Le sollevazioni popolari nel Maghreb e in Medio oriente, non potevano non avere un impatto nella Gaza sotto assedio e in Cisgiordania. Mentre il governo dell’ANP e al-Fatah, si sono allineati sulla posizione dell’Arabia Saudita e di Israele, ovvero cercando di difendere Mubarak fino all’ultimo, tutte le altre forze palestinesi che compongono la Resistenza, HAMAS, il Fronte Popolare e Jihad islamica, non hanno esitato a schierarsi dalla parte delle rivolte.
Così, mentre a Ramallah, l’ANP di Abu Mazen è giunta a vietare le manifestazioni di appoggio alle sollevazioni in Tunisia ed Egitto, addirittura malmenando i dimostranti, a Gaza si sono svolte grandi manifestazioni di esultanza per la caduta di Mubarak, manifestazioni che hanno visto sfilare assieme HAMAS e le altre forze della Resistenza.

La vicenda dello scandaloso sostegno dell’ANP a Mubarak, aggiunta alle rivelazioni di Wikileaks sulla complicità di quest’ultima con Israele nel colpire i combattenti palestinesi e sui suoi cedimenti al tavolo negoziale, hanno, proprio in queste ultime settimane, fatto crescere tra i palestinesi un vasto movimento d’opinione che chiede le dimissioni del governo di Abu Mazen e del Primo ministro Fayyad. Sacrosanta richiesta.

In parallelo al-Fatah si difendeva come poteva, tentando furbescamente di aizzare i palestinesi di Gaza contro HAMAS, equiparando il governo di quest’ultima alla dittatura di Mubarak. In poche parole al-Fatah tentava di suscitare una “rivoluzione colorata” a Gaza. Al-Fatah, per interposta persona, ovvero attraverso una associazione giovanile nata su Facebook denominata “Thauret al-Karama”, indiceva una manifestazione di protesta contro HAMAS l’11 febbraio. Una manifestazione che fallirà miseramente. Che Karama fosse un arnese di al-Fatah sarà chiaro subito, quando il direttore dei servizi segreti di al-Fatah, Tawfiq at-Tirawi, chiamò in prima persona ad aderire alla fallita manifestazione contro HAMAS affermando «L’11 febbraio sarà la rivolta contro HAMAS a Gaza».

Un mese prima, ai primi di gennaio, sempre a Gaza, prendeva piede un’altra iniziativa, ancora una volta attraverso Facebook. Un gruppo di “giovani apartitici” lanciava un manifesto pieno di improperie e di parolacce,che chiamava i palestinesi a mobilitarsi “contro Israele, contro Hamas, contro al-Fath”. Contro tutti insomma. (qui il testo del manifesto

Questo manifesto che qualunquisticamente  affermava “Vaffanculo Hamas. Vaffanculo Israele. Vaffanculo Fatah. Vaffanculo UN. Vaffanculo UNWRA. Vaffanculo USA!”, venne subito rilanciato dal compagno Vittorio Arrigoni, (http://guerrillaradio.iobloggo.com/) al quale abbiamo rimproverato, non di averlo fatto circolare, ma di averlo fatto lasciando intendere che perorava l’iniziativa. Vittorio se l’è presa con noi, il che è comprensibile. E ci ha dato degli “arteriosclerotici”.

Su una cosa effettivamente Vittorio ha ragione. Nel nostro articolo del 24 febbraio abbiamo effettivamente confuso “Thauret al-Karama” col gruppo dei Gybo, cioè con quelli che mandavano affanculo tutti quanti. Nell’errore siamo stati indotti da un articolo del quotidiano LA STAMPA del 10 febbraio.
Ammettiamo l’errore, ma la sostanza non cambia: per noi il manifesto “Vaffanculo a tutti” era incondivisibile, politicamente inqualificabile. Anche i sassi capiscono che mettere sullo stesso piano HAMAS con l’ANP, chi resiste con chi collabora coi sionisti è un’operazione di sapore qualunquistico.
Saremo forse “arterioscelrotici”, come dice Vittorio Arrigoni, ma nessuno ci toglie dalla testa che questa è la sostanza del problema.

Intanto di acqua ne è passata sotto i ponti.
Dell’inqualificabile appello “Vaffanculo tutti” non se ne parla più, anzitutto a Gaza. Resta ovviamente la spinta giovanile a Gaza, di giovani, che anche legittimamente esprimono il loro malessere, anche verso i metodi con cui HAMAS amministra Gaza.

È sorto quindi, di nuovo su Facebook, un movimento d’opinione che ha indetto una giornata di protesta per il 15 marzo, non solo a Gaza ma anche nelle principali città della Cisgiordania amministrate dall’ANP. Il Manifesto che indice la manifestazione si intitola “Il Popolo vuole la fine della divisione”, esso chiede in altri termini la cessazione delle ostilità tra al-Fatah e HAMAS, le dimissioni sia del governo di Haniyeh che di quello di Fayyad e, la fine di ogni collaborazione coi sionisti ed infine, e questo è davvero decisivo, di rimettere in piedi l’OLP, col sottinteso che l’ANP deve ubbidire a tutta l’OLP unita, compresa HAMAS.

Un manifesto di alto profilo politico, lontano anni luce da quello del “Vaffanculo tutti”. Un Manifesto da cui traspare l’imprinting del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, che infatti è il movimento che più di tutti appoggia e sponsorizza la manifestazione del 15 marzo. Anche HAMAS ha lasciato capire che vede di buon occhio la manifestazione del 15 marzo. Il portavoce, Fawzi Barhoum ha assicurato ufficialmente l’adesione di HAMAS.

C’è chi si stupisce di quest’adesione. Ma chi si stupisce forse non sa che proprio HAMAS, tre anni fa, lanciò la proposta, proprio allo scopo di porre fine allo scontro con al-Fatah, di ricostruire l’OLP, e quindi che l’ANP si sottomettesse alla direttive dell’OLP ricostruita e riunificata. HAMAS si spinse a chiedere di riunire a Damasco entro il 2009 la nuova OLP. Non se ne fece nulla, proprio a causa del netto rifiuto di al-Fatah, che non poteva accettare di perdere il controllo dell’ANP e il monopolio dei negoziati (e dei finanziamenti internazionali).

Per concludere: ben venga l’unità di tutte le forze palestinesi e la ricostruzione dell’OLP, HAMAS compresa (che non ne ha mai fatto parte), a patto che questa “riconciliazione” si fondi su un bilancio, da Oslo in poi, della strategia negoziale coi sionisti (fallita), e che indichi che solo la Resistenza potrà portare alla liberazione di tutta la Palestina.