Il reuccio ascemita si sbraccia a chiedere aiuto a Israele

Giordania: aumentano le proteste contro il governo

Anche ieri migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città della Giordania: oltre che ad Amman si è manifestato a Tafileh, Karak, Zarqa, Irbid, Jerash e Salt. I manifestanti chiedono le dimissioni del governo, lo scioglimento della camera e l’espulsione dell’ambasciatore israeliano in Giordania. Forti le proteste contro il vergognoso discorso di Obama all’Onu. Di fronte a questa situazione la monarchia ascemita trema e si raccomanda ad Israele ed all’occidente. Sulle mosse di Abdallah II, pubblichiamo di seguito un articolo di Palaestina Felix.

Il reuccio di Giordania Abdallah II ha approfittato dell’esposizione riflessa sulla sua poco dignitosa persona dall’Assemblea generale dell’ONU riunita in questi giorni a New York per ‘avvertire’ (parlando a nuora perché suocera intenda) Israele che gravi rischi di instabilità derivano dalla sua recente condotta nell’arena regionale e internazionale e che, nella fattispecie, la situazione giordana potrebbe diventare esplosiva e avere ‘imprevedibili ripercussioni’ proprio nei confronti dello Stato ebraico dell’Apartheid.

Abdallah, che si trova NY proprio per l’Assemblea generale ONU, ha dichiarato in una intervista al Wall Street Journal (testata nota per le sue posizioni filosioniste) che “continuando a infilare la testa nella sabbia” i dirigenti israeliani non fanno che facilitare “eventi con un impatto molto negativo sull’intera regione”; ovviamente il reuccio é in primo luogo preoccupato per sé stesso, spaventato a morte (forse più dello stesso ambasciatore sionista scappato a gambe levate da Amman) dalla colossale “marcia di un milione di uomini” tenutasi la scorsa settimana ad Amman.

I vecchi equilibri coltivati dalla Casa di Hashem sono saltati; quella ‘compensazione’ tra i beduini del deserto (che formavano il nocciolo di seguaci fanatici della monarchia e di cui erano riempiti i ranghi della polizia, dell’Esercito, dei servizi segreti) e gli abitanti delle poche zone urbane (quasi tutti i origine o ascendenza palestinese) erano già claudicanti a fine anni ’60 (cosa che rese ‘necessaria’ per il nano Hussein ricorrere al “pogrom” armato di Settembre Nero per ‘sfoltire’ i ranghi dei potenziali oppositori) ma nell’ultimo quarantennio la popolazione delle città é cresciuta a dismisura mentre quella beduina é diminuita.

Il Governo a guida Likud-militaristi-estremisti religiosi non ha l’intelligenza o la prospettiva storica e politica per capire che la Giordania Ascemita é uno dei ‘baluardi’ su cui si regge la ‘sicurezza’ dell’entità sionista di occupazione forse anche più di quanto non fosse l’Egitto di Mubarak: l’Egitto confina con Israele tramite il Sinai, zona vastissima e praticamente deserta, mentre la Giordania ha un lunghissimo confine lineare con il regime ebraico che dà direttamente sulla Valle del Giordano. Se Abdallah cadesse o fuggisse in esilio chiunque controllasse la Giordania potrebbe immediatamente colpire gli insediamenti ebraici con una facilità e su una scala che farebbero impallidire i bombardamenti di Hezbollah o i lanci di razzi e mortai da Gaza.

I politici laburisti (razzisti e criminali in quanto sionisti, ma molto più scaltri e abili) lo sapevano e hanno sempre trovato accordi con la Casa di Hashem, durante il 1948 convincendo Amman a non condurre più che una ‘drole de guerre’ con la Legione Araba contro le milizie ebraiche, nel 1970 mettendo in preallarme l’aviazione per colpire le colonne corazzate siriane che minacciavano di marciare sulla capitale per deporre Hussein impegnato nel “Settembre Nero”, nel 1973 convincendo lo stesso nano reale a non partecipare alla Guerra del Ramadan se non con un tardivo intervento “fuori casa” in terra siriana (e non colpendo direttamente Israele, cosa che avrebbe fatto del tutto collassare il traballante sistema difensivo sionista).

Speriamo intensamente che le parole porte da Abdallah al WSJ siano totalmente sprecate sulle orecchie tappate di Netanyahu e Lieberman; la Causa palestinese ne beneficerebbe immensamente e il popolo di Giordania altrettanto, liberandosi finalmente di una casa regnante indegna e venduta, che ha sempre valutato il proprio interesse e la propria stabilità come molto più importanti delle aspirazioni del popolo e della nazione su cui, senza titolo di merito alcuno, si é trovata a esercitare una maldestra potestà.

da Palaestina Felix