La lotta per la terra, l’educazione e la trasformazione sociale

Oggi, a fronte di una crisi che sta rovesciandosi sulle classi più sfavorite e nell’incapacità di reagire in modo efficace per difendere diritti sociali e lavorativi, parlare di un movimento sociale come il MST è una boccata d’ossigeno e sebbene le circostanze siano molto diverse, quest’esempio di organizzazione, di lotta e di educazione potrebbe essere una fonte d‘ispirazione per tutti quelli che cercano nuovi percorsi verso una società con più giustizia e meno disuguaglianze.

Verificare che dal 1985 (anno in cui è nato il Movimento Lavoratori Rurali Senza Terra, MST), non ha smesso di crescere e non è venuto meno ai suoi principi fino a diventare un punto di riferimento in Brasile e in America Latina, è un segno di speranza in mezzo al nostro deserto pieno di rabbia e d’impotenza.

Con lo slogan “Occupare, resistere e produrre“, il MST organizza i contadini privi di terra per occupare le zone improduttive. Riescono a raggruppare da 300 a 3.000 famiglie, persone che vivono nei quartieri poveri delle grandi città ma che provengono dalla campagna. Uscire dalla povertà e tornare a lavorare in campagna è ciò che spinge queste famiglie a raggrupparsi intorno al MST e a iniziare il processo di occupazione e resistenza. (..) Il percorso di legalizzazione delle terre occupate può durare mesi o anni, col concorso dell’aiuto di una squadra di avvocati del Movimento. Nel 80% dei casi si raggiunge il successo, ma ci sono dei contadini che aspettano da 10 anni. Per tutta la durata dell’occupazione si combinano varie azioni legali, i negoziati e la mobilitazione, marce e occupazioni di edifici pubblici.

Ottenuta la legalizzazione dell’occupazione, la terra diventa di proprietà dello Stato che la concede in usufrutto alle famiglie occupanti. (..) Da quando è cominciato, il Movimento non ha mai smesso di occupare terreni, di organizzare la produzione, di costruire scuole e di formare nuovi militanti. Ora sono circa due milioni le persone che vivono e lavorano in terre occupate e/o legalizzate. Le associazioni contadine e le cooperative di produzione sono centinaia. Nell’aprile 2010 sono state contate circa 2mila scuole presenti nei loro accampamenti, e nella loro Scuola Forestale Nazionale Florestán Fernández hanno studiato 16.000 giovani per formarsi sul piano tecnico e politico. Adesso sono circa 60.000 le famiglie accampate in attesa di legalizzazione delle terre occupate. Quali sono i mezzi per ottenere tanto con così poco? Sono tre i motivi del successo del MST: lotta costante, organizzazione come costruzione di nuovi valori, educazione come garanzia di continuità.

La lotta come motore

La lotta continua parte dall’idea che la conquista della terra per un gruppo di famiglie non è sufficiente, deve continuare con la Riforma Agraria e con una nuova concezione della produzione in campagna: senza grandi latifondi, senza chimica tossica e transgenici. Un’agricoltura che permette ai contadini di vivere in campagna e della campagna, di produrre senza danneggiare la natura, coltivando per il consumo interno, garantendo l’indipendenza alimentare di tutta la popolazione. Ciò implica un grande cambiamento strutturale del modello economico e politico del paese. “Non vogliamo piccole isole fantastiche, vogliamo cambiare la società”, ci diceva un giovane dirigente.

Così la terra diventa accumulazione di potere per tre significati. Il primo è la conquista della terra e la sconfitta del latifondo: colpisce vedere lo spettacolo di chilometri e chilometri senza case o persone nelle grandi aziende di eucalipto o di mais transgenico, e all’improvviso, come un’oasi, apparire una borgata con giardini, orti, bambini e animali, case e scuole, in definitiva, con la vita. Il secondo perché obbliga lo Stato a legittimare l’organizzazione e l’occupazione di questa grande massa di gente e di adempiere i propri obblighi costituzionali. Il terzo significato sta nel fatto che conquistata la terra, l’organizzazione dei Sem Terra diventa un riferimento politico e sociale in grado di condizionare uno spazio geografico e sociale ai margini delle proprie strutture comunitarie. La lotta stessa sta producendo metodi diversi che identificano l’organizzazione. Occupano terre, lottano per il credito, educano bambini, incidono CD, protestano contro le privatizzazioni, solidarizzano con altri movimenti, realizzano incontri, marce, stampano libri e molto altro.

