Intervista del Corriere della Sera a Mahmoud al-Zahar, cofondatore di Hamas
L’intervista a Mahmoud al-Zahar, che pubblichiamo di seguito, ci parla della situazione a Gaza, delle prospettive della lotta del popolo palestinese, di Abu Mazen e della Turchia. Senza rinunciare ad una sacrosanta polemica con l’Occidente e la sua ipocrisia. Vi invitiamo perciò a leggerla.
Dal Corriere della Sera del 16 giugno 2010
intervista a cura di Francesco Battistini
GAZA – Arrivano altre navi. Dall’Iran e dal Libano. Ma vi conviene che ayatollah e Hezbollah incendino la situazione?
«Parla di loro come se fossero il diavolo».
Non portano solo pacifisti…
«Aiutare un fratello in difficoltà è l’obbligo d’ogni musulmano. Perché dovremmo accettare aiuti dall’Italia e non dall’Iran? È la logica d’Israele: è buono solo chi non minaccia la sua sicurezza. Che ipocriti, voi europei…».
Amr Moussa, il leader della Lega araba, ha fatto la prima visita a Gaza e ha evitato di visitare la sede di Hamas: è lui, il primo a non riconoscervi…
«Vero. Ma la colpa è dell’Europa: aveva fatto dei passi verso di noi, poi è tornata a obbedire alla lobby sionista. La Lega araba le è andata dietro, come al solito».
Mahmoud al-Zahar fa accomodare e la sua casa è una piccola Gaza. Sta tutto nel salone: divani, scrivania, computer, mappamondo, diplomi di medicina, foto dei figli ammazzati, bodyguard e perfino una gigantesca Land Cruiser bianca, tirata a lucido più del pavimento. A 65 anni, cofondatore di Hamas e tessitore d’amicizie internazionali, Zahar è stato fra gli ultimi a parlare coi pacifisti turchi, prima della strage: «Voglio proprio vedere che commissione d’inchiesta s’inventano. Perché dev’essere internazionale. Senza israeliani, americani, palestinesi. E deve ascoltare chi c’era…».
Che cos’ha cambiato la Freedom Flotilla, nella storia di Gaza?
« Nulla. L’assedio resta. E Abu Mazen, il sedicente presidente palestinese, ci tocca sentirlo dire che l’assedio a Gaza non va tolto, altrimenti si fa il gioco di Hamas! È responsabile della nostra situazione come gl’israeliani».
Mentre Usa e Ue chiedono che il blocco sia alleggerito, non è paradossale che siano i fratelli arabi a volervi isolati?
«Non è così. Il popolo arabo è contro questo assedio. Imbarazzati sono solo i suoi governi. Specie ora che la Turchia raccoglie più consensi di loro. Erdogan è l’uomo nuovo. Quando nel mondo islamico squilla una nuova tromba, l’Occidente non lo capisce mai. Stavolta è quella della più antica leadership musulmana, mezzo millennio d’impero ottomano. Erdogan lo sa: la Turchia è il nuovo centro dell’Islam».
E le prove di riavvicinamento fra Hamas e l’Europa?
«L’Occidente aveva accettato il blocco israeliano, per provocare il crollo di Hamas. Prolungando l’assedio economico, impedendo alle banche di trattare con noi, votando contro il rapporto Goldstone sui crimini israeliani, pensavano che il popolo si sarebbe ribellato a Hamas. Hanno fallito. Ripetono che qui non c’è democrazia. Ma noi siamo stati eletti nel 2006: sono Usa e Ue, i primi a non accettare il risultato di un’elezione regolare, certificata da Jimmy Carter!».
Però è vero: a Gaza non c’è democrazia.
«C’è grande differenza fra Hamas e la vostra idea di diritti civili. Chiediamo a una commissione internazionale neutrale se davvero abbiamo violato tutte queste libertà. Il mondo che cosa vuole, per considerarci degni? Una democrazia alla Karzai? Da voi c’è Berlusconi che controlla tutto: è democrazia, la vostra?».
Noi possiamo votare e cambiarlo: quando farete le elezioni, a Gaza?
«La democrazia non è solo votare. È un intero sistema. Siamo scaduti da tre mesi, è vero. Ma Abu Mazen è scaduto da 16: che cos’aspetta a indire elezioni? E perché, a lui, l’Occidente non le chiede? In Cisgiordania, i nostri di Hamas sono tutti in prigione. Eppure abbiamo due terzi dei consensi. Fatah è talmente divisa da non formare una lista nemmeno per le comunali. Però l’Occidente pensa solo alla democrazia di Gaza…»
L’Occidente vi chiede anche di rinunciare al terrorismo.
«Una cosa è il terrorismo, un’altra è resistere. L’occupato ha il diritto di resistere all’occupante. Perché questa è un’occupazione: Israele s’è ritirato e ci ha chiusi qua dentro. Bloccando cemento, medicinali, persone. Dicono: ma voi tirate i Qassam. Quando i tedeschi occuparono l’Italia, voi che cos’avete fatto?».
Obama vi ha deluso?
«Abbiamo detto subito che non c’era da aspettarsi nulla. Doveva solo alleggerire l’eredità di Bush, tutto l’odio seminato contro l’Islam. Ha parlato al Cairo, poi basta. La situazione militare è perfino peggiorata: Obama s’è messo a minacciare pure l’Iran e la Siria».
Gilad Shalit è vostro ostaggio da quattro anni: non è ora di liberarlo?
«È Israele che deve rispondere a questa domanda. Papà Shalit deve arrabbiarsi col suo governo. L’accordo con Netanyahu era scritto, lo sa bene anche il mediatore tedesco: è stato Israele a cambiare idea. Lo posso giurare su quel che vuole».
Quando arriva la nuova intifada?
«Il processo di pace è fallito. Possiamo aspettarci di tutto».