Dall’arrivo di Bashar alla scintilla di Daraa
Intervista ad Ossamah al-Tawel (prima parte)

Ossamah è membro del Comitato esecutivo del Coordinamento siriano per il cambiamento democratico (Cscd), l’ala democratica e rivoluzionaria del vasto e diviso campo delle opposizioni siriane. Il Cscd vanta legami solidi con la base popolare della rivolta siriana, di cui i Comitati di coordinamento locale sono la spina dorsale. Il CSCD, mentre segue una linea di opposizione intransigente al regime di Bashar al-Assad, è in aperto dissenso col Consiglio nazionale siriano (Cns) di Ghalioun per la sua svolta filo-occidentale.

Il Cscd, il cui portavoce è Hassan Abdel Azim, è composto da circa 17 partiti di cui 11 sono partiti curdi. I più importanti sono: Il partito democratico dell’unione socialista, il Partito d’azione comunista, il Partito democratico curdo, Al Baath – partito democratico arabo socialista, il Movimento dei socialisti arabi, l’Unione democratica.


Campo Antimperialista:
La rivolta popolare scoppia nel marzo del 2011, ma l’opposizione politica al regime ha radici più lontane.

Ossamah al-Tawel: E’ necessario ricordare come Bashar salì al potere nel 2000. In solo due ore, cambiando d’imperio un articolo della Costituzione, diventò presidente ereditario di quella che definisco “repubblica monarchica”. Malgrado la modalità d’intronizzazione i siriani nutrirono molte speranze nel nuovo e giovane presidente. Bashar aveva studiato a Londra, si pensava rappresentasse il vento della democrazia, si sperava che la primavera siriana fosse molto vicina.

Si svolsero allora i primi incontri delle opposizioni, tra i partiti di sinistra e alcuni esponenti dei Fratelli Musulmani — preciso che i Fratelli Musulmani erano fuorilegge e chi vi apparteneva veniva condannato a morte, non potevano quindi dichiararsi pubblicamente come tali. Si trattava di uomini con una lunga storia politica alle spalle. Questi incontri sfociarono, nel 2001, in quella che sarà conosciuta come la Conferenza di Damasco, conclusasi con la famosa Dichiarazione di Damasco — da non confondere con la “Dichiarazione per il cambiamento democratico nazionale” dell’ottobre 2005.

Bashar, appena insediato, per stabilizzare la sua nuova posizione, concesse in effetti un pizzico di democrazia, e apportò dei cambiamenti all’interno della gerarchia militare e della nomenklatura statale. Al vertice del potere rimase però il clan Assad e i parenti più stretti, che detenevano le principali leve del potere. Fu in questo quadro, con tante speranze, che nacque la prima Conferenza e venne adottata la Dichiarazione di Damasco.

Dopo meno di un anno però, Bashar fece marcia indietro. Pose fine alle timide aperture democratiche e molti dei sottoscrittori della Dichiarazione di Damasco vennero arrestati.


Campo Antimperialista:
Non pensi che gli oppositori peccarono di ingenuità?

Ossamah al-Tawel:
Solo in parte. In realtà ci fu una specie di baratto politico: in cambio di un po’ di democrazia gli oppositori accettarono l’illegittima successione di Bashar al padre. Questo, non dimentichiamolo, in un contesto segnato da diffuse speranze di un’autoriforma del sistema dall’interno.


Campo Antimperialista:
Quand’è che crollarono queste illusioni?

Ossamah al-Tawel: Nel Marzo e Aprile 2001 appunto, coi primi arresti di noti esponenti dell’opposizione. I reati ascritti erano grotteschi, del tipo: “offesa allo Stato”  o “intenzione di indebolire il senso morale dello Stato”. Agli arrestati non venne neanche concesso  il permesso di farsi difendere da un avvocato. Diritto che sarà dato molto dopo.


Campo Antimperialista:
Qual’era la geografia delle opposizioni in quel momento?

Ossamah al-Tawel:
C’era anzitutto la pseudo-opposizione, quella rappresentata in Parlamento, sostanzialmente filo governativa. Si trattava  dei partiti dei nasseriani, dei socialisti siriani, di due o tre partitelli comunisti. Forze politiche minoritarie e personaggi scelti dal regime, messi in Parlamento per far vedere che, esistendo un’opposizione legale, c’era democrazia. Questo era chiaro però ai cittadini siriani, la gente sapeva che il Parlamento era sotto il dominio del partito Baath e che il Parlamento era un organismo fasullo.

C’era poi l’Opposizione esterna al sistema, divisa a sua volta in due parti.  La più consistente era quella che si riconosceva nella Dichiarazione di Damasco, composta da intellettuali e da una parte della elite della società siriana. L’altra era composta da partiti clandestini che non accettarono quella Dichiarazione perché non si fidavano per niente del regime. E avevano ragione.
Questa parte più radicale era composta anzitutto dal Partito d’Azione Comunista e da altri piccoli partiti radicali, anzitutto curdi.

Campo Antimperialista: Non pare tu dia un giudizio molto positivo di coloro che si riconobbero nella Dichiarazione di Damasco…

Ossamah al-Tawel:
Si trattava intellettuali legati a partiti, più che al popolo. Non possiamo chiamarla vera Opposizione. Era un tentativo di aprire canali di dialogo con il regime, di trovare un compromesso per ottenere una democratizzazione graduale e pilotata del paese.

