I dati sulla repressione delle forze della resistenza palestinese ad opera dell’Anp

Nei giorni scorsi abbiamo riportato e commentato (vedi articoli del 25 e del 27 gennaio) le notizie sul collaborazionismo dell’ANP con Israele. Un collaborazionismo palesemente senza limiti, che da molto tempo trova la sua applicazione nel campo della repressione delle forze della Resistenza palestinese.

Di seguito riportiamo i dati diffusi da Hamas (e ripresi da Infopal) sulla repressione nel mese di gennaio 2011 e quelli relativi all’intero 2010. Più sotto una dichiarazione, diffusa dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, in cui il segretario del Fronte Ahmad Sa’adat denuncia i “servizi gratuiti” resi dall’Anp all’occupazione sionista.

Gennaio 2011: 289 membri arrestati, di cui 157 appena rilasciati da Israele. Il resoconto di Hamas

InfoPal – Nel mese di gennaio 2011 si è assistito ad un’escalation nelle operazioni di arresti di simpatizzanti, semplici sostenitori o membri del Movimento di resistenza islamica, Hamas.
Gli arresti sono stati condotti dagli apparati di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) e hanno interessato tutti i governatorati della Cisgiordania occupata.

In numeri: 289 cittadini palestinesi sono stati arrestati e circa 750 sono stati convocati a colloquio (donne e anziani compresi) nel mese di riferimento del presente rapporto messo a disposizione della stampa dal Movimento di resistenza islamica.
Così come dichiarava Benjamin Netanyahu nel 1998 (Wye River Memorandum, l’unico documento parte degli “Accordi di Oslo” in cui si affrontava la questione della liberazione di detenuti e prigionieri palestinesi, ndr), allora come oggi, premier dello Stato di Israele, per i palestinesi detenuti “non ci sarebbe stata nessuna porta girevole” ovvero, non sarebbero stati rilasciati con facilità e, nell’ipotesi di una loro liberazione, sarebbero stati i primi ad essere ri-arrestati.
Quella logica è valida ancora oggi, infatti, il dato qui emerso riguarda cittadini palestinesi arrestati dalla sicurezza dell’Anp, appena rilasciati dalle prigioni dell’occupazione israeliana.
Lo confermano i 157 palestinesi sequestrati poco dopo il rilascio e spesso, ancor prima di raggiungere la propria casa.

Nei confronti di mogli, sorelle o donne tra i familiari di detenuti, gennaio 2011 porta con sé una cospicua casistica di arresti eseguiti in sede di interrogatorio. Queste donne sono state convocate a colloquio dalla sicurezza dell’Anp e poi trattenute, quindi arrestate.
Le università palestinesi restano uno dei ventri molli degli arresti: in Cisgiordania sono stati rapiti 5 docenti universitari e 32 studenti. A decine sono stati convocati per essere interrogati. 33 insegnanti e otto consiglieri comunali, 3 medici, 3 ingegneri, 3 giornalisti e un avvocato. Ancora: 21 bambini d’età inferiore ai 18 anni sono stati arrestati dagli apparati di sicurezza del governo di Ramallah.

Parallelamente alle esecuzioni materiali delle operazioni di arresto, abusi, maltrattamenti e vere forme di tortura psico-fisica hanno subito un’impennata nel mese di gennaio 2011.
Nel governatorato di al-Khalil (Hebron) si è registrata la più grave situazione sui diritti umani. Qui, 16 membri e leader di Hamas sono stati trasferiti dalle prigioni verso gli ospedali per essere sottoposti a metodi di tortura da parte degli ufficiali della sicurezza. Inoltre, a gennaio 2011, si sono sollevate contro l’Anp frequenti denunce dall’interno come da organizzazioni internazionali per i diritti umani.

L’illegalità di questi arresti arbitrari non si ferma nemmeno davanti alla giustizia: a trattare questi casi sono puntualmente tribunali militari i quali non ne avrebbero giurisdizione: a gennaio 2011 hanno condannato membri e sostenitori di Hamas a pene carcerarie che vanno dai 3 mesi a 5 anni e mezzo di carcere.

