«Diciamolo senza tanti fronzoli: Bernard-Henri Levy fa veramente schifo, al pari di chi lo ospita sulle proprie colonne. La qual cosa però non stupisce, dato che si tratta pur sempre degli stessi che fecero di Oriana Fallaci, cioè di una pazza sanguinaria e invasata, l’icona dell’occidente».
Notoriamente i bombardatori «umanitari» (bum) vanno sempre di corsa. Hanno fretta di iniziare i loro raid, di renderli sempre più duri; hanno fretta di arrivare alla vittoria, ma il momento in cui proprio non riescono a trattenersi è quando ritengono di poter festeggiare il loro trionfo. A Tripoli e nel resto della Libia si combatte ancora, ma Bernard-Henri Levy (BHL) – che dei bum è il portavoce ufficiale – non ha saputo resistere.
Ecco la sua sentenza: «La sconfitta finale per gli stregati dalle dittature». Questo il titolo del suo intervento sulle colonne sempre prone del Corriere della Sera del 23 agosto. Se la situazione in Libia è quantomeno problematica, soprattutto per quel che riguarda le prospettive future del paese, per BHL ogni problematicità va bandita. Hanno vinto i buoni, punto e basta. Hanno vinto a dispetto della loro disorganizzazione, hanno vinto perché «odiano la guerra», perché le loro divisioni tribali sono pura invenzione della propaganda gheddafiana. Hanno vinto, cosa ancora più importante, per la loro forza e non per i bombardamenti e le azioni terrestri della Nato.
Per BHL questi «sei mesi (di guerra, ndr) hanno probabilmente cambiato il volto di questo inizio secolo». Eccola la belva assetata di sangue, che non ha potuto festeggiare per l’Iraq, né tantomeno per l’Afghanistan, né per l’aggressione sionista al Libano e neppure per il sostanziale insuccesso dell’operazione «Piombo fuso» a Gaza. Oggi BHL, che si è vantato di aver spinto Sarkozy a prendere l’iniziativa militare nel marzo scorso, sente di poter festeggiare senza ritegno.
Ma festeggiare che cosa? Sei mesi di guerra hanno colpito a morte la società libica, hanno provocato morte e distruzione e – checché ne dica BHL – hanno fatto precipitare la Libia in una guerra civile di cui è difficile prevedere la fine. Altro che «interventismo umanitario», qui siamo semplicemente di fronte al peggior ritorno di fiamma del colonialismo. Ad un interventismo che si è nutrito delle più palesi menzogne – le inesistenti fosse comuni, gli inesistenti bombardamenti sulle manifestazioni pacifiche, gli inesistenti stupri di massa e chi più ne ha più ne metta.
E siamo di fronte, oltretutto, alla plateale violazione della stessa risoluzione 1973. Era chiaro che questa risoluzione, passata non dimentichiamolo con la colpevole astensione di Russia e Cina, avrebbe dato carta bianca agli imperialisti. Ma la loro sfacciataggine non ha avuto limiti. Se la risoluzione 1973 prevedeva l’imposizione della no-fly zone, per la Nato essa è diventata il lasciapassare per bombardare ogni cosa e, almeno nella fase finale, per giustificare perfino la presenza di truppe speciali sul terreno.
Formalmente il mandato Onu consisteva nel diritto di impedire il volo degli aerei libici, accusati di bombardare dei pacifici manifestanti; praticamente non si è visto un solo aereo lealista in volo, mentre si è assistito ad oltre settemila attacchi aerei della Nato, di cui circa mille condotti dai caccia italiani. Di questo plateale stravolgimento non c’è traccia nelle riflessioni del pensoso BHL. Il quale, non solo non ha rivolto il benché minimo sguardo alle vittime dell’aggressione occidentale, ma ha ritenuto di esprimere il proprio ringraziamento proprio ai bombardatori. Leggere per credere: «Voglio salutare quegli aviatori europei, e in particolare francesi, che hanno combattuto una guerra che non era affatto loro, ma la cui missione è stata quella di prendere il tempo necessario per prestare soccorso alle popolazioni civili che avevano il compito di proteggere sotto mandato delle Nazioni Unite». Ogni commento appare davvero superfluo.
Ma quali «popolazioni civili»? Quelle della Cirenaica, salvo la fase iniziale, erano lontane dai vari fronti in cui si è combattuto, mentre quelle della Tripolitania hanno invece dovuto subire proprio i bombardamenti della Nato. Inutile spiegarlo a BHL, il quale è già proiettato verso altri fronti. Per costui i cosiddetti «ribelli»: «hanno inaugurato un’era che avrà conseguenze su tutta la regione e in particolare in Siria».
BHL non sarebbe il portavoce ufficiale dei bum se non avesse una precisa visione strategica. Ecco come la sintetizza in conclusione del suo articolo: «Che cosa muore? Un’antica concezione della sovranità per cui tutti i crimini sono leciti purché abbiano luogo all’interno dei confini di un determinato Stato. Che cosa nasce? L’idea di un’universalità dei diritti che non sia più solo un pio desiderio, ma un obbligo vincolante per tutti coloro che credono seriamente nell’unità del genere umano e nella virtù del diritto d’ingerenza, che ne è il corollario».
Ecco ciò che interessa veramente a BHL, e soprattutto ai suoi burattinai americani e sionisti: la fine della sovranità nazionale, la piena affermazione del diritto d’ingerenza (ovviamente incluso quello di fare la guerra), dato in mano ad un impero planetario cui tutto è concesso. Un impero che ha la sua sede a Washington, il suo quartier generale al Pentagono, la sua punta di lancia a Tel Aviv, i suoi propagandisti prezzolati in diverse capitali europee, ma innanzitutto a Parigi.
Diciamolo senza tanti fronzoli: Bernard-Henri Levy fa veramente schifo, al pari di chi lo ospita sulle proprie colonne. La qual cosa però non stupisce, dato che si tratta pur sempre degli stessi che fecero di Oriana Fallaci, cioè di una pazza sanguinaria e invasata, l’icona dell’occidente.