Ora inizia la partita politica decisiva

Solo giovedì sera il despota dichiarava che non se ne sarebbe andato. Ieri ha fatto retromarcia. Il bagno di sangue all’orizzonte è stato sventato. I comandi dell’Esercito, che ieri parevano essersi arroccati dietro a Mubarak, davanti all’abisso, hanno fatto marcia indietro, obbligandolo a togliersi di mezzo.  Non c’è dubbio che i generali l’hanno fatto obtorto collo. Essi semplicemente non hanno voluto rischiare che l’Esercito, spinto a schiacciare la rivoluzione democratica, si potesse spaccare, determinando così una guerra civile che avrebbe potuto spazzare via non solo la cima della piramide statale, ma la piramide in quanto tale.
Ora i poteri sono passati ai militari. E’ comprensibile l’euforia popolare. Malgrado le incognite che incombono sull’immediato futuro, la rivoluzione ha ottenuto una clamorosa vittoria.

I militari e le classi dominanti non solo sperano ma esigeranno che l’uscita di scena di Mubarak ponga fine alla sollevazione di popolo, che l’ordine torni a regnare. Se questo accadrà tanto presto vedremo. Non è detto che le enormi energie sociali che si sono messe in moto rifluiranno tanto presto. Che la rivoluzione si fermi al suo stadio democratico ce lo diranno i prossimi mesi.

La rivoluzione democratica ha ottenuto infatti solo una prima vittoria, per quanto simbolicamente grandissima. Ora inizia la fase, controversa, della costruzione di nuove istituzioni. La democrazia dovrà prender forma, e ciò dipenderà non da come Mubarak è uscito di scena, ma da quali istituzioni prenderanno il posto del suo regime.

Una rivoluzione democratica che si rispetti, come primo atto, culmina in una Assemblea Costituente, che appunto deve disegnare la nuova repubblica. Avverrà questo? Oppure la vecchia nomenklatura, con il sostegno delle potenze imperialiste e delle satrapie arabe, riuscirà a guidare una transizione che in nome della rivoluzione assicurerà una soluzione continuista? L’Esercito davvero si farà da parte devolvendo i poteri per via democratica? 

Ora, ed è giusto, è il momento di festeggiare. Da domani inizia la partita politica cruciale, che non sarà decisa solo da negoziati al vertice. Le masse, e tra esse anzitutto la gioventù, i disoccupati e  i lavoratori in sciopero, hanno occupato la ribalta, speriamo che non la lasceranno tanto facilmente.