Al-Bashir minaccia di espellere gli osservatori internazionali

Il presidente del Sudan ha minacciato di espellere gli osservatori internazionali che dovrebbero monitorare le imminenti elezioni (parlamentari e presidenziali). La dichiarazione di al-Bashir è venuta dopo che il  “Centro Carter” ha chiesto un rinvio delle cruciali elezioni, dando così ragione a certi gruppi dell’opposizione, tra cui i ribelli darfuriani del JEM.

Dalla sua sede negli Stati Uniti il Centro Carter ha chiesto un rinvio delle votazioni, previste per l’11 aprile,  “per far fronte a problemi logistici”. Più esattamente il Centro Carter afferma che “…Dall’elenco degli aventi diritto mancano ancora centinaia di migliaia di nomi”. Il Centro Carter è l’unica missione di osservazione internazionale da lungo tempo residente in Sudan. E visto che, seppure  indirettamente, esso veicola il punto di vista nordamericano, si comprende facilmente quanto pesante sia la sua improvvisa richiesta di rimandare le elezioni. Per di più esso ha insinuato che “… è stato leso il diritto dei candidati di svolgere liberamente la loro campagna elettorale”. Lo stesso Centro ha accusato la Commissione nazionale elettorale di gravi inadempienze, “dato che in ballo ci sono elezioni con un sistema di voto molto complesso, con almeno sei voti da esprimere e con tre diversi sistemi elettorali”. Come se non bastasse il portavoce del Centro Carter ha “… esortato il Sudan ad eliminare le dure restrizioni sulle manifestazioni ed a porre fine ai combattimenti in Darfur”.

Lunedì scorso Omar al-Bashir ha risposto per le rime, affermando che “… ogni organizzazione straniera che chieda di posticipare le elezioni sarà espulsa immediatamente”. “Abbiamo dato loro modo di assistere ad elezioni libere ed eque, ma se pensano di interferire nei nostri affari interni, li butteremo fuori”.

Davanti a questa pesante ingerenza, che molti in Sudan hanno interpretato come un aperto appoggio alle opposizioni filo-occidentali, si comprende perché il governo abbia risposto a muso duro, e perché la Commissione elettorale abbia confermato che al voto ci si andrà come previsto. Si tenga conto che queste fatidiche elezioni sono state rimandate più volte, visto che erano previste entro il luglio 2009.

L’opposizione al Partito Nazionale del Congresso di al-Bashir ha preso la palla al balzo, accusando la Commissione elettorale di non essere neutrale e di favorire il partito di al-Bashir e ribadendo la richiesta di rinvio. Ciò conferma i nostri timori che non appena i risultati delle elezioni saranno resi noti, i filo-occidentali, a cominciare dai sudisti e dai darfuriani, spalleggiati dalla Casa Bianca, grideranno ai brogli e cercheranno di rovesciare il governo ricorrendo alle note modalità della “rivoluzioni colorate”.