Radiografia di un movimento che, dopo quattro mesi, non ha cessato di estendersi. Le manifestazioni massicce si sono succedute. Il 24 e il 25 agosto, centinaia di organizzazioni sindacali di base e della Centrale Unitaria dei Lavoratori (CUT) hanno chiamato allo sciopero nazionale.
Un’istruzione pubblica, gratuita e di qualità
Se prendiamo in considerazione un salario minimo mensile in Belgio di 1440 euro, una famiglia belga, nelle condizioni di vita cilene, dovrebbe pagare circa 1800 euro mensili per le sole spese d’iscrizione agli studi superiori dei propri figli.
Oltre a questo, ci sono da pagare tutte le altre spese (prodotti alimentari, alloggio, abiti, libri, ecc.). Per quanto riguarda l’istruzione primaria e secondaria, le scuole non dipendono più, come prima, dal ministero dell’istruzione. Queste sono state privatizzate o dipendono dai comuni che subiscono la carenza di finanziamenti. Al contrario dei comuni poveri, i comuni ricchi possono investire e mantenere le loro scuole ed istituti universitari in migliori condizioni. L’istruzione cilena, di cattiva qualità e senza infrastrutture adatte, dimostra cosa significa abbinare educazione e iniziativa privata.
I debiti e un incubo chiamato “Dicom”
Privatizzato da 30 anni, il sistema educativo si è trasformato in un’impresa molto vantaggiosa e minacciosa, che soffoca le famiglie cilene e priva la gioventù di prospettive per il futuro. Per potere pagare le mensilità delle istituzioni private, le famiglie si indebitano nell’ambito di un sistema organizzato dallo Stato, in cui quest’ultimo offre prestiti bancari ad un tasso del 4%. In caso di difficoltà a restituire il prestito, può essere inflitto il carcere e/o il pignoramento immobiliare. Successivamente i debitori sono registrati su una lista chiamata “Dicom” che è utilizzata dai datori di lavoro per rifiutare l’assunzione di coloro che hanno la disgrazia di trovarsi in quelle condizioni. In altre parole, si tratta di un assassinio sociale e professionale. Infatti, come potrebbero rimborsare i loro debiti, se non possono lavorare?
Il vecchio “modello” cileno
Nel 1938, il Fronte Popolare trionfava in Cile. I comunisti, i socialisti ed i radicali erano i protagonisti. Quest’alleanza si accollò la nascita delle basi per l’industrializzazione del paese: porti, imprese nazionali del petrolio, miniere, siderurgia, ecc. ed inoltre il Fronte Popolare creò un sistema nazionale di copertura sanitaria e un sistema d’istruzione moderno che si consolidò nel tempo. Da decenni, il Cile aveva orientato la sua economia sull’estrazione del rame (1). Il suo sfruttamento permetteva di finanziare i servizi pubblici prima del colpo di stato fascista di Pinochet nel 1973. Alla fine degli anni ‘60, il Cile aveva un sistema d’istruzione completamente gratuito. Oggi, la realtà è molto diversa: il numero degli studenti è raddoppiato, ma questi oggi devono pagare, mentre i ricavi derivanti dall’estrazione del rame, che sono aumentati di 80 volte, ora vanno nelle tasche dei super ricchi!
Il modello della dittatura
Nel 1979, Pinochet impose una decina di trasformazioni: le “modernizzazioni”. Vennero così distrutte tutte le conquiste democratiche acquisite durante i decenni precedenti: riforme del lavoro, riforme delle pensioni, dell’istruzione, ecc. Fu così che lo Stato rinunciò alla sua responsabilità sociale nell’ambito del processo educativo privatizzando le scuole, le scuole superiori e le università. Anche le aziende statali furono cedute al capitale privato. José Piñera, fratello dell’attuale presidente, fu uno dei ministri di Pinochet fautore della manovra di smantellamento dello Stato. Egli ha d’altra parte largamente beneficiato delle privatizzazioni, visto che si è appropriato della linea aerea di Stato del Cile. Occorre ricordare che il Cile di Pinochet ha introdotto le misure neoliberali, care alla Banca Mondiale e al FMI, che hanno messo nel sacco l’economia della maggioranza dei paesi del terzo mondo.
Danze, manifestazioni ed occupazioni
Nel maggio 2011 le dichiarazioni del presidente Piñera che annunciavano nuove misure contro l’istruzione, hanno scatenato un’ondata di proteste tra la popolazione. Il 1° giugno, uno sciopero generale ha riunito 20.000 studenti a Santiago. Funzionari, professori e rettori d’università si sono uniti a loro. Il 6 giugno, 3 licei sono stati occupati dagli studenti, tre settimane più tardi, erano più di 600. Durante quest’ultimi mesi di lotta, migliaia di giovani sono stati nutriti e sostenuti dalle loro famiglie che, in collaborazione con i vicini della loro rispettiva zona, preparavano “pasti popolari”. Gli occupanti delle scuole rimanevano giorno e notte per evitare che la polizia li facesse sloggiare. Come rappresaglia, le autorità hanno modificato le date delle vacanze invernali, per fare perdere la legittimità al movimento. Come reazione, fin dal giorno dopo, 600 giovani si sono riuniti in piazza per far la parodia di queste vacanze “anticipate”, con giochi di spiaggia, in costume da bagno. Il tutto con l’accompagnamento musicale di Vamos a la playa.
