La manifestazione di ieri a Perugia
Alla fine ciò che temevamo è accaduto. Chi ha messo in galera Nuri e i suoi due compatrioti, nel tentativo di sabotare la manifestazione di Perugia, ha inviato i suoi “agenti provocatori” nella figura di due noti notabili bengasini, da molti anni ormai residenti in Italia. Noti amici della Questura, ed evidentemente sotto la protezione di quest’ultima (che dai promotori era stata messa sull’avviso di impedire eventuali gesti ostili), ad un certo punto si son messi ad interrompere il dibattito, al puro scopo di disturbare i lavori. Incredibile la loro tracotanza, segno evidente delle coperture di cui godono. Solo la capacità di mantenere la calma da parte dei promotori ha evitato la rissa, che è proprio ciò che questi provocatori cercavano.
Ciò descrive il clima di intimidazione che subisce la comunità degli studenti libici a Perugia. Già terrorizzata dagli arresti di fine maggio e inizi giugno, ora essa ha a che fare con questi boss mafiosi, che spaventano chiunque non sia dalla parte dei “ribelli” passati con la NATO, con la minaccia che saranno proprio loro a comandare, molto presto, che saranno loro a stabilire chi avrà i permessi di studio e chi no, chi potrà essere cacciato e chi potrà restare in Italia. E nel caso la NATO vinca questa guerra, avvisano chi abbia il coraggio di difendere la causa di Nuri Ahusain, che saranno anche i loro familiari in Libia a pagare.
Malgrado questo clima di intimidazione e il boicottaggio attivo delle autorità, malgrado l’indifferenza della cittadinanza, i promotori erano ieri soddisfatti dell’esito della manifestazione, per di più svoltasi in piena estate, una stagione che certo non si presta ad iniziative politiche. La sala era praticamente piena. Il Comitato ha prodotto materiali audiovisivi che hanno aiutato i presenti a capire la portata della montatura con cui sono stati arrestati i tre studenti libici. Per la prima volta i media locali c’erano praticamente tutti e questa mattina sono stati obbligati a riportare la notizia della manifestazione. Il muro del silenzio su questi tre arresti è finalmente caduto. Non più solo una cerchia ristretta, ma l’opinione pubblica adesso sa che c’è chi si batte non solo per la scarcerazione dei tre, ma per fermare l’aggressione NATO alla Libia. Particolarmente importante l’intervento di Danilo Zolo (che è stato letto a causa di un impedimento dell’ultimo minuto) e quello di un giovane libico che sfidando la paura ha avuto il coraggio di esprimere la sua solidarietà agli arrestati e di difendere il suo paese dall’aggressione della NATO.
Dopo la pausa agostana il Comitato ha annunciato che continuerà la sua attività. Malgrado le difficoltà anche l’appello per la libertà dei tre ha avuto un discreto successo. Ora si tratta di rafforzare anche l’aspetto legale della battaglia. L’altro ieri le autorità hanno diviso i tre spostandoli in carceri diversi. Evidente lo scopo, isolarli ancora di più, far sentire loro il pugno di ferro delle autorità, per piegare la loro volontà.
Nessuno si deve arrendere