Un primo sguardo ai candidati

L’Egitto rimane in subbuglio. La caduta della tirannia di Mubarak ha dato il via ad un processo ampio e profondo di trasformazione. Con il referendum del 19 marzo 2011, il Consiglio militare, con l’appoggio delle forze islamiche, ha congelato la richiesta popolare di una Assemblea costituente. Avviene così che sia le elezioni parlamentari del prossimo settembre, sia quelle presidenziali che si svolgeranno entro un anno, si svolgeranno entro un quadro costituzionale sostanzialmente invariato. Il nuovo presidente potrà esercitare di fatto poteri dittatoriali e sarà quindi in un ruolo preminente.

Anche se le cose, nel prossimo periodo, potrebbero mutare radicalmente, il paesaggio dei candidati annunciati dà un’idea di quale sia la situazione attuale.

Amr Moussa
L’attuale segretario generale della Lega araba è il principale candidato del vecchio regime, dei militari e dell’elite capitalista. Egli cerca di presentarsi come filo-palestinese e lontano dal vecchio regime. I suoi palesi e notori legami con il regime di Mubarak possono, tuttavia, causargli gravi difficoltà.

Il Generale Magdy Hatata
E’ un comandante in pensione dell’esercito egiziano. Nel caso in cui la campagna di Moussa collassi potrebbe essere una soluzione di ripeigo delle forze reazionarie visto che  l’esercito gode di prestigio in vasti strati popolari.

Il generale Ahmed Bilel
Bilel aveva protestato contro il sostegno dell’Egitto all’attacco imperialista occidentale contro l’Iraq nel 1991. Egli potrebbe essere una variante più nazionalista di Hatata.

Mohamed el-Baradei
In quanto ex presidente della AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) egli è forse il candidato più conosciuto a livello internazionale, ma né il vecchio regime, né il movimento popolare hanno fiducia in lui. Quindi anche per l’Occidente non sarà lui il cavallo principale su cui puntare.

Ayman Nour
Si tratta del presidente del partito El Ghad, ovvero dell’opposizione liberale tollerata sotto Mubarak. Non è da escludere che settori delle classi medio-alte lo sosterranno.

Abd el-Minim Futur
E’ il jolly nascosto della Fratellanza Musulmana. La Fratellanza ufficialmente ha detto che non parteciperà alle elezioni presidenziali ma si sa che Abd el-Minim Futur è il loro uomo, che tuttavia non viene presentato come tale. La Fratellanza preferirebbe un candidato comune con le altre forze su cui esercitano la loro influenza. Ma nel caso un candidato di coalizione non sia possibile, la Fratellanza userà quasi certamente Futur come jolly.

Hisham Bastawisi
E’ il vice-presidente della Corte di cassazione ed ex comunista. E’ considerato come un esponente della sinistra moderata, gradito anche negli ambiente liberali. Come giudice ha ottenuto credito per la sua opposizione parolaia alla dittatura.

Hamdeen Sabahi
E’ il capo del nasseriano Hizb el-Karama e ex-parlamentare. Egli si rivolge alla stessa area di Bastawisi, vale a dire alle forze nazionaliste di sinistra del movimento popolare. Una delle figure intellettuali più eminenti di questa area politica, Abdelhaleem Kandil, ha annunciato di voler negoziare per un candidato unico comune. Sabahi, in un primo momento, si è dichiarato per il SI nel recente referendum costituzionale che ha visto coalizzati la Fratellanza e l’Esercito, ma è stato costretto a fare marcia indietro sotto la pressione del suo partito e dell’area nazionalista di sinistra.

Buthaina Kamel
E’ una giornalista liberale e l’unica donna ad aver annunciato la sua candidatura.

Sulla via del ritorno verso l’aeroporto, attraverso la testimonianza  di un tassista proveniente dalla povera città meridionale di Assiut, abbiamo potuto ascoltare l’opinione popolare udibile a degli stranieri. Egli è contrario ad Amr Moussa e ad el-Baradei visto che il primo ha portato la NATO in Libia e il secondo gli Stati Uniti in Iraq. La sinistra è composta da brave persone, ma mancano d’esperienza e mettono a rischio la stabilità. La Fratellanza Musulmana, sempre secondo lui, è fatta di persone degne di fiducia, ma potrebbe causare problemi con la comunità internazionale che l’Egitto non può permettersi. Al referendum sulle modifiche costituzionali ha votato SI anche se l’eliminazione dell’Islam dalla Costituzione poteva essere evitata. Come si esprimerà nelle urne il popolo profondo, però, resta un’incognita.

Il Cairo, 3 maggio 2011
Traduzione a cura della Redazione