L’organizzazione come base della futura società

Questa conquista della terra dimostra che è possibile un modo diverso di organizzare la vita: proprietà, produzione e comunità. La proprietà collettiva, la produzione sotto forma di cooperative e l’organizzazione assembleare della comunità è ciò che permette al movimento di continuare e di crescere. Secondo i dati FAO, i contadini beneficiati dalla conquista delle terre guadagnano 3 volte di più di prima, sono stati cancellati analfabetismo e mortalità infantile, e si offre una via d’uscita ai giovani che vivono nelle loro strutture attraverso la formazione tecnica, professionale e politica. (..)

La vita reale negli accampamenti e nelle comunità ricostruisce la vita sociale con un altro ordine: ogni 10 famiglie si organizza un “Nucleo di base” e fra loro si elegge un coordinatore e una coordinatrice (in ogni struttura organizzativa la parità è una norma), oltre a persone responsabili di vari Settori: Infrastrutture, Educazione, Sanità, Finanze, Sicurezza, Comunicazione, Cultura, Produzione e Fronti di massa. Ogni 5 nuclei formano una brigata (50 famiglie) dove si coordinano i rappresentati dei Nuclei e dei vari Settori. I coordinatori di ogni Brigata insieme ai responsabili di ogni Settore formano il Coordinamento Generale dell’Accampamento o della Comunità. (..) Quest’organizzazione fomenta la partecipazione e l’autorganizzazione della vita quotidiana, favorendo la convivenza fra le famiglie che occupano la stessa terra e mantiene vivo lo spirito d solidarietà e di lotta. Allo stesso tempo mantiene in contatto e in costante coordinamento le varie strutture del Movimento, consentendo di sommare forze, lotte, esperienze, unificare obiettivi, facendo il movimento più grande e forte.

La democrazia, dicono, non può essere intesa solo come un processo di partecipazione nelle lotte elettorali, deve essere radicata in tutte le dimensioni della vita della società. (..) E stupisce davvero vedere queste masse convivere senza alcun bisogno di rappresentanti statali o di forze di polizia. Le porte delle case sono aperte e non ci sono recinzioni, la delinquenza è quasi inesistente come il furto o la violenza. (..) Non c’è una piazza senza la bandiera rossa al vento che contrasta col verde della vegetazione. Gli animali domestici si muovono fra i bambini e davanti ogni capanna, per umile che sia, c’è un piccolo orto e fiori che adornano. I genitori ci raccontano la soddisfazione di avere i figli “lontano dal clima di delinquenza e droga che vivono nei quartieri periferici delle grandi città”.

La paura e l’emarginazione sembrano ombre del passato. (..) L’educazione come seme del futuro Per il MST educare è fondamentale. La preoccupazione per la scuola è presente fin dall’inizio del movimento. La lotta per la scuola è la fase seguente la lotta per la terra. (..) Educare, per il MST significa “formare per trasformare la società”: si tratta di un’educazione che non nasconde l’impegno di sviluppare la coscienza di classe e la coscienza rivoluzionaria, tanto negli educatori quanto negli educati. (..) La prima cosa che si costruisce in un accampamento è la scuola. Poi si cercano i giovani più preparati per iniziare la formazione dei più piccoli. Il passo seguente è la lotta per la scuola pubblica, esigendo dall’Amministrazione locale (locale o statale, a seconda che si tratti di scuola primaria o secondaria) la costruzione della scuola pubblica e l’ottenimento di maestri e maestre. (..)

