Quali sono i partiti islamici nella sfida del dopo-Mubarak?
Il 28 giugno scorso Piazza Tahrir è stata teatro di violentissimi incidenti tra manifestanti di fede democratica, gruppi di ambulanti prezzolati che volevano che i manifestanti lasciassero la piazza e le forze di polizia che li hanno spalleggiati. Oltre mille i feriti. Gli incidenti sono iniziati quando i familiari di alcune delle 840 vittime della rivolta del gennaio scorso, si erano radunate per una commemorazione e per chiedere che venga davvero smantellata la rete di notabili filo-Mubarak che ancora occupano posizioni chiave nell’apparato politico e statale. Alcuni manifestanti chiedevano le dimissioni del capo del governo militare Mohammed Hussein Tantawi. Un segno che la situazione in Egitto resta altamente instabile e che l’onda lunga della rivolta non si è spenta. In questo contesto ci pare importante segnalare cosa sta accadendo nel mondo dell’Islam politico.
Circa 15 anni fa, una fazione dei Fratelli Musulmani si separò dall’organizzazione madre, con l’obiettivo di fondare un partito politico. La loro mossa, e il conflitto di 10 anni e mezzo che ne conseguì per costituire il partito Wasat (Centro), scatenarono un acceso dibattito sulla natura e la linea di una formazione politica inserita in una cornice islamica. Poco dopo la caduta di Hosni Mubarak il partito finalmente è stato legalmente riconosciuto. La notizia si è diffusa in tutto il paese, e non solo perché si trattava del primo partito costituitosi nell’era post-Mubarak.
E’ giunto poi il turno degli stessi Fratelli Musulmani, che sono usciti dall’illegalità con il loro partito “Libertà e Giustizia”. Ben presto un gruppo di salafiti ha fatto lo stesso, con Al-Nour (il partito della Luce), che è stato ufficialmente riconosciuto pochi giorni fa. Sicuramente seguiranno altri schieramenti a sfondo religioso. Molti sono attualmente in fase di formazione, per esempio Al-Nahda (Rinascita) i cui fondatori sono rappresentati da Ibrahim El-Zaafarani, e il partito Al-Gama’a al-Islamiyya. La comparsa di così tanti partiti di ispirazione islamica ovviamente è per noi materia di riflessione, generando non poca ansia per quanto concerne il loro potenziale effetto sull’opinione pubblica e una notevole curiosità riguardo al loro futuro politico.
Ma prima di cedere ai nostri timori, teniamo bene a mente che ai partiti politici di formazione islamica l’Islam richiede di riconoscere la necessità di uno Stato civile nel quale l’autorità di governo proviene sostanzialmente dalla popolazione, esiste una divisione dei poteri e un sistema di controllo e equilibrio reciproco fra i diversi settori governativi, in cui il principio dell’unità deve prevalere su ogni rivalità politica, e il governo e i suoi rappresentanti devono rispondere direttamente ai cittadini attraverso leggi e meccanismi chiari che assicurino un reale controllo pubblico. Per quanto i partiti islamisti abbiano strenuamente cercato di illustrare e affermare questi principi, le forze liberali tutt’ora sospettano che tali partiti intendano adottare pratiche quali il taglio delle mani ai ladri e impongano una rigida e letterale osservanza della legge islamica. Questa diffidenza è la causa di molti problemi, e proprio per questo è il caso di esaminare più da vicino questi partiti di matrice islamica.
Il partito Wasat è la creatura di tre importanti intellettuali egiziani: Mohamed Selim El-Awwa, il consulente Tareq El-Bishri, e il defunto Mohamed El-Mesiri. I tre ritenevano che, in quanto partito politico, le attività del Wasat avrebbero dovuto limitarsi alla sfera politica senza sconfinare nel proselitismo religioso. In altre parole, si figuravano Wasat come un partito di stampo unicamente civile che avrebbe offerto una visione politica d’ispirazione islamista basata su quei fondamenti tradizionali della civiltà islamica che legano musulmani e cristiani. Allo stesso tempo il partito ha adottato pratiche politiche pacifiche, le regole della democrazia, il concetto di società aperta e di rispetto per l’altro. I padri fondatori del Wasat e, dopo la sua legalizzazione, il partito stesso, hanno evitato le trappole e gli errori in cui sono caduti i Fratelli Musulmani, come la loro rigidità, la loro riluttanza al cambiamento e l’incapacità di creare canali di dialogo e cooperazione con tutte le altre forze politiche. Il partito Wasat è riuscito a stabilire legami costruttivi con le altre realtà politiche. Ma nonostante la buona impressione fatta sulle élite dell’intellighenzia e della politica, resta un grande punto interrogativo in merito al suo programma elettorale: Wasat non ha ancora annunciato quanti saranno i suoi candidati alle prossime elezioni parlamentari e non ha nemmeno presentato una piattaforma per la sua campagna.
