Torneremo quanto prima sulla situazione in Mali. A seguire la cronologia degli eventi dell’ultimo anno.

Gennaio 2012:
l’esercito maliano scatena un’offensiva nel nord del paese contro la minoranza Tuareg, guidata dal MNLA (Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad) che rivendica l’autodeterminazione. Accanto al MNLA combatte l’organizzazione islamista Ansar Eddine. L’offensiva si risolve in un fiasco. Il Presidente fantoccio (dei francesi) Amadou Toumani, da poco eletto, traballa.

22 marzo 2012: Amadou Toumani è rovesciato da un colpo di stato. Il golpe è sostenuto dalla Francia e dalle satrapie confinanti col Mali, che chiedono una lotta serrata per estirpare la guerriglia del Nord, sostenuta anche dai miliziani di Al-Qaida del Maghreb Islamico (AQMI). Il governo è in mano ad una giunta militare capeggiata dal capitano Amadou Sanogo.

30 marzo-1 aprile 2012:
il fronte unito tra i Tuareg e gli islamisti sferra un contrattacco e conquista i tre capoluoghi delle vaste province settentrionali: Kidal, Timbouctou e Gao.

13 aprile 2012:
la Giunta militare installa come presidente ad interim il politicante Dioncounda Traoré. Egli annuncia una guerra senza quartiere contro la guerriglia del Nord.

27 giugno 2012: violenti combattimenti scoppiano in seno alla guerriglia. Le tre organizzazioni islamiste — Ansar Eddine, AQMI e il Movimento per l’Unicità del Jihad dell’Ovest (Mujao) — hanno la meglio sui tuareg del MNLA.

Luglio 2012: nel corso dei combattimenti tra le forze della guerriglia, gli islamisti attaccano e danneggiano i mausolei dei santi e dei sufi (cari alle popolazioni locali) e nelle zone sotto loro controllo impongono la sharia.

12 ottobre 2012:
l’Onu adotta una risoluzione che prevede la dislocazione di truppe antiguerriglia. L’incarico è dato ai paesi africani confinanti che inviano 3500 soldati.

11 dicembre 2012:
la giunta militare, che detiene le vere leve del potere, dimette il Primo ministro Cheick Midibo Diarra. Viene rimpiazzato da Diango Cissoko.

20 dicembre 2012:
il Consiglio di sicurezza dell’Onu, vista l’incapacità dei mercenari africani già dislocati in Mali, dà il semaforo verde all’impiego di una forza internazionale per combattere la guerriglia.

10 gennaio 2013:
la guerriglia islamista avanza e si impadronisce della città di Konna, a 70 Km da Mopti. È la strada verso la pur lontana capitale Bamako. Il presidente maliano chiede apertamente l’intervento della Francia. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, a copertura preventiva di un eventuale intervento francese, reitera il dislocamento rapido di una forza internazionale.

11 gennaio 2013:
il Presidente “socialista” francese Francois Hollande annuncia il dispiegamento di forze armate francesi in Mali, affermando: “la lotta contro i terroristi durerà tutto il tempo necessario”. Lo stesso giorno, reparti speciali francesi, che evidentemente erano già in Mali, sferrano un attacco alla guerriglia a Sévaré, a 50 Km da Konna. Nell’attacco viene abbattuto un elicottero francese e un soldato perde la vita.

12 Gennaio 2013:
grazie allo spazio aereo concesso dall’Algeria, caccia francesi bombardano diverse località nel nord del Mali. Lo stesso giorno, su richiesta della Francia, si riunisce d’urgenza il Consiglio di sicurezza dell’Onu. La Comunità economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest (CEDEAO) annuncia l’invio di truppe congiunte per riconquistare il nord del Mali.

14 gennaio 2013:
al quarto giorno dell’operazione neocolonialista francese denominata “Serval”, i mercenari si scontrano duramente con i guerriglieri, senza tuttavia metterli in fuga.

16 gennaio 2013:
combattenti venuti dal Mali attaccano in Algeria un sito petrolifero della BP, si parla di alcuni morti. 41 persone vengono sequestrate. Il Ministro degli esteri italiano Terzi annuncia l’aiuto italiani ai francesi “nel rispetto della Risoluzione Onu 2085 per fermare il terrorismo”.