un’analisi più strutturata degli avvenimenti, delle cause e dei possibili sviluppi consigliamo di leggere quanto scritto da Moreno Pasquinelli: SIRIA: E ADESSO?. Pubblichiamo la Dichiarazione del Partito Comunista Siriano (Unificato) dopo la caduta di Assad. Una cartina di tornasole per capire quale davvero sia l’attuale situazione a Damasco. Si tenga conto che il Partito in questione ha sempre fatto parte del Fronte Nazionale Progressista, ovvero la coalizione governativa guidata da Assad.
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O FIGLI DEL GRANDE POPOLO SIRIANO!
Dichiarazione del Partito Comunista Siriano (Unificato)
Il nostro paese sta affrontando circostanze molto difficili e complesse dopo il crollo del precedente regime e il controllo delle forze di Hay’at Tahrir al-Sham sulla capitale, Damasco, dopo l’ingresso ad Aleppo, Hama e Homs. Fino ad oggi non è completamente chiaro quale sia il programma politico, economico e sociale dei nuovi governanti. Tuttavia, crediamo che importanti compiti ricadano sulle spalle dei partiti nazionali e delle organizzazioni della società civile. In cima a questi compiti c’è il lavoro con dedizione e sincerità per riportare la vita alla normalità e prevenire la diffusione del caos, portando alla stabilità del paese e alla sua transizione ponderata e sistematica verso uno stato civile che garantisca sicurezza, stabilità e dignità per tutti. Ciò richiede che le autorità competenti:
1. Raccolgano le armi e le attrezzature militari abbandonate per le strade, negli uffici e nelle istituzioni, e le restituiscano ai magazzini regolari.
2. Proteggano le strutture pubbliche e la proprietà privata da furti e violazioni.
3. Garantiscano il ritorno di tutti i lavoratori e i dipendenti ai loro posti di lavoro e rilancino l’economia in tutti i suoi settori.
4. Riaprano scuole e università e assicurino il ritorno degli studenti nelle scuole e università.
5. Forniscano i beni di prima necessità ai cittadini a prezzi ragionevoli e accettabili, in particolare il pane e gli alimenti di base.
6. Assicurino le necessità di vita come farmaci, elettricità, acqua e combustibili.
Il Partito Comunista Siriano Unificato non ha mai mancato in passato di fare sforzi sinceri per preservare la sovranità della Siria e soddisfare le richieste del suo popolo per la dignità e una vita migliore, e siamo stati – e lo siamo ancora – e rimarremo, fermi nelle nostre posizioni, basandole sull’amore per l’unità della patria e la sua integrità territoriale, e nel rispondere alle richieste del nostro popolo. Questo è ciò che stiamo facendo e continueremo a fare oggi, in questa fase pericolosa e delicata. Continueremo a lottare per:
1. Rimuovere le forze di occupazione straniere, in particolare quelle israeliane, americane e turche.
2. Continuare la lotta per ripristinare l’unità della terra e del popolo siriano.
3. Partecipare attivamente per portare il paese verso la sicurezza e la stabilità.
4. Lavorare per una Siria libera, indipendente e sovrana.
5. Promuovere una riconciliazione nazionale globale su tutta la geografia siriana.
Affermiamo che desideriamo una Siria futura libera, democratica e civile, unita nella terra e nel popolo, in cui si sviluppi un processo completo e bilanciato di sviluppo socio-economico finalizzato al miglioramento e allo sviluppo della vita delle masse lavoratrici, basato su una vasta alleanza nazionale che comprenda lo spettro politico, sociale ed etnico, garantendo i diritti politici e democratici per tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro affiliazioni politiche, religiose, settarie, regionali ed etniche, in conformità con un nuovo contratto di cittadinanza (una nuova costituzione) che affermi la sovranità della patria e garantisca la dignità del cittadino.
Damasco, 9 dicembre 2024