«Occorre un nuovo dizionario per parlare di Israele»

Lunedì 8 novembre in un affollato teatro di Ramallah, presso la Friend’s Boy School, è intervenuto Ilan Pappe (foto), storico israeliano, direttore del Centro Europeo degli Studi Palestinesi, professore alla Università di Exeter (Regno Unito) e autore del libro “La pulizia etnica della Palestina”; Pappe ha recentemente terminato due altri testi, “L’aristocrazia: gli Husseini; una biografia politica”, e il libro “Crisi a Gaza: Riflessioni sulla guerra di Israele contro i palestinesi”, scritto a quattro mani con Noam Chomsky.

Nena News ha deciso di pubblicare il racconto che dell’incontro hanno fatto due giovani studentesse universitarie della Bir Zeit, sul famoso e seguito blog “Life on Birzeit”, non solo perché le due giovanissime ragazze hanno colto alcuni aspetti molto interessanti della conferenza (passata sotto silenzio sulla stampa), ma anche perché hanno aggiunto brevi considerazioni sulla generazione dei giovani palestinesi e la partecipazione allo spazio della vita culturale e intellettuale ramallese.

Ecco di seguito quanto pubblicato sul blog:
E’ stato soprannominato uno dei “Nuovi Storici Israeliani”, proprio per la sua posizione pro-palestinese e per il suo lavoro che molti dei suoi detrattori e critici liquidano come fenomeno del ”self-hating Jew“, un ebreo che odia se stesso. Pappe stesso, ha dichiarato che una delle più frequenti domande che gli viene posta è perché lui ragioni in modo diverso da altri ebrei Israeliani. La sua risposta in realtà è stato un parafrasare la domanda, riformulandola nel seguente modo: Perché così pochi ebrei nel 21esimo secolo, con così tanta informazione e conoscenza a disposizione, in una società che non sembra dittatoriale, hanno un’inclinazione a vedere le cose in maniera diversa? Perché ci sono cioè così tanti soldati fedeli all’ideologia sionista?

Pappe crede fermamente che gli ebrei dovrebbero intraprendere un viaggio in loro stessi; da una parte, un viaggio di “risveglio”, attraverso il quale possano arrivare alla consapevolezza di vedere loro stessi da “salvatori degli Arabi” a “colonizzatori”. Dall’altra, essere capaci di impegnarsi per sfidare un punto di vista che li concepisce come esseri civilizzati in una terra straniera la cui legittimità è sostenuta, tra altre cose, da rivelazioni messianiche. E’ andato avanti descrivendo come il dibattito sul 1948 nella società israeliana, non abbia mai incluso né l’etica né l’aspetto morale e ciò dimostra quanto democratico sia Israele e quanto progressisti siano gli accademici israeliani. Ovviamente il tutto lo ha detto con sarcasmo!

Pappe ha inoltre descritto la sua vita adolescenziale: nato in una famiglia sionista sul Monte Carmel, a Haifa. I suoi genitori parlavano tedesco più che ebraico e lo stesso Pappe ha riflettuto a lungo sul fatto che all’interno della sua comunità anche i cartelli stradali fossero in tedesco. Era il modo in cui la sua famiglia ricreava la Germania in Palestina. Non vedevano i nativi, (ndr, i palestinesi) che vivevano e vivono ancora in Wadi Nisnas e Wadi Salim, e quando aprivano gli occhi era solo per vederli sotto forma di ostacoli, zanzare, come qualcuno che si tollera come si tollera il brutto tempo.

Pappe chiede che si usi un nuovo dizionario, una nuova terminologia riguardante Israele (un punto sul quale ha insistito molto) e che la gente cominci a pensare a Israele non più in termini di una democrazia di pace ma come a uno stato colonialista, razzista, che porta avanti un apartheid etnico. Convincere la gente che Israele è uno stato che pratica l’apartheid non è necessario, ha detto Pappe, basta vedere le prove quando si analizzano le politiche adottate a Gaza, in Cisgiordania, nella grande Gerusalemme, nel Negev, e cosi via.

Pappe è stato il primo accademico israeliano a sostenere il boicottaggio accademico di Israele e nel corso della conferenza ha raccontato di come creò un gruppo con un totale di soli 6 altri accademici israeliani che all’inizio lo hanno sostenuto. Oggi ci sono oltre 150 accademici israeliani che si oppongono all’occupazione israeliana e alle politiche dell’apartheid, un piccolo segnale di come la campagna BDS (ndr Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) abbia acquisito popolarità.

Non c’è bisogno di dire quanto siamo felici che le nostre menti abbiano potuto ascoltare Pappe e ampliarsi di maggiore conoscenza. Una critica deve però essere sollevata: la sala conferenze era piena di stranieri. E ovviamente è un bene, non c’è nulla di male. Ma dove sono i palestinesi? Risparmiateci il paradigma “solo perché sono francese, ciò non significa che io non sia palestinese nell’anima”, non si tratta di questo. Abbiamo contato solo 5 arabi, ed è un peccato che con uno storico israeliano così famoso, così pochi palestinesi abbiano davvero dimostrato un interesse a partecipare. Forse, è per via della società decadente nella quale ci siamo trasformati. Siamo ottimisti, siamo ossessionati da face-book, da Lady Gaga che chirurgicamente ha valorizzato i cantanti arabi, e semplicemente non ci importa di altro. Gioventù disillusa? Avete perso un’occasione, ecco tutto.

Traduzione dall’originale in inglese apparso sul blog Life on Birzeit
http://lifeonbirzeitcampus.blogspot.com/2010/11/ilan-pappe-comes-to-ramallah.html
(Fonte: Nena News)