Il partito “Libertà e Giustizia” è sicuramente più preparato a riguardo, sebbene sotto molti aspetti oggi i Fratelli Musulmani siano il prodotto di anni di repressione, a partire dalla condanna a morte di Sayed Qotb nel 1966, che costrinse l’organizzazione alla clandestinità. Da allora gran parte dell’attività della Fratellanza è stata soprattutto filantropica, focalizzandosi sulle questioni spirituali dei musulmani e assistendo i poveri fornendo loro gratuitamente cure mediche, istruzione e altri servizi. Comunque il movimento è rimasto caratterizzato da un’organizzazione strettamente unitaria e gerarchica. Un altro suo punto di forza è il livello culturale e d’istruzione piuttosto elevato dei suoi membri.
Una delle sfide più importanti che il partito “Libertà e Giustizia” affronta al momento è dimostrare quanto sia sincera la sua promessa di tracciare una netta linea di distinzione fra il partito e l’organizzazione madre, e di tenere la religione fuori dalla politica. Diverse élite politiche sono ancora scettiche. Riguardo alle prossime elezioni, molti osservatori ritengono che le prospettive del partito non siano così consistenti. Il favore popolare nei confronti dei Fratelli Musulmani è diminuito da quando sono state revocate le restrizioni e il movimento è ricomparso sulla scena pubblica. Inoltre il loro partito dovrà competere duramente con tutti i nuovi schieramenti che hanno cominciato a emergere, sia che rappresentino la gioventù rivoluzionaria che altre tendenze islamiste, come i salafiti e Al-Gama’a al-Islamiyya. Ma alcuni analisti non sono d’accordo: affermano che i Fratelli Musulmani sono la sola fazione politica che può sostenere la corsa elettorale, e che sono abbastanza forti da vincere un numero considerevole di seggi parlamentari.
Al-Nour, il primo partito salafita a essere ufficialmente riconosciuto dalla Commissione dei Partiti Politici, incontrerà sicuramente difficoltà organizzative. I salafiti hanno evitato a lungo il coinvolgimento politico. Di fatto molti di loro, per diverso tempo, hanno sostenuto che fare politica costituisse un peccato, che la democrazia e la partecipazione alle elezioni fossero un’eresia, e perfino che ribellarsi a un despota fosse sbagliato. Poi è arrivata la rivoluzione, e improvvisamente abbiamo trovato i salafiti fra le file dei manifestanti, intenti a formare partiti politici e a impegnarsi in attività politiche d’altro tipo, con grande costernazione di liberali e laici. Comunque non si può negare che i salafiti godano di un significativo appoggio popolare e che, per quanto nuovi nel panorama politico, abbiano buone possibilità di ottenere non pochi seggi parlamentari.
Altri partiti di orientamento religioso stanno emergendo all’orizzonte politico. Oltre al progetto di Al-Gama’a al-Islamiyya e Al-Nahda, citati prima, ci si aspetta quello di una coalizione di ordini Sufi. Comunque il partito Wasat, il partito “Libertà e Giustizia” e Al-Nour sono a tutt’oggi i più forti. Nella competizione fra i partiti islamici, il partito Wasat, nato da fuoriusciti dalle file dei Fratelli Musulmani, e il partito della Fratellanza “Libertà e Giustizia” concorreranno probabilmente testa a testa. Quanti seggi vinceranno esattamente e quale sarà esattamente il loro futuro politico, dipenderà dalle loro azioni e dalle strategie elettorali nella prossima fase.
* Fonte: Medarabnews
(Traduzione di Barbara Presenti)