Intervista con Ali Fayyad, parlamentare libanese del partito di Hezbollah
Realizzata dalla delegazione di Sumud in Libano il 6 agosto 2010
Sumud: Puoi darci informazioni generali su Hezbollah?
Ali Fayyad: Permettetemi un’introduzione su me stesso, prima. Io adesso sono un membro del Parlamento Libanese, sto nell’Ufficio Politico di Hezbollah e sono professore nell’Università Libanese, dove insegno sociologia della politica. Dal 1982 al 1990 sono stato responsabile del settore studenti e insegnanti di Hezbollah. Dopo di che dal 1990 al 1994 sono stato responsabile media (TV, radio, stampa etc.) di Hezbollah. Poi, dal 1995 fino ad un anno fa, sono stato Direttore Generale del Centro di Consulenza per Studi e Documentazione, il think tank di Hezbollah, così per 14 anni. Ma quando ho avuto il seggio parlamentare ho lasciato il mio posto in questo Centro. Così oggi sono soltanto un professore universitario e un combattente antimperialista.
A proposito di Hezbollah, io penso che molti di voi sanno bene che noi siamo la resistenza contro l’occupazione israeliana qui, e ci riteniamo una resistenza nazionale e un movimento di liberazione. Siamo combattenti per la libertà e contro l’occupazione.
Come sapete, gli israeliani hanno invaso il nostro paese nel 1982, e prima di ciò avevano invaso una zona più piccola, forse metà del sud del Libano, nel 1979. Da allora c’è stata una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la n. 425, e il popolo libanese ha aspettato per 22 anni che questa risoluzione fosse attuata, ma nessuno ha costretto Israele a ritirarsi dalla nostra terra. Così fin dal primo momento della invasione israeliana noi non abbiamo avuto scelta, l’unica opzione era combattere contro gli israeliani per liberare il nostro paese. Non è complicato: questa è la nostra patria e gli israeliani l’hanno occupata. Ma poiché ci sono doppi standard nelle politiche internazionali, poiché ci sono doppi standard nelle istituzioni ed organizzazioni internazionali, poiché Israele è uno stato al di sopra del diritto internazionale, nessuno gli ha chiesto di cessare gli attacchi sul territorio libanese. In tal modo l’unica scelta per il popolo libanese era quella di combattere e liberare il nostro paese. Così abbiamo combattuto per 22 anni e, come sapete, abbiamo liberato il paese nel maggio del 2000. Ma purtroppo quando gli israeliani si sono ritirati dal nostro paese, hanno continuato ad occupare una piccola area nota come le Fattorie di Shebaa e le Colline di Kfar Shouba. Essi hanno ancora imprigionato decine di libanesi nelle carceri israeliane. Adesso, come sapete, abbiamo la risoluzione internazionale n. 1701, ma penso che ciò non significhi nulla, dato che questa risoluzione internazionale non ha impedito agli israeliani di violare la sovranità libanese. Siamo forse il solo paese al mondo la cui sovranità nazionale è stata violata dal suo nemico senza creare una crisi politica internazionale e di sicurezza.
Gli israeliani negli ultimi tre giorni prima del loro ritiro dai territori libanesi nel 2006, nella Guerra d’Estate, hanno gettato sui territori libanesi e nei villaggi 3 milioni di bombe a grappolo. Fino ad ora negli ultimi 4 anni più di 200 persone sono state ferite o uccise da queste bombe a grappolo. Gli israeliani hanno insistito per lo spopolamento del sud del Libano. Nella guerra di luglio del 2006 hanno danneggiato o distrutto più di 128.000 case, ponti, fabbriche, negozi e così via. Perché è accaduto questo? Perché la resistenza libanese, cioè Hezbollah, ha catturato due soldati israeliani per liberare i prigionieri libanesi dalle galere israeliane. Essi hanno distrutto un paese per quella ragione, che non è logica né ragionevole. Adesso noi siamo in una posizione di difesa. Abbiamo una piccola area che è ancora occupata dagli israeliani, e gli israeliani continuano a minacciare il popolo libanese e la sua resistenza. Ci aspettiamo una nuova guerra fra Israele e Libano in futuro. Gli israeliani non hanno motivo di iniziare questa guerra contro il Libano, parlano solo del fatto che Hezbollah lavora per ottenere armi. Ma questo è nostro diritto, perché noi siamo qui sulla nostra terra, nella nostra patria.