Vedere Vamos a la playa
Inoltre, è stata organizzata una manifestazione molto particolare: una corsa a piedi attorno alla Moneda, sede del governo. In programma, 1800 ore di jogging che rappresentavano simbolicamente i 1800 milioni di dollari necessari al rifinanziamento dell’istruzione.
Repressione e manifestazioni in aumento
La polizia ha picchiato e arrestato i dimostranti. In occasione di una di queste manifestazioni, più di 870 persone sono state fermate e molte fra queste, selvaggiamente colpite. Lungi dall’essere intimidita, la gioventù cilena ha continuato la lotta ed ha guadagnato l’attenzione ed il sostegno della popolazione. All’inizio di giugno, solo il 37% dei cileni sosteneva il movimento degli studenti. Alcune settimane più tardi, era l’81%. Domenica 21 agosto circa un milione di manifestanti ha espresso solidarietà verso gli studenti che stavano “mettendo in pericolo il loro anno scolastico”. Questo tipo “di minaccia” è stata amplificata dalla stampa, tradizionalmente al servizio della destra, che ha definito irresponsabile che migliaia di giovani provenienti da famiglie modeste, giocassero con gli sforzi compiuti dai loro genitori per pagare i loro studi. Ma le dichiarazioni di studenti indigenti, che non esitano a rischiare il conseguimento del diploma impegnandosi nella lotta, hanno rafforzato la decisione del movimento di battersi fino alla vittoria. Lo stesso è accaduto per lo sciopero della fame degli allievi della secondaria, al quale si sono aggiunti i genitori. Il governo non può fare nessuna concessione valida per il movimento popolare, che esige in realtà la sostituzione di tutto il modello attuale!
Vedere la manifestazione del 21 agosto: Adiós Sebastián Piñera
Sciopero generale e 11 settembre
Le 600 organizzazioni sindacali di base e la CUT, hanno proclamato uno sciopero generale di 48 ore per il 24 e il 25 agosto. Anche questo sciopero, come qualsiasi manifestazione, è stato proibito dal governo. Lo sciopero è cominciato fin dall’alba del 24 con barricate e scontri nelle zone popolari. L’80% dei funzionari non sono andati a lavorare. Nonostante il terrore padronale, lo sciopero ha avuto grande adesione nel privato. L’Alameda, il più grande corso di Santiago, era deserto. Con l’arrivo della notte, i cacerolazos (2) e le barricate si sono estesi ed hanno raggiunto altre zone. Il giovedì 25 ha visto il centro della città occupato da 600.000 dimostranti. La repressione poliziesca è stata terribile. Centinaia di arresti e feriti.
Si ha l’impressione che riappaiono le grandi sollevazioni popolari che condussero alla caduta della dittatura di Pinochet. La differenza oggi è che la nuova generazione non accetta la condotta dei partiti politici che hanno diretto il Cile in questi ultimi anni senza nulla fare per democratizzare la società e risolvere i problemi sociali, generati dal modello neoliberale ereditato della dittatura. È, di conseguenza, legittimo pensare che la lotta per un’altra società sia cominciata. La responsabilità dei comunisti e dei sindacalisti militanti, è immensa. In occasione di questo sciopero nazionale di due giorni, la Centrale Unitaria dei Lavoratori (CUT), sostenuta dalle associazioni studentesche, ha rivendicato con forza:
– L’utilizzo del referendum come metodo d’espressione della volontà popolare
– La rinazionalizzazione del settore del rame
– Una riforma nazionale delle imposte
– Una nuova costituzione che sostituisca quella imposta dalla dittatura militare di Pinochet (1973-1990)
L’11 settembre di ogni anno, il popolo cileno commemora il colpo di Stato di Pinochet con manifestazioni militanti. Quest’anno, il governo ha promesso di mettere l’esercito nella strade, per impedirle. Se sarà così, potrebbe svilupparsi un processo insurrezionale. Ricordiamo l’Argentina nel 2001. Oggi l’unità degli studenti si è estesa al mondo del lavoro ed alla classe media. Tuttavia, un programma nazionale alternativo che esprima le necessità dei vari settori e si dia i mezzi per sbarazzarsi dal regime neo-pinochetista, fa ancora difetto.
Camila Vallejo, una giovane dirigente comunista
Camila ha 23 anni. È presidente della Federazione degli studenti del Cile. Si tratta della più importante delle organizzazioni degli studenti del paese. Camila Vallejo è membro della Gioventù del Partito Comunista del Cile e per questa ragione, è stata oggetto di un’importante campagna di denigrazione, ricevendo anche minacce di morte. Beneficia tuttavia del 68% di partecipazione della popolazione nazionale, percentuale che contrasta con 26 % di cui beneficia il presidente Sebastián Piñera…
Vedere il discorso di Camila Vallejo in occasione della mega manifestazione del 21 agosto:
Note
(1) Il Cile possiede da solo, il 20% delle riserve mondiali di rame.
(2) I cacerolazos sono molto popolari in Spagna ed in America latina. Si tratta di manifestazioni dove i partecipanti manifestano la loro insoddisfazione colpendo rumorosamente le pentole.
da Partito del Lavoro del Belgio (PTB)
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare