“Avvistando le coste di Gaza, ci siamo avvicinati
alla più grande prigione che sia mai stata edificata –
dove i secondini, l’esercito israeliano che ne presidia
i confini, impongono la fame come punizione collettiva
ai civili, commettendo crimine contro l’umanità”
(dal testo inviato dalla Free Gaza da Vittorio Arrigoni)

Nel pomeriggio di sabato le due imbarcazioni Free Gaza e Liberty sono finalmente approdate sulla spiaggia di Gaza.
Dopo mesi e mesi di tentativi, questa volta il governo israeliano ha dovuto cedere.
E’ un risultato importante, frutto delle mobilitazioni di questo ultimo anno. Un risultato notevole per il suo valore simbolico di solidarietà e vicinanza al popolo di Gaza.
Nel dicembre 2007 ed alla fine dello scorso mese di marzo siamo stati tra i protagonisti di due analoghi tentativi via terra: il primo da nord attraverso il valico di Eretz, il secondo da sud dal valico di Rafah. In entrambi i casi le delegazioni di solidarietà vennero respinte dall’esercito israeliano e da quello del servile Egitto.

Siamo perciò felicissimi dell’esito positivo di questo tentativo via mare. E’ il segno delle difficoltà del governo israeliano, ma soprattutto quello di una volontà di opporsi all’embargo genocida che non si ferma davanti alle difficoltà.
Ad accogliere le due imbarcazioni c’erano i militanti del “Comitato popolare contro l’assedio”, che molti in Italia hanno potuto conoscere nel maggio scorso negli incontri organizzati in diverse città dal Comitato Gaza Vivrà.

Il successo di questa spedizione ha avuto anche il merito, tutt’altro che secondario, di richiamare con forza l’attenzione sull’attuale situazione a Gaza. Una situazione che la cosiddetta “tregua” non ha cambiato di molto. Certo, le incursioni israeliane si sono ridotte, ma le terribili condizioni umane, sociali e sanitarie che hanno fatto di Gaza un enorme campo di concentramento non sono affatto mutate.

Il lento genocidio del popolo palestinese continua, come pure l’indifferenza dell’occidente.
Rilanciare la mobilitazione contro l’embargo è perciò urgente e necessario. Questo è il messaggio fondamentale che ci giunge dalle due barche arrivate a Gaza.

Campo antimperialista, Notiziario del 26 agosto 2008