Riporto qui sotto uno scritto tratto dal blog di Marcello Foa ne Il Giornale. Mi sembra vi sia ben espressa un’opinione che conferma quanto penso (e manifestato nell’ultimo pezzo inserito nel blog): con aiuti di cospicua e perfino eccessiva entità si è consentito alle banche e istituti finanziari (anche assicurativi) di imbellettarsi, e dunque “truccarsi”, senza alcun obbligo di fornire un qualche contributo all’economia reale.
Si legga in particolare il punto 3), che riguarda il consumo; certamente, però, la finanza non ha fatto proprio nulla nemmeno a favore dei settori produttivi.
Colgo l’occasione per manifestare molti dubbi e sospetti anche per quanto riguarda l’affaire Fiat-Chrysler. Non sono affatto convinto della bontà dei piani dell’azienda torinese, con ogni probabilità pur essi imbellettati e truccati. Io sto ancora aspettando di vedere per le strade italiane enormi sciami di “nuove 500”. E dovrebbero riempire le vie delle grandi città statunitensi? Credo che la “squadra Obama” abbia deciso l’aiuto – condito con grandi chiacchiere ottimistiche sullo specifico accordo in via di perfezionamento, così come si sta facendo da giorni con riguardo all’economia in generale – onde avere con la Fiat una docile “testa di ponte” in Italia e, da qui, nella Ue (come risultato secondario, anche un possibile salvataggio di ciò che si riesce a salvare dell’azienda americana). In ogni contratto di tale entità, vi sono “protocolli” particolari che non sono certo rivelati al pubblico; se poi vi è di mezzo lo Stato americano con concessione di grossi finanziamenti…….
La nuova strategia Usa è più soft, più duttile, più sorniona, in definitiva più subdola, rispetto all’aggressività del periodo in cui gli Stati Uniti erano convinti di avere l’“Impero” a portata di mano, dopo il crollo dell’Urss e dintorni. Dismesso temporaneamente l’atteggiamento più tronfio, tale paese sta usando metodi da “serpente” invece che da “felino”. Comunque non vado oltre il sospetto, ricordando pur sempre il famoso detto : “Dio non paga il sabato”. Vedremo entro pochi anni (o forse meno) i retroscena dell’affaire. Intanto riporto l’articolo di Foa:
<<Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E’ davvero così? Ho molti dubbi. Com’è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c’è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione:
1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L’istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E’ un nuovo esempio di finanza creativa.
2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i “casi estremi” considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull’economia americana. Insomma, è una truffa.
3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l’Amministrazione Obama si è ben guardata dall’imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari possono chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre.
Il G 20 ha proiettato l’illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di “segnali di ripresa”. E’ evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa.>>