Brevi considerazioni sul disegno di legge in materia di sicurezza con notizie da oltreoceano.

di Maria Grazia Ardizzone

 

Il 4 febbraio il Senato ha approvato il disegno di legge sulla sicurezza predisposto dal governo, sotto la guida del ministro della Paura Maroni, l’estate scorsa.
L’iter legislativo deve ancora essere completato, ma già si sente che tira una gran brutta aria, senza contare che il progetto si inserisce in un quadro di progressive limitazioni delle più elementari libertà politiche e civili. E’ sufficiente ricordare le direttive impartite a seguito della “pericolosissima” preghiera davanti al Duomo di Milano lo scorso 3 gennaio, tendenti a vanificare il diritto di manifestare pubblicamente e le proposte di legge relative al non esercizio del diritto di sciopero.

 

Le misure più odiose riguardano, manco a dirlo, gli immigrati, che sono la nostra coscienza sporca. Infatti ogni giorno ci ricordano che sono stati a costretti a fuggire da luoghi che il colonialismo occidentale ha reso e rende tuttora invivibili, spesso con la connivenza o lo spudorato collaborazionismo di satrapi locali che non hanno esitato a svendere l’anelito di emancipazione nazionale, politica e sociale che fu ed è alla base delle rivolte anticoloniali e delle lotte di liberazione.
Cade il previgente divieto agli operatori sanitari di denunciare gli immigrati clandestini che si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche, lasciando la scelta all’arbitrio di ciascuno con il prevedibile risultato che la paura indurrà a non curarsi e porterà molti alla morte.
Bel lavoro davvero per i paladini ad oltranza della sacralità della vita umana!
Ci auguriamo davvero, anche se è improbabile, che Camera dei deputati cancelli questo scempio, altrimenti non resterà che far conto sulla tenuta della deontologia professionale e delle coscienze di medici e infermieri, che fino ad ora si sono pubblicamente espressi contro questa bestialità, e sulla loro capacità di persuadere questi nostri poveri fratelli a fidarsi.

 

Altra odiosa misura è l’istituzione del registro nazionale, presso il ministero dell’Interno, per la schedatura delle persone senza fissa dimora, siano esse nostrane o d’importazione. Segno evidente di voler affrontare in chiave poliziesca il problema sociale dell’abitazione e del minimo necessario per la sopravvivenza che, nel contesto di crisi sistemica del capitalismo, si acuirà nel prossimo futuro.

 

Ma il disegno di legge va oltre la chiave poliziesca per arrivare alle soglie della militarizzazione della società. Sono state infatti legalizzate le c.d. ronde padane, ossia squadroni paramilitari costituiti da cittadini che, arbitrariamente, rivendicano ed esercitano funzioni di pubblica sicurezza.
Il testo licenziato dal Senato prevede infatti all’ articolo 46 che gli enti locali saranno “legittimati ad avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini al fine di segnalare agli organi di polizia locale eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio ambientale“.
Ora: il diritto di associazione è costituzionalmente tutelato; nulla ha mai vietato ai cittadini, singoli o associati, di segnalare alle competenti autorità tutte quelle situazioni che, a torto o a ragione, si ritengano in qualche modo pericolose.

 

E allora: a che serve una norma come l’art. 46? Serve proprio a conferire uno status particolare – peraltro foriero di finanziamenti nonché di sostanziale impunità –  a quelle associazioni che si costituiscano al precipuo scopo di contribuire, per ora senza armi, alla prevenzione e repressione poliziesca di situazioni potenzialmente fomentatrici di rivolte anche molto violente contro “l’ordine costituito”. Per come si è svolto il dibattito sia in Senato che sui media, non credo proprio che la norma alluda a tutte quelle realtà variamente organizzate, quali ad esempio i comitati sorti in Campania contro inceneritori e discariche davvero pericolosi, che hanno veramente dimostrato di avere a cuore la salute pubblica e che in cambio hanno ricevuto botte e arresti.
Inizialmente i bersagli di queste ronde saranno prevalentemente immigrati e centri sociali, ma l’acuirsi della crisi comporterà l’allargamento degli esclusi con inevitabile dilatazione degli “obbiettivi”. Ad un certo punto bersagli e obbiettivi, giustamente, si organizzeranno e reagiranno e, come antimperialisti e anticapitalisti, dovremo stare dalla loro parte.

 

Da oltreoceano giungono altre notizie sconfortanti: Obama vuol chiudere il lager di Guantanamo e per questo, appena insediato, ha chiesto la sospensione dei processi condotti dalla Commissioni militari istituite da Bush nei confronti di alcuni prigionieri. Ora, siccome la richiesta non è stata accolta per il processo a carico di Abd al-Rahim al-Nashiri, sospettato di essere uno degli ideatori dell’attacco alla nave da guerra americana Cole nel 2000 nello Yemen, la Casa Bianca per far rientrare gli Stati Uniti nello stato di diritto ha pensato bene di ritirare le accuse per questo prigioniero, sospendendo così la procedura. E altrettanto farà in tutti i casi analoghi. Ma si tratta solo di un espediente per prendere tempo, in attesa di stabilire il futuro trattamento dei sequestrati di Guantanamo, perché le accuse potranno essere ristabilite in ogni momento e, ovviamente, i prigionieri rimangono tali pur senza alcuna formale incriminazione.
Ovviamente per ragioni di sicurezza.