Nemici dei servi, ma servi del padrone: l’inevitabile destino della sinistra obamiana
Venerdì 4 settembre è stato un giorno di sangue in Afghanistan, uno dei tanti.
Ben 150 morti, ma il numero esatto non si saprà mai anche per i molti corpi carbonizzati, sono stati causati da un unico raid degli aerei della Nato nel nord del paese, che ha colpito in particolare i villaggi di Sarak-i-Bala, Yaqoubi e Maulvi Naeem.
I morti sono tutti civili. Tra i 50 cadaveri registrati a Yaqoubi, 15 erano bambini.
Siamo chiaramente di fronte ad un’escalation pianificata dai comandi americani, alla quale le altre truppe Nato si adeguano senza troppi problemi. La zona teatro degli attacchi di due giorni fa è sotto il controllo tedesco.
L’Afghanistan, o se si preferisce l’AfgPakistan, è il primo fronte di Obama. Il presidente americano ha già aumentato le truppe di occupazione a stelle e strisce di 30mila unità, mentre altre migliaia di soldati sono stati richiesti agli alleati. In questo quadro si colloca anche l’aumento dei soldati italiani, mentre ieri Zapatero ha comunicato l’invio di altri 200 militari spagnoli.
Ma ancora non basta, ed infatti il generale Stanley McCrystal, comandante delle forze Nato in Afghanistan, ha chiesto nei giorni scorsi altri 20mila uomini. La farsa elettorale – quando mai conosceremo i risultati ufficiali? – è stata un autentico disastro per gli occupanti, ed ora non resta che l’intensificazione delle azioni militari.
Le stragi di civili non sono incidenti, sono atti deliberati di terrorismo imperiale, sono parte della guerra alle forze che resistono all’occupazione, sono un tassello della strategia obamiana. E’ stato sempre così: in Jugoslavia, in Iraq, come in Afghanistan.
Solo gli ipocriti possono fingere di non rendersene conto. Ma gli ipocriti non sono pochi.
L’editoriale pubblicato questa mattina dal Manifesto ne è un esempio impeccabile. Se in Afghanistan si muore è solo colpa di Frattini, mentre Obama è innocente: è questa la sintesi surreale di Tommaso Di Francesco, di cui riportiamo integralmente la parte iniziale:
«“Le stragi di civili sono inaccettabili, si devono evitare e basta. Siamo in Afghanistan per garantire la sicurezza non per portare la morte”. Così il ministro degli esteri Franco Frattini ha commentato la strage di più di cento civili a Kunduz a opera di un raid aereo della Nato. Il rappresentante della Farnesina non ha avuto la benché minima vergogna a dirlo. Avrebbe dovuto tacere, avere il pudore che cominciano a mostrare il governo di Londra, di fronte ad una opinione pubblica in rivolta per le centinaia di bare di soldati britannici, e la Casa bianca alle prese sia con il rapimento dell’inviato del New York Times che indagava proprio su questa strage, sia con le immagini dei marine colpiti a morte che troppo richiamano lo spettro del Vietnam. Per Obama “l’Afghanistan è il primo problema quando mi sveglio, l’ultimo quando vado a letto la sera”. Per il governo italiano e Frattini in particolare è occasione di sceneggiata».
Ma che bella immagine quella di Obama! E chissà a cosa pensa quando pensa all’Afghanistan! Per ora il risultato della sua linea è stato: più soldati, più guerra, più morti. Questi sono i fatti.
Obama è il primo responsabile di questo macello, Frattini è solo un disprezzabile servo, peraltro per niente diverso (come si vorrebbe far credere) dai suoi omologhi europei, tutti tristi e compunti nel commentare le stragi, quanto pronti e supini nel seguire le direttive dell’escalation obamiana.
Il servo è disprezzabile, il padrone è il vero nemico. O meglio, entrambi sono nemici, ma mentre il servo è solo uno tra i tanti, il padrone è quello principale. E sparare su un bersaglio secondario, oscurando quello principale, è quasi sempre prova certa di malafede. Se poi il nemico vero ci viene pure magnificato, il “quasi” va tolto senza indugio.
E’ necessario lavorare da subito al rilancio della mobilitazione per il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan, ma porsi questo obiettivo senza denunciare la strategia obamiana che scandisce il ritmo della guerra in corso è assurdo. Pensare di farlo addirittura incensando chi guida la cabina di regia dell’occupazione è semplicemente furfantesco.