Si sono quindi rivelate esatte le indiscrezioni diffuse da Der Spiegel nel febbraio scorso. Il Tribunale Speciale per il Libano (TSL) — istituito nel marzo 2006 dal Consiglio di sicurezza del’ONU (Risoluzione 1664) per identificare e punire i mandanti e gli esecutori dell’assassinio dell’ex Primo ministro Rafiq Hariri e di altre 22 persone, avvenuto il 14 febbraio del 2005 —, ha chiuso la sua istruttoria. Colpevoli di quell’attentato, secondo il TSL, sarebbero: Mustafa Badr al-Din, Salim al-Ayyash, Assad Sabra e Hassan Unaisi, ovvero quattro esponenti di spicco di Hezbollah. 
(nella foto il giudice italiano Antonio Cassese, presidente del TSL)

Il TSL — presieduto dall’italiano Antonio Cassese, già noto per aver presieduto dal 1993 al 1997 l’altro famigerato Tribunale, quello per i crimini commessi nella guerra in Jugoslavia — ha quindi consegnato le sue gravissime accuse alla Procura generale libanese, che ora dovrà decidere se dare seguito alla richiesta di arresto. Decisione pesantissima da assumere, visto che rendere esecutive le direttive del TSL non è solo questione di diritto o di giurisdizione, ma eminentemente politica e strategica.

Non è un mistero per nessuno che il Libano è un vulcano che potrebbe esplodere da un momento all’altro e l’improvvida decisione del TSL potrebbe essere la miccia per far eplodere la santabarbara libanese. Hezbollah, per bocca del suo portavoce Nasrallah ha da tempo messo in chiaro non solo che non riconosce alcuna legittimità al TSL e valore alle sue accuse, ma che impedirà in ogni modo alle autorità libanesi di eseguire le direttive del TSL, tacciato apertamente di essere agli ordini di Stati Uniti e Israele. Il fatto è che Hezbollah non è solo una forza militare di tutto rispetto, è una delle due gambe principali su cui si regge non solo il governo di Najib Mikati, ma tutto il fragile equilibrio nazionale. La decisione del TSL ha infatti terremotato il paese, non c’è uomo politico che non evochi adesso il rischio che il Libano riprecipiti nella guerra civile. Esito scontato se la Procura generale libanese decidesse davvero di dare esecuzione al mandato di cattura per i quattro esponenti di Hezbollah, presunti colpevoli dell’attentato a Rafik Hariri del febbraio 2005.

La coalizione del 14 Marzo e il Movimento Futuro capeggiati da Saad Hariri e spalleggiati da Stati Uniti, Unione europea e Israele, non appena formalizzate le accuse del TSL, hanno immediatamente chiesto al governo e alla Procura libanesi, che diano seguito alle richieste del TSL medesimo. Il loro scopo è evidente: azzoppare Hezbollah e riposizionare il Libano come satellite del blocco imperialista e, nel caso il governo di Mikati si rifiutasse di eseguire gli “ordini” del TSL, avallare lo spettro di sanzioni internazionali contro il paese. 

Che Mikati decida di collaborare col TSL noi lo riteniamo altamente improbabile. Egli è ben consapevole che non solo il suo governo cadrebbe ma che il paese precipiterebbe appunto nell’abisso di una nuova guerra civile. Una guerra che la grande maggioranza del popolo libanese non desidera, ciò che evidenzia quanto velleitarie siano le speranze della Coalizione del 14 marzo di utilizzare le accuse del TSL come grimaldello per tornare al potere.

Detto questo resta il carattere come minimo singolare del TSL. In altri casi l’ONU aveva istituito Tribunali “speciali”, anch’essi di dubbia legittimità, per perseguire il reato di “crimini contro l’umanità”. In questo caso si è istituito un Tribunale speciale per giudicare un omicidio politico, per quanto efferato. Per di più non solo la legittimità ma pure l’imparzialità del TSL, sono altamente discutibili. Proprio sulla vicenda Hariri il TSL prese un abbaglio clamoroso quando, seguendo la “pista siriana” accusò dell’attentato quattro altissimi ufficiali libanesi, accusati di essere agenti siriani, e per questo arrestati nell’aprile 2005 e con tanto di scuse scarcerati nell’agosto 2009. Né il TSL ha mai voluto considerare le accuse di Hezbollah ai servizi segreti israeliani, accuse sostanziate anche da prove circostanziate.

Per finire ci paiono sacrosante le parole con cui la Tv libanese Al Manar commentò a suo tempo le accuse del TSL: «E’ fin troppo semplicistica la cosiddetta giustizia internazionale, una “giustizia” che semplicemente ignora i più importanti criminali del mondo e si rifiuta anche solo di condannare l’occupazione di terre altrui e i massacri commessi dappertutto contro donne e bambini».