Nelle elezioni presidenziali di questa domenica (30 maggio – ndr) l’astensione è stata del 51% degli aventi diritto. Secondo i dati forniti dal Registro Nazionale dello Stato Civile, ente responsabile  dell’organizzazione e della pubblicazione dei risultati elettorali, dei  29.983.279 cittadini convocati alle urne hanno esercitato il diritto al voto solo 14.699.845 persone.
I colombiani che si sono presentati alle urne hanno votato per scegliere  il successore di Uribe, che verrà eletto al secondo turno, previsto per il 20 giugno, poiché nessun candidato ha ottenuto la maggioranza assoluta delle preferenze.

I risultati, praticamente definitivi, delineano uno scontro al ballottaggio fra l’ex ministro della guerra Juan Manuel Santos, al 46,57%, ed il liberista ed autoritario Antanas Mockus, al 21,47%.

Al di là dell’astensione, vero partito vincitore delle elezioni colombiane da anni a questa parte, numerosi episodi di  compravendita dei voti,  anche questa domenica, hanno dimostrato l’illegittimità del processo elettorale colombiano.
A proposito di queste elezioni, il politologo venezuelano Faric Fraija ha ricordato i numerosi fattori d’irregolarità riscontrati dal Comitato di Osservazione Elettorale (MOE); non ultimo la gestione dei sondaggi gonfiati per Mockus.
Inoltre, la senatrice Piedad Córdoba ha proposto una lettura dei dati molto interessante, secondo la quale i sondaggi che attribuivano al candidato del partito “verde” aspettative di voto molto più alte, erano “fittizi e mediatici”, funzionali cioè a legittimare il processo elettorale: “l’establishment ha creato un candidato come Mockus per legittimare le elezioni. Sappiamo in molti che l’aumento dei suoi consensi è stato fittizio e mediatico”, ha affermato la senatrice.
Nonostante i sondaggi favorevoli a Mockus siano aumentati in valore assoluto di oltre il 300% negli ultimi giorni, i risultati elettorali effettivi hanno evidenziato una differenza abissale fra i due candidati: Santos, il candidato uribista, ha ricevuto ben più del doppio dei consensi del suo rivale. Si consideri che alcuni sondaggi alla vigilia della tornata elettorale davano Santos al 34% e Mockus al 32%.

Tuttavia, uno scarto così clamoroso tra sondaggi e risultati non si era mai visto, e lascia intendere che, come sempre, i brogli dell’apparato uribista-santista hanno giocato un ruolo di peso.
I sospetti (per non dire le certezze) su irregolarità e brogli non si fermano qui. Come è possibile che a oltre due mesi dalle elezioni del Congresso non si sappiano ancora i risultati definitivi, mentre poco dopo le presidenziali i dati sono già stati resi pubblici?
Evidentemente, in elezioni pilotate come quelle colombiane gli accordi per le poltrone al Congresso devono rispondere a interessi anche contrastanti in seno all’oligarchia e alla borghesia, con accordi per la spartizione del potere fra politici corrotti, e fra esponenti che rappresentano bande paramilitari, anche concorrenti fra di loro, ecc.; mentre le elezioni presidenziali rispondono ad interessi geopolitici internazionali sui quali, evidentemente, c’è ben poco da scherzare.
Come dice giustamente la senatrice Piedad Córdoba, il MOE “riporta centinaia di casi di brogli elettorali: il ben oliato apparato uribista”.

I problemi della Colombia non verranno certo risolti dal vincitore di queste elezioni – farsa, sia esso l’ultraliberista (e falsamente ecologista) Mockus, o tantomeno il guerrafondaio dell’oligarchia Santos, mandante dei “falsos positivos” e del bombardamento all’Ecuador. Solo la lotta e la mobilitazione del popolo colombiano potranno portare ad un effettivo e radicale cambiamento della società, che comporti il recupero della sovranità nazionale dalle ingerenze degli USA e delle multinazionali straniere, per una pace con giustizia sociale.

da http://www.nuovacolombia.net/