Noi non stiamo andando in Palestina a liberare la Palestina e a combattere gli israeliani in Palestina; noi stiamo combattendo nel nostro territorio nazionale ed è normale che abbiamo armi per difendere noi stessi. Stiamo parlando forse di alcune migliaia di combattenti, ma stiamo lottando contro Israele che è lo stato più forte in Medio Oriente, forse il sesto stato nel mondo. Come sapete, gli Stati Uniti, l’Europa ed altri stati sostengono Israele e gli forniscono ogni sorta di armi, compresa quella nucleare. In questo caso è nostro diritto avere razzi e fucili.
Sumud: Quale è la vostra posizione, quale componente dell’Islam politico, verso i movimenti di sinistra e marxisti?
Ali Fayyad: E’ vero, noi abbiamo un’ideologia islamica ma io penso che ciò non vuol dire nulla perchè non costruiamo le nostre alleanze e le divisioni con gli altri su criteri ideologici.
Noi percepiamo che alcuni fra i partiti marxisti sono più vicini a noi di quanto lo siano alcuni fra quelli islamisti, avverto che siamo nella stessa “trincea”, e direi che abbiamo in gran parte un approccio politico comune. La questione principale dal nostro specifico punto di vista è chi sta contro l’imperialismo e chi sta dalla parte dell’imperialismo. Pensiamo che questo è il criterio principale delle divisioni politiche.
Sumud: Qual’è la visione di Hezbollah sul sistema politico del Libano?
Ali Fayyad: Siamo islamisti, ma qui, in questo paese, crediamo nella democrazia e rispettiamo la democrazia libanese. Siamo alleati con il più grande partito cristiano del Libano, guidato dal generale Aoun, e con altre organizzazioni di sinistra, panarabiste, marxiste, nasseriane e altri. Non riteniamo che l’ideologia sia la piattaforma sulla quale costruire alleanze con altri partiti.
E’ molto importante comprendere che nel nostro partito ci sono due dimensioni. La dimensione della resistenza contro Israele, e poi quella interna: siamo un partito democratico, abbiamo deputati in Parlamento e ministri nel governo. Siamo il maggiore partito libanese e forse il più importante nel mondo arabo, perché siamo il solo partito con un ruolo strategico nella regione, simile al ruolo di alcuni stati della regione. Rispettiamo il processo elettorale in Libano, rispettiamo le diversità e il pluralismo libanese, crediamo che questo paese sia basato su tutti i gruppi religiosi e confessionali e rispettiamo le loro differenze.
Non stiamo lavorando a livello politico per edificare uno stato islamico in Libano. Negli anni ’80 qualcuno dei nostri leader parlava di uno stato islamico, ma io penso che dobbiamo distinguere fra l’approccio ideologico e quello politico. Sì, crediamo nell’Islam e riteniamo che l’Islam aiuterebbe la società a risolvere i suoi problemi, cosa che io credo sia nostro democratico diritto. Ma riteniamo che il Libano costituisca un caso speciale. Sarebbe un grande errore se provassimo ad imporre l’Islam con la forza; dovrebbe piuttosto essere la libera scelta del popolo. Penso che il Libano non sia un paese da essere diretto da un governo islamico, perché metà del popolo libanese è cristiano e metà è musulmano, e i musulmani sono sia sunniti, sia drusi, sia sciiti. Non soltanto uno stato islamico, ma qualsiasi stato ideologico in Libano sarebbe una sorta di stato dispotico, una dittatura. Qui in Libano crediamo nella democrazia fondata sul consenso, che significa che tutte le comunità libanesi devono partecipare al processo politico decisionale. E dobbiamo rispettare completamente ed integralmente i valori della democrazia.
Sumud: Come avverti il fatto che Hezbollah in occidente sia considerata come un’organizzaizone terrorista?
Ali Fayyad: La propaganda occidentale contro di noi potrebbe essere il nostro principale problema. Come sapete, noi non siamo inseriti nella Lista Nera europea, non siamo catalogati come terroristi; solo Stati Uniti, Australia e Canada considerano Hezbollah un gruppo terrorista. In Europa non abbiamo questo problema, ma abbiamo un problema politico con le politiche europee. Abbiamo bisogno dell’aiuto europeo attraverso molti gruppi, come voi, per correggere la nostra immagine in Europa. Io personalmente viaggio molto in Europa, ho partecipato a forum europei in Grecia, a Barcellona, a Parigi e al Social Forum di Porto Alegre. Ma io sento che negli ultimi 4 o 5 anni c’è stata una sorta di regressione in questo tipo di attività in Europa. Non so perché, ma avverto come circa 10 anni fa i nostri amici erano più attivi e più giovani. Penso che la sinistra stia vivendo una crisi dappertutto in Europa, adesso non hanno nemmeno più seggi parlamentari. In generale il rapporto fra il mondo islamico e l’Europa sta andando verso una maggiore complessità. Come sapete, negli Stati Uniti il discorso politico è un discorso puramente politico, ma in Europa a volte si sente il discorso politico fondato su un sostrato ideologico contro il mondo islamico, specialmente sulla questione del velo e su altri problemi culturali.
