A proposito della conversione di Magdi Allam
Siamo tra coloro che han sempre dubitato che Magdi Allam fosse davvero un musulmano. Ci risulta infatti difficile crederlo, visto che quando viveva in Egitto ha studiato in un collegio dei salesiani. Al massimo l’Allam era un musulmano all’acqua di rose, se non addirittura un sicofante fintosi musulmano per dare maggior credito alla sua personale crociata antislamica. Un battezzo-si-fa-per-dire quindi, che il Papa Ratzinger ha però voluto celebrare di persona, dando ad esso un significato non solo religioso, ma politico inequivocabile.
Colpisce il fotogramma pubblicato da Il Corriere della Sera del 23 marzo. L’Allam è di spalle mentre si vede il volto del Papa che gli da personalmente la benedizione. Un fotogramma inquietante che fissa in maniera indelebile il ghigno di soddisfatta complicità di Ratzinger. Un gesto gravissimo, che non è attenuato dalla dichiarazione vaticana di dissociazione dalle parole pronunciate dall’Allam il giorno successivo. Che parole? Parole di fuoco, parole cariche d’odio. Quanto sia mendace il piagnisteo vittimista per le minacce subite, è dimostrato dalla reiterazione della sua tesi più tipica, ovvero che «… La radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale».
L’allam, forse esagerando definendo «storico» il gesto del Papa, non si trattiene da ulteriori invettive contro gli «estremisti islamici», denunciando, pensate un po’, la persecuzione di cui sarebbero vottime in Italia i convertiti dall’Islam al cattolicesimo, e, com’è nel suo stile, facendo poi appello allo Stato (di polizia) affinchè «li aiuti ad uscire… dalle tenebre e dalle catacombe».
Legittimato dalla sacra benedizione papale, forte di quella profana dello Stato (che non sarà sacra ma è armata di tutto punto), l’Allam non riesce a sfuggire al suo impulso di sbirro e delatore, malamante camuffato col consueto vittimismo.
Della persecuzione dei convertiti al cristianesimo non ne abbiamo traccia, mentre ne abbiamo, e anche troppe, di quella sistematica, asfissiante e crudele che subiscono centinaia di musulmani che sono spiati, pedinati, sequestrati e torturati (Abu Omar), terrorizzati, espulsi, reimpatriati, incarcerati spesso senza prove, dispersi nei penitenziari, segregati nei carceri speciali (come testimonia la denuncia più sopra).
Cristo è morto, ma non dubitiamo che se esso fosse tra noi, sarebbe accanto a queste vittime quasi sempre innocenti, non certo ai lupi come Allam o ai pastori tedeschi con la papalina.
5 aprile 2008
Campo Antimperialista Sez. Italiana