Hillary Clinton scelta da Obama come Segretario di Stato

Obama ha l’altro ieri presentato la sua compagine ministeriale. Non solo in Medio oriente, ma in tutto il mondo, l’attenzione si è concentrata sulla decisione di affidare ad Hillary Clinton la guida della politica estera statunitense. É stato proprio il Washington post di domenica 23 novembre a stilizzare nella maniera più secca e precisa il significato strategico e simbolico di questa scelta: “E’ la scelta più filoisraeliana che Barack Obama potesse fare”.

Il segnale è chiaro: la nuova amministrazione americana non solo non rovescerà la politica aggressiva e unilateralista sin qui seguita in Medio oriente ma, ben al contrario, proseguirà sul solco del sostegno strategico e incondizionato ad Israele e, con ogni probabilità, non muterà nemmeno formalmente la linea guerrafondaia perseguita da Bush.
Proprio il Washington Post ricordava, rinfrescando la memoria ai tanti obamisti d’oltre oceano, gli atti e le affermazioni recenti della Clinton proprio riguardo alle scottanti vicende mediorientali. Nel corso di una conferenza della lobby sionista nordamericana, la AI-PAC, svoltasi nel giugno scorso, la Clinton affermava: “Gli Stati Uniti sono dalla parte di Israele, ora e per sempre”. In un’altra occasione, confermando l’equiparazione bushiana tra Resistenza e “terrorismo” e ribadendo la giustezza delle Black List, affermava che “gli Stati Uniti non negozieranno con Hamas fino a quando il gruppo militare che controlla la striscia di Gaza non rinuncerà al terrorismo”.
Vogliamo aggiungere qualche altra chicca.
Durante le primarie per la nomination del Partito Democratico l’arma preferita della Clinton per delegittimare Obama, era ridicolizzare la proposta di quest’ultimo di risolvere il contenzioso con l’Iran attraverso un negoziato. La Clinton fu quanto mai esplicita: “Il programma nucleare iraniano è una minaccia diretta per gli Stati Uniti e se sarò eletta e l’Iran attaccherà Israele, l’Iran verrà annientato”.
Per quanto riguarda gli atti della Clinton, ci vorrebbero alcune pagine per ricordare i suoi reiterati voti favorevoli alle scelte di Bush, dal Patriot Act, all’invasione dell’Iraq, fino all’opinione favorevole al provvedimento scandalosamente provocatorio del tandem Cheney-Bush che ha inscritto i Pasdaran iraniani nella lista nera delle organizzazioni terroristiche.
Vero è che la Clinton ha poi perorato l’idea di un ritiro delle truppe d’occupazione dall’Iraq, ma ha contestualmente affermato che gli Stati Uniti dovrebbero comunque conservare basi militari strategiche nel Kurdistan.
La scelta della Clinton ha suscitato varie e pubbliche proteste negli stessi ambienti obamisti del Partito Democratico, ai quali non è sfuggito il significato di sceglierla come Segretario di stato, quello di rimarcare una sostanziale continuità con l’Amministrazione Bush. Ma se negli Stati Uniti si è acceso un vivace dibattito, tacciono in Europa i tifosi di Obama, quelli che hanno osannato la sua elezione come l’esempio che gli Stati Uniti a giusto titolo sarebbero il faro stesso della democrazia e del cambiamento.
In Medio oriente invece, si va velocemente spegnendo la già blanda euforia che si era diffusa per l’elezione d Obama. Le forze antimperialiste arabe, quelle che avevano messo in guardia dal farsi illusioni che con Obama ci sarebbe stata una svolta profonda nella politica americana e che occorreva evitare di abbassare la guardia, avevano visto giusto. Mai un pronostico politico fu più rapidamente confermato.

La Redazione