Si può trasformare una importante missione contro l’assedio di Gaza in un’innocua sceneggiata? Sì, si può e il direttivo internazionale della Freedom Flotilla 2 c’è riuscito in pieno. Ridurre la FF2 alla farsa mediatica di una barchetta di una dozzina di persone – tutte selezionate in base alla compatibilità delle loro posizioni politiche – che finge di voler rompere il blocco navale, dopo aver condotto il resto delle imbarcazioni nella trappola greca, dalla quale certo non casualmente solo la barca francese ha potuto «evadere», è il modo migliore per danneggiare la causa palestinese.
Sulla gestione della FF2 abbiamo già detto abbondantemente la nostra (vedi Riflettendo su un insuccesso), ma mentre vediamo che chi ha coperto questo snaturamento della missione in Italia continua ad emettere i suoi patetici bollettini di vittoria, altri – molto più seriamente – denunciano la vera natura dell’operazione della Dignité. E’ questo il caso dell’articolo di InfoPal che potete leggere più sotto.
Da notare come la barca francese abbia a bordo, tra gli altri, la giornalista israeliana Amira Hass – di cui ci siamo ripetutamente occupati (vedi L’indifendibile Amira Hass) – ma anche i due membri del direttivo internazionale che volevano invitare sulla FF2 la tv israeliana, nonché un esponente francese noto più che altro per la sua islamofobia. Un bel gruppetto che si commenta da solo.
Di seguito l’articolo di InfoPal sul blocco della Dignité avvenuto questa mattina.
La nave francese Dignité abbordata dalla Marina israeliana
(da InfoPal, 19/07/11)
La nave francese, con cittadini israeliani e internazionali a bordo, è stata intercettata verso le 10 ora locale di questa mattina, a circa 50 miglia dalla costa di Gaza. Le navi da guerra israeliane hanno chiesto ai passeggeri quale fosse la loro destinazione e se portavano armi, e questi hanno risposto “Gaza”, e che erano completamente disarmati.
Alle 12 ora locale è stata abbordata in modo non aggressivo.
Salpando dalla Grecia, Dignité – al Karama aveva dichiarato di dirigersi verso Alessandria d’Egitto, e non verso Gaza (ma tutti erano al corrente del tentativo di “depistaggio”, era, cioè, il “segreto di Pulcinella”), poi ha cambiato rotta, come previsto, e s’è diretta verso Gaza.
Fonti della Difesa israeliana, hanno dichiarato domenica che dai passeggeri della barca non si aspettavano azioni violente e dunque l’abbordaggio sarebbe stato tranquillo.
Il messaggio è chiaro: la Freedom Flotilla 1 era violenta, e dunque andava attaccata con violenza. Anche il resto della FF2 poteva essere violento, dunque è rimasto in Grecia. La barca francese non costituiva una minaccia, ma le altre navi sì.
La minaccia che può costituire la flotilla per Gaza è solo politica, ovviamente, perché nessuna barca rappresenta alcuna minaccia militare o materiale per Israele.
Ma perché la coalizione internazionale, sapendo quale sarebbe stato l’esito – l’abbordaggio – ha permesso la partenza di una sola barchetta con 10 persone a bordo, tra cui alcuni israeliani, e diversi francesi il cui anti-sionismo non è una componente fondamentale dell’attivismo pro-Gaza? Per far fare alla FF1, come già successe l’anno scorso con l’abbordaggio tranquillo della nave del Free Gaza, dopo il massacro della Mavi e delle altre barche, e al resto della flotta della FF2, la figura delle “violente”?
Forse è meglio che la coalizione internazionale inizi a porsi delle domande sui propri obiettivi politici. Per Israele è un grande goal. La prova di ciò sta negli articoli di Haaretz, e in quelli nostrani: http://ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/07/19/visualizza_new.html_784171793.html
Le nove vittime turche sarebbero state uccise negli “scontri” con il quarto esercito più armato del mondo.
Ecco che la propaganda è servita: grazie Dignité.