Diversi lettori ci hanno chiesto se esista ancora il Partito Comunista del Sudan ed eventualmente come esso sia collocato, e quali posizioni esso abbia in merito al mandato di cattura contro Bashir e al conflitto in Darfur, nonché su quello di lunga data (momentaneamente congelato dagli accordi di pace del 2005) che oppone le autorità di Khartoum alla guerriglia sudista (cosiddetta cristiana) del Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese (SPLM).

Alcuni sapranno quanto prestigioso e forte fosse il partito comunista sudanese. Assieme a quello iracheno era infatti il più influente di tutto il Medio Oriente. Almeno fino al 1971 quando, a causa del colpo di stato del generale Nimeiry, esso fu sciolto d’imperio e i suoi più importanti dirigenti impiccati. Da allora il partito sopravvisse inabissandosi tra le pieghe di quel poliverso che è la società sudanese. Più ancora che la repressione di regime la dissoluzione dell’URSS colpì il partito in modo letale, come del resto accadde a tutto il movimento comunista mondiale raccolto attorno a Mosca.

Il partito, caratterizzandosi come difensore della pace e della democrazia, è rientrato nella scena solo di recente e, si puo’ dire, grazie all’ascesa di al-Bashir come presidente della Repubblica. Esso è oggi un partito legale e, per quanto abbia un piccolo drappello di parlamentari, svolge un ruolo alquanto marginale. Alla sua guida c’è Muhammad Ibrahim Nugud, il quale ha collocato il partito all’opposizione del governo sudanese guidato da Al-Bashir.  Va ad onore del partito comunista sudanese di non aver fatto la penosa fine di quello iracheno, passato armi e bagagli con gli occupanti imperialisti.

Per quanto all’opposizione e fortemente critico rispetto alle decisioni del governo e del Partito Nazionale del Congresso (il partito del Presidente Al-Bashir), il partito comunista sudanese ha condannato come provocatorio il mandato di cattura spiccato dal Tribunale penale internazionale. Come si puo’ vedere da una delle sue ultime risoluzioni (allegata in fondo) esso resta antimperialista e antisionista. Ma la cosa probabilmente più importante, mentre il Sudan è alla prese col pericolo di uno spappolamento su linee “etniche”, ovvero alla prese con le guerriglie filoimperialiste in Darfur e nel sud del paese, il partito, pur vicino alle istanze sia dei sudisti che dei darfurini (ma pure a quelle delle minoranze nubiane, del Kordofan e del Nilo Blu), respinge ogni idea secessionista e si batte per l’integrità del paese. Si trova cioe’ collocato in una difficile e scomoda posizione mediana tra il governo e i suoi avversari più temibili.

Per finire i comunisti sudanesi difendono a spada tratta gli Accordi di pace del 2005, quelli che posero fine alla lunga guerra civile coi sudisti, meglio noti come Comprehensive Paece Agreement, che non solo sancirono il cessate il fuoco tra l’esercito regolare e la guerriglia sudista del SPLM, ma abbozzarono un quadro istituzionale nuovo che di sicuro è il più democratico e avanzato di tutto il Medio Oriente. Se quegli accordi furono possibili, e questo i comunisti sudanesi non possono negarlo, ciò fu dovuto al ruolo determinate del Partito Nazionale del Congresso (per sua natura composito) e di al-Bashir in persona. Che quegli accordi non siano stati pienamente implementati, che la democrazia sudanese sia incompiuta, non dipende solo da problemi interni, ma dalle pesanti interferenze imperialistiche, prima fra tutte l’appoggio alla guerriglia darfurina.

A seguire una risoluzione del marzo scorso che dà conto, pur sommariamente, della linea del partito comunista.

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”La situazione politica del paese”
Risoluzione dell’Ufficio Politico del Partito Comunista del Sudan
12 marzo 2009

Sabato 28 febbraio 2009, l’Ufficio politico del Partito Comunista sudanese ha tenuto la sua prima riunione dopo il suo 5° Congresso. Il primo dei compiti in agenda consiste nell’accertare che siano state apportate le modifiche ai documenti congressuali così come emendati durante il Congresso, per la necessaria approvazione nella forma definitiva in seno alla prossima riunione del Comitato Centrale e la successiva diffusione e discussione ai vari livelli di partito.

La riunione ha esaminato la situazione politica da ogni prospettiva e ha assunto le seguenti risoluzioni.

1 – Condanna i violenti avvenimenti che si sono verificati nella città di Malakal nel sud del paese tra le forze armate governative e quelle del SPLM (Sudan People’s Liberation Movement). Si chiede ad entrambe le parti di rispondere davanti all’opinione pubblica delle proprie azioni, di individuare i colpevoli e perseguirli penalmente, al fine che tali eventi non abbiano a ripetersi. Questi tragici sviluppi che colpiscono persone innocenti hanno un effetto decisamente negativo sull’unità del Paese e sull’attuazione dell’Accordo Globale di Pace (Comprehensive Paece Agreement) . Si invitano le parti a rispettare pienamente lo spirito e la lettera dell’accordo.

2 – Decide di continuare le consultazioni e il coordinamento delle azioni con le forze patriottiche rispetto alla sentenza della Corte Penale internazionale sul Presidente della Repubblica, al fine di salvaguardare le conquiste dell’Accordo di Pace, e di esigere che vengano rispettate le modifiche alle leggi che erano in contraddizione con la Costituzione transitoria del 2005, per impedire la violazione e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e per contribuire a raggiungere una soluzione giusta al problema del Darfur.

3 – Coerentemente alla posizione del Partito riguardo al Sionismo come entità strumentale all’imperialismo mondiale per l’attuazione del suo progetto nella regione, il PC sudanese condanna fermamente la visita del presidente del Movimento di Liberazione sudanese del Darfur, Abd alwahid Mohamed Nur, in Israele, che rappresenta una provocazione oltraggiosa verso il patrimonio e le posizioni del movimento democratico sudanese sul ruolo dello Stato di Israele, nonché un’azione inutile e che danneggia il popolo del Darfur.

4 – Riguardo l’Incontro di Dawha, il Partito sottolinea la necessità di una soluzione globale al problema del Darfur, piuttosto che soluzioni bilaterali.

5 – Inoltre, rispetto al piano di lavoro del gruppo parlamentare e il ruolo del Partito nella prossima sessione del Parlamento, è stato dato incarico ai rappresentanti del Partito di rafforzare ulteriormente il coordinamento con il blocco di SPLM, con i rappresentanti del Darfur, con i deputati del Sudan orientale, con il blocco dell’Alleanza Democratica nazionale e con i rappresentanti dei partiti del sud che puntano a emendare le leggi antidemocratiche esistenti che violano la Costituzione e lavorano per l’approvazione di norme democratiche alternative.