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Hamas: “Nel 2010 Anp ha arrestato 3mila membri e sostenitori”

Gaza – InfoPal. Il Movimento di resistenza islamica a Gaza, Hamas, ha presentato un resoconto degli arresti di massa contro i suoi membri, sostenitori e legittimi rappresentanti: donne, professori, imam, altri professionisti, deputati e semplici cittadini.
In una conferenza stampa svoltasi ieri, 2 gennaio, il Movimento islamico ha fatto il punto della situazione: “Oltre 90 persone sono state deferite ai tribunali militari in Cisgiordania e sono ostaggio di accordi di sicurezza con l’occupazione israeliana”.

Tra gli ultimi cittadini arrestati, 195 erano stati rilasciati da poco dalle prigioni dell’occupazione e sono stati arrestati immediatamente dagli apparati di sicurezza palestinesi.
Al centro delle accuse vi è l’Autorità nazionale palestinese (Anp), definita da Hamas “responsabile di aver accordato ad Israele un coordinamento e di aver messo così a repentaglio la vita dell’intera popolazione palestinese: dalle famiglie ai bambini ai detenuti che attualmente sono in sciopero della fame nel carcere di Ariha (Gerico) contro l’arbitrarietà di tali arresti”.
Nell’incontro con la stampa, è stato ricordato il caso di ‘Ayyoub al-Qawasmi, in gravi condizioni di salute.

Hamas ha ammesso di sospettare “un complotto ancora più esteso” e ha manifestato le preoccupazioni interne alla propria leadership per il silenzio imposto sulla causa di detenuti e prigionieri palestinesi.
Infine, ha escluso qualunque possibilità di riconciliazione nazionale qualora “gli arresti ‘politici’ dovessero proseguire”.
Nel 2010, oltre tre mila cittadini palestinesi, sostenitori e membri di Hamas sono stati arrestati dal governo di Fatah. Collocando tali azioni all’interno del coordinamento con Israele, Hamas ha dichiarato di non poter fare alcuna distinzione tra Anp e Israele, garantendo che “questo è un sentimento condiviso anche a livello popolare”.

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Ahmed Sa’adat: la criminale cooperazione per la sicurezza dell’Autorità Palestinese è responsabile per il mio arresto

In risposta alle recenti negazioni di responsabilità da parte di Tawfiq Tirawi per il sequestro del compagno Ahmad Sa’adat, Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, il compagno Sa’adat ha rilasciato la seguente dichiarazione dalla sua cella di isolamento nella prigione di Nafha, mettendo in evidenza la responsabilità non solo di Tirawi, ma dell’Autorità Palestinese nel suo insieme e della sua politica di cooperazione per la sicurezza con l’occupante:

“La mia posizione sui dettagli che sono stati riferiti a proposito del mio arresto il 15 gennaio 2002 è che l’Autorità porta la responsabilità del nostro arresto ed incarcerazione, del crimine di aver accettato l’accordo di imprigionarci a Gerico e quindi, dopo, del nostro sequestro dalla prigione di Gerico nel marzo 2006.
L’accordo su Gerico era illegittimo e particolarmente nei miei confronti (l’arresto di Sa’adat era stato definito infondato ed illegale dall’Alta Corte Palestinese). Questa è una ripercussione della politica di cooperazione per la sicurezza e dell’accettazione da parte dell’AP che tutti i suoi organi di sicurezza giochino il ruolo di agenti addetti alla protezione della sicurezza di Israele.
Ci sono molti esempi di combattenti che hanno pagato con la vita e la libertà il prezzo di questa politica, compresi elementi della resistenza di Fatah.

Come ho dichiarato in passato, il principale responsabile per il mio arresto è Yasser Arafat e tutti i capi della sicurezza sono stati coinvolti, in un modo o nell’altro, nella realizzazione dell’arresto e della detenzione, compreso Tawfiq Tirawi. Lui ha partecipato all’inganno ed è stato uno di quelli che lo hanno orchestrato, per compiere il mio arresto, lavorando dietro le quinte per mettermi in prigione.

Quello che mi disturba è la continuazione della stessa politica sotto lo slogan del rispetto degli impegni del vergognoso accordo, privo di valore, con l’occupazione. Questo significa che i combattenti stanno ancora pagando il prezzo del crimine dell’accordo per la sicurezza e della cooperazione per la sicurezza con l’occupazione. Quello che mi preoccupa maggiormente non è la condanna di qualche individuo, ma la linea che si continua a seguire e continua ad offrire servizi gratuiti all’occupante contro la resistenza palestinese.”

Ahmed Sa’adat, Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, dall’isolamento del carcere di Nafha

da Forum Palestina
Fonte: http://www.pflp.ps/english/