Nella maggioranza di queste scuole fanno sì che i giovani delle loro strutture, già formati, possano occupare il posto dei maestri. Il che implica che si attengano ai programmi ufficiali, però vanno oltre, ispirandosi alla metodologia di Paulo Freire e ad un’educazione teorico-pratica legata alla terra, con orti scolari, cura di alberi e fiori, ecc. In questo modo incrementano i programmi d’insegnamento ufficiali con contenuti propri ed elaborano materiale didattico alternativo. La “Mistica” (canti, inni, parole d’ordine, rappresentazioni simboliche, ecc.) sono sempre presenti, come l’educazione artistica e culturale: musica, danza e teatro. Queste scuole situate nelle loro strutture, spesso sono aperte al resto dei bambini e ragazzi dei sobborghi vicini, fornendo un servizio alla comunità locale.

Il MST organizza, in accordo con varie università, corsi per i suoi giovani. Questi corsi funzionano sempre a tempo parziale, combinando la teoria con la pratica: due mesi di formazione nel Centro educativo e tre mesi di lavoro nella struttura, e avanti così per tre anni, ottenendo alla fine un titolo universitario che permette loro di lavorare nelle strutture del movimento come professori delle scuole pubbliche o come tecnici in agro-ecologia e cooperativismo. (..) la scuola è ripensata completamente e diventa uno strumento di emancipazione sociale (..).

L’educazione stessa diventa un elemento che contribuisce ad alimentare il Movimento. Durante un quarto di secolo di esistenza, il MST ha costruito una vasta rete di scuole, per lo più pubbliche, che si trova nell’area d’influenza del Movimento. Secondo i dati del Settore Educazione, nell’aprile 2010, ci sono 2.000 scuole di educazione infantile e primaria, e alcune di secondaria. Le persone che vi studiano sono 300.000 (..) Gli insegnanti sono 10.000, più altri 5.000 lavoratori, generalmente giovani educatori che non hanno ancora un titolo professionale ma che stanno seguendo dei corsi pedagogici del MST. (..) La Scuola Nazionale ENFF: la conoscenza liberatrice di coscienze Insieme alla scuola, la formazione politica è sempre stata uno dei pilastri del MST, è per questo che nel 2005 è nata la Scuola Nazionale Florestán Fernández.

L’idea di questa scuola è nata alla fine degli anni ‘90 quando c’è stata la necessità di avere uno spazio di formazione della militanza e dello scambio di esperienze e discussione sula trasformazione sociale in America Latina. Questa scuola è situata a Guararema (a 90 KM. da Sao Paulo) e ha come obiettivo uno spazio di formazione superiore pluralista, nelle diverse aree della conoscenza, non solo per i militanti del MST, ma pure per quelli degli altri movimenti sociali, rurali e urbani, del Brasile e di altri paesi dell’America Latina. (..) Dal 2005 sono passati per questa scuola 16.000 giovani, 500 professori volontari di diverse università e quasi 2.000 visitatori da tutto il mondo. Gli spazi universitari servono anche per seminari, incontri di giovani, professori e di altri movimenti sociali come Via Campesina, Movimiento Negro, Movimiento Sin Techo, ecc. (..)

In tempi di neoliberalismo radicale e di pensiero unico, il MST dimostra che è possibile stabilire un nuovo tipo di proprietà della terra e di produrre senza distruggere la natura, perfezionare la democrazia interna e la solidarietà, partecipare in tutte le lotte contro l’oppressione e rafforzare la convivenza di valori con nuovi contenuti. Dalla sua organizzazione, dalla sua lotta, dal suo impegno per un’educazione emancipatrice possiamo imparare, come attivisti di movimenti sociali. La storia non è scritta ma ci sono dei percorsi tracciati e vale la pena di esplorarli. Di sera, quando meno te lo aspetti, si vedono legioni di famiglie su camion che vanno a occupare fattorie abbandonate, dandosi la possibilità di rinascere come esseri sociali e politici. In breve, il rosso delle bandiere come la luce di un gran falò avvisa che gli schiavi cercano la libertà, e invitano gli altri a unirsi al loro destino. Lottare è la maniera migliore di sperare.

da www.resistenze.org
fonte www.rebelion.org/noticia.php?id=141815&titular=el-mst-de-brasil-un-movimiento-en-marcha