Perché il manifesto tace?
Nuova strage dell’esercito nigeriano contro la Resistenza popolare nel Delta del Niger.
Come riporta la Press Association inglese, il primo dicembre 150 inermi civili, soprattutto donne e bambini, sono morti tra le fiamme a causa del bombardamento dell’esercito nigeriano che da la caccia a quanti si oppongono alle rapine e alle devastazioni delle multinazionali del petrolio, Eni in primis. Sui giornali italiani non si trova traccia di questa tragedia. E del resto proprio in questi giorni si è detto che al libro paga dell’Eni di Scaroni ci sono tutti o quasi, i giornalisti italiani.
Pagamenti che sovente prendono le forme degli inserti pubblicitari come quello pubblicato, in collaborazione con Eni, dal quotidiano il manifesto nel supplemento Alias del 18 settembre scorso, in occasione del Festival della letteratura tenutosi recentemente a Mantova.
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L’esercito nigeriano è intervenuto poche ore fa nel delta del Niger e nel corso dell’operazione militare ha ucciso circa 150 persone. La notizia è stata data dall’attivista Oghebejabor Ikim, coordinatore nazionale del Forum of Justice and Human Rights Defence. L’offensiva dell’esercito è iniziata mercoledì scorso e al momento non è ancora chiaro quante delle 150 vittime siano civili, ma secondo l’attivista il numero potrebbe essere molto alto poiché i militanti del Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (MEND) avrebbero fatto in tempo ad abbandonare l’area prima dell’arrivo dei soldati, che per i loro raid avrebbero anche utilizzato alcuni bombardieri.
Il MEND è composto principalmente da nativi della zona del delta che si battono da anni contro lo sfruttamento dell’ambiente naturale da parte delle multinazionali, attive nella zona per l’estrazione del petrolio dal sottosuolo. Il MEND utilizza la lotta armata e alcuni nuclei che lo compongono rapiscono spesso gli impiegati delle aziende petrolifere nella zona per ottenere riscatti o chiedere la sospensione delle attività di estrazione e trivellazione. Per questo motivo, le forze governative della Nigeria hanno deciso di militarizzare il delta per garantire maggiori sicurezze, ma le operazioni di contrasto alle attività del MEND portano spesso a delle carneficine per i civili che abitano nella zona.
L’ultima offensiva dell’esercito, è stata avviata per cercare di uccidere o catturare John Togo, uno dei leader del MEND che secondo le autorità del paese non avrebbe rispettato gli accordi per raggiungere un’amnistia per i militanti come proposto dal governo. Il progetto aveva portato a una relativa pacificazione dell’area, molto importante soprattuto per gli Stati Uniti, tra i principali estrattori e utilizzatori del petrolio nigeriano.
«Posso dire che si è trattato di una grande caccia che ha portato all’uccisione di civili innocenti. Le case sono state incendiate. Le donne sono state violentate. Ci sono stati omicidi. È questo il modo per arrivare a John Togo?» si chiede Ikim. Un portavoce del governo ha confermato che l’operazione militare è ancora in corso, ma non ha voluto fornire ulteriori dettagli.
La Croce Rossa nigeriana non ha ancora potuto raggiungere la zona perché l’esercito ha bloccato le vie di accesso e spostarsi nell’area paludosa del delta è sempre complicato. Dai villaggi interessati, dicono i soccorritori, si vedono alcune colonne di fumo salire verso il cielo e si possono sentire i rumori delle armi da fuoco.
La televisione di stato nigeriana ha mostrato alcune immagini dei soldati intenti a raggiungere la zona e in alcuni fotogrammi si sono anche intravisti alcuni prigionieri, probabilmente dei presunti militanti del MEND. Nei campi attaccati, l’esercito avrebbe ritrovato armi come mortai, granate, fucili automatici e della dinamite.
L’esercito non avrebbe ancora trovato Togo, che secondo alcune fonti non si troverebbe più nel delta ma in alto mare. Prima di avviare l’offensiva, spiegano i legali del militante, il governo avrebbe offerto a Togo di negoziare un nuovo armistizio, ma la proposta non si sarebbe mai concretizzata come dimostrano i recenti sviluppi violenti nella zona.