E’ probabile che la posizione occidentale qui aumenterà il fondamentalismo. Le politiche americane hanno fallito del tutto nel fronteggiare il fondamentalismo islamico, in Afghanistan, in Iraq e dappertutto. Nel mondo islamico i fondamentalisti emergeranno sempre di più perché le società islamiche avvertono una sorta di umiliazione. Siamo vicini di casa con gli europei, essi stanno proprio sull’altro lato del Mediterraneo, abbiamo uno spazio di sicurezza comune e io penso che l’Europa dovrà affrontare un bel po’ di problemi politici e di sicurezza in futuro. Nell’ultimo decennio siamo stati in attesa di una più equilibrata politica europea verso il mondo islamico e la causa palestinese, ma purtroppo la politica ufficiale europea, la politica dell’Unione Europea, ora è del tutto comune con le politiche degli Stati Uniti. Questo non è stato il caso degli ultimi 40 o 50 anni. Adesso noi non possiamo riconoscere o distinguere fra le politiche europee e quelle statunitensi nei confronti dei conflitti nella regione, della questione nucleare iraniana, della causa palestinese e della situazione irachena. A volte troviamo che le politiche francesi o tedesche sono più estremiste di quelle americane. Dove stiamo andando?
Tutti i tentativi e tutte le parole circa un compromesso fra il popolo palestinese e gli israeliani non significano niente. Gli israeliani non sono pronti per creare una pace effettiva. E i palestinesi non sono pronti ad accordarsi con gli israeliani, perché c’è una grande divisione fra il popolo palestinese, fra la Cisgiordania e Gaza, fra il Fatah e Hamas. Netanyahu ha accettato di negoziare con i palestinesi per ragioni tattiche e non strategiche. Egli non crede affatto in una pace con il popolo palestinese, non crede che esiste un popolo palestinese. Tutto ciò di cui parla sono i rifugiati palestinesi, come se il nocciolo della causa palestinese fosse quello che essi hanno bisogno di mangiare e di vivere. Per lui questo è un problema economico e sociale, non un problema politico. Secondo lui il popolo palestinese non ha bisogno di uno stato, di un stato indipendente e reale che sia in grado di vivere.
Sumud: Giusto qualche giorno fa (ci si riferisce ai fatti del 3 agosto – Ndt) c’è stato un incidente fra l’esercito israeliano e quello libanese sul confine. Pensi che una nuova guerra sia imminente?
Ali Fayyad: Gli israeliani hanno avviato gli scontri a causa di un albero sito in terra libanese, che essi affermano ostacoli le telecamere israeliane nel controllo del territorio libanese. Così essi hanno deciso di tagliare questo albero e hanno chiesto all’UNIFIL di farlo, ma i libanesi hanno impedito loro di farlo, perché questo è un nostro albero e questa è la nostra terra. Quando sono venuti con un grande cesto contenuto nei bulldozer e hanno provato a tagliare questo albero, i soldati libanesi hanno sparato prima in aria per avvertirli, poi direttamente contro di loro. Dopo di che essi hanno attaccato, ed è stata una vera guerra, con gli aerei Abatshi, i carri armati ed ogni cosa. Questo è Israele. Noi abbiamo detto ai comandi dell’esercito libanese che eravamo pronti a partecipare a questo scontro, ma penso che non avevano bisogno di essere supportati dalla resistenza.
Come ho detto prima, riteniamo che sia molto probabile che arriverà una nuova guerra. Non ci aspettiamo la rottura a breve termine, durante i prossimi mesi, piuttosto in un periodo di medio o lungo termine, forse un anno. Se Hezbollah combattesse a fianco dell’esercito libanese, come per esempio in questo ultimo episodio, penso che sarebbe una guerra regionale. Infatti ci aspettiamo che la prossima guerra fra Israele e Libano sarà un guerra regionale. Ritengo che nessuno abbia la garanzia che si tratterà di una guerra interna.
Traduzione a cura di Maria Grazia Ardizzone