TORINO, 10 MAGGIO

Pienamente riuscita l’assemblea contro l’embargo genocida

Brevi riflessioni

da www.gazavive.com

 

La giornata di sabato 10 maggio è stata il punto di arrivo di una lunga mobilitazione a sostegno della causa palestinese.

Proprio per questo è necessario trarre alcuni elementi di bilancio, decisamente necessari se si vuole continuare questa battaglia – che è al tempo stesso politica, culturale ed ideale – nella maniera più efficace.

La scelta di contestare la Fiera del Libro è stata assolutamente corretta. Politicamente utile e necessaria. Si è così impedito che un’operazione ideologica tesa a legittimare il crimine della Nakba restasse senza risposta.

Questo obiettivo andava perseguito al di là dei numeri e delle forze realmente mobilitabili.

Abbiamo dunque aderito e partecipato al corteo del 10 maggio.

Abbiamo però indicato la necessità di mettere al centro la questione di Gaza. Questione che richiama l’embargo criminale che miete vittime ogni giorno, ma anche la coraggiosa resistenza di un popolo che non intende in alcun modo piegarsi.

Perché Gaza era ed è centrale?

In primo luogo perché quello che a Gaza si sta consumando è il crimine più evidente e mostruoso compiuto dallo stato israeliano. Un crimine che è oggi il simbolo di una storia criminale che dura da 60 anni.

In secondo luogo perché indica la strada della resistenza al colonialismo ed all’imperialismo. Una strada che stanno percorrendo altri popoli, dall’Iraq, all’Afghanistan, al Libano.

E qui veniamo al vero nodo politico: il giudizio sulle vicende palestinesi dalle elezioni del gennaio 2006 ad oggi, passando per il golpismo di Abu Mazen e l’imbroglio di Annapolis.

Da parte nostra il giudizio è chiaro. La vittoria elettorale di Hamas (vittoria che avvenne anche in Cisgiordania, non solo a Gaza) fu il modo di dire un NO chiaro e forte ad una resa chiamata “pace” che i vertici dell’Anp stavano preparando.

In risposta a quel NO, Israele e Stati Uniti (con l’Europa a rimorchio) hanno tentato di rovesciare l’esito di elezioni riconosciute come democratiche da tutti gli osservatori internazionali.

A Gaza questo golpe è fallito: da qui l’inasprimento dell’embargo e dell’assedio con tutte le conseguenze che denunciamo da mesi.

E’ possibile, in questo scenario, non prendere posizione? Noi crediamo di no, anche perché pensiamo che la sconfitta di Gaza aprirebbe la strada alla sconfitta della causa palestinese.

C’è sufficiente consapevolezza di questo dato di fatto? Non ci sembra. In troppi continuano a barcamenarsi, oscillando magari tra duri slogan da corteo e fiacche prese di posizione politiche.

E questo è un grave problema.

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Torniamo ora a Torino.

Se noi misurassimo le cose con il metro oggi attualmente in uso non avremmo che da essere soddisfatti.

L’assemblea indetta da Gaza Vivrà – con il titolo – è stata infatti un successo, sia per la partecipazione numerica, che per il clima che vi si respirava, dato che raramente si vede un’assemblea così attenta e compatta nel riconoscersi nelle analisi e nei ragionamenti proposti nei vari interventi.

Ma non ci interessa ragionare in questi termini, non ci interessa coltivare miseri orticelli mentre il Medio Oriente è in fiamme, altri fronti si aprono (vedi la situazione in Libano) ed altri ancora sono in preparazione.

E non ci interessa anche in considerazione della situazione che viviamo in Italia ed in Europa.

In Europa, ed in Italia in particolare, americanismo e filo-sionismo stanno andando avanti a passi da gigante. Le oscene dichiarazioni di Fini sul fatto che sarebbe più grave bruciare una bandiera israeliana che uccidere un ragazzo innocente parlano da sole. E parlano ancor di più in virtù delle flebili risposte di quella che dovrebbe essere l’ “opposizione parlamentare”, che per bocca del suo leader ha detto – altrettanto oscenamente – che “non si devono fare graduatorie”. Ed acquistano un significato ancora più grave alla luce della presenza alla Fiera del candidato premier della fu Sinistra arcobaleno, Fausto Bertinotti.

Questi fatti, che ovviamente non ci sorprendono, ci dicono però una cosa: se Usa ed Israele sono in difficoltà, politica e militare, sui fronti caldi della loro Guerra Infinita; americanismo e sionismo si sono invece rafforzati non poco in una società europea ripiegata su se stessa e preda di un moderno totalitarismo che uccide la politica, la cultura e l’informazione, in una parola uccide la democrazia.

In questo quadro la mobilitazione di Torino ha rappresentato un fatto importante, un segnale di resistenza contro questa tendenza autoritaria, la manifestazione di una preziosa volontà di lotta da cui ripartire.

Sbaglieremmo però a non vedere le difficoltà. E sbaglia dunque, a nostro modesto avviso, chi ha enfatizzato la portata del corteo di sabato.

La verità è che abbiamo in qualche modo resistito ad un potente attacco della lobby sionista di centro-sinistra-destra, abbiamo tenuto testa alla sua operazione ideologica, ma tutto questo in un contesto di forte arretramento.

Ora si tratterà di discutere sul futuro, su come continuare la lotta.

Per quanto ci riguarda più direttamente, come Comitato Gaza Vivrà riteniamo necessario rilanciare un confronto con tutte le forze disponibili per costruire insieme le prossime tappe della mobilitazione contro l’embargo ed a sostegno della resistenza palestinese.

15 maggio 2008

da www.gazavive.com