Campo Antimperialista: Intellettuali con deboli legami col popolo…

Ossamah al-Tawel:
Come si poteva in Siria, dopo 30 anni di dittatura, essere “legati al popolo”? Non c’erano che i partiti rappresentati in Parlamento, tutti sotto la protezione e la tutela  del regime. Non c’erano sedi politiche, non c’era libera attività politica. Tutto si faceva clandestinamente, le riunioni dovevano tenersi in modo segreto. Tra il popolo prevalevano la paura e l’impotenza. C’era solo il timore di essere arrestati ed essere messi in carcere per 10/15 anni o tutta la vita.


Campo Antimperialista:
Questi intellettuali rappresentavano tutto il mosaico di cui è composta la società siriana?  Voglio dire: Alawiti, Curdi, Sunniti, Cristiani…

Ossamah al-Tawel:
Si, c’erano cristiani, musulmani, drusi, sciiti, curdi, alawiti, c’era di tutto.


Campo Antimperialista:
Qual’era la posizione di questi intellettuali d’opposizione sul sionismo, sull’appoggio alla Resistenza palestinese, sul posizionamento geopolitico della Siria?

Ossamah al-Tawel:
All’epoca, stiamo ancora parlando del 2001, non c’erano tentennamenti di sorta. Per i siriani è una cosa ovvia l’appoggio della causa palestinese, la condanna del sionismo e la necessità di combatterlo. E’ una cosa ovvia per tutti i siriani, nessuno osava dire il contrario. Non per paura, ma per convinzione. Questo è poco ma è sicuro.


Campo Antimperialista:
Sono passati dieci anni dal 2001. Cosa è accaduto nel frattempo a quella che definisci pseudo-opposizione?

Ossamah al-Tawel: Sette otto mesi dopo la Dichiarazione di Damasco, il regime capisce che quel gruppo di intellettuali stava facendo sul serio. Si formarono gruppi in diverse città che svolsero riunioni più ampie. Il regime una volta stabilizzatosi, come detto, scatenò un’ondata di arresti e di carcerazioni. Poi vennero nel 2003 l’invasione imperialista dell’Iraq, l’attacco israeliano in Libano nel 2006. La situazione internazionale era incandescente e la Siria venne a trovarsi in mezzo a queste tempeste.

E’ bene sapere che il popolo siriano pensava che si dovesse sopportare la dittatura come prezzo per sostenere la Resistenza e la causa palestinese, per difendere la cultura e il futuro del mondo arabo. Israele per noi era, ed è tutt’ora, una minaccia alla nostra esistenza. La nostra guerra con Israele non era una guerra di confini, ma una guerra di esistenza. Tutti i siriani erano convinti che la dittatura fosse necessaria, necessaria per combattere contro Israele e il sionismo.


Campo Antimperialista:
Potremmo quindi dire che il popolo considerava questa dittatura un male minore?

Ossamah al-Tawel:
Sì. Sì perché abbiamo visto tutti l’offensiva dell’Occidente, dell’America e dell’imperialismo internazionale, — invasioni dell’Iraq e del Libano, l’attacco in Afghanistan dopo l’11 settembre, i massacri sionisti a Gaza —per dominare il Medio oriente. Anche la Siria era minacciata, non possiamo permetterci il lusso di prendere la cosa alla leggera.
E’ in questo quadro regionale schizofrenico e minaccioso che vanno collocati i tentennamenti e la ritirata dell’opposizione di Damasco. Già nel 2002 essa capì benissimo che non era più il tempo di fare troppa confusione. Bisognava aspettare, affidarsi a nuove aperture di Bashar. La particolare situazione regionale, l’invasione dell’Iraq, contribuirono a sbarrare la porta al cambiamento.
Ti dirò di più. L’aggressione all’Afghanistan e all’Iraq, quella sionista in Libano, accrebbero i consensi al regime di Bashar, e indebolirono le opposizioni.

Campo Antimperialista: Come se fosse calata una glaciazione sulla società siriana…

Ossamah al-Tawel:
Sì, congelamento, anzi un auto-congelamento della società siriana. C’è un altro aspetto molto importante per spiegare il riflusso, ed ha radici nella città di Hama. Nel lontano 1982, quando il regime massacrò circa 30mila persone — il numero esatto dei morti è ancora sconosciuto. La gente capiva benissimo che il regime non si faceva scrupoli nell’utilizzare la forza contro il suo popolo quando questo alzava la testa. L’esempio di Hama è ben presente nella mente dei siriani.


Campo Antimperialista:
Facciamo un salto. Ad un certo punto, nel dicembre 2010, esplode la rivolta in Tunisia. Il 14 Gennaio 2011 Ben Ali viene cacciato. Poi la rivolta si estende all’Egitto e cade Mubarak. E’ quella che viene chiamata “primavera araba”. Come si ripercuote questa ondata in Siria?

Ossamah al-Tawel: E’ indubbio che le rivolte in Tunisia e in Egitto hanno un impatto sulla società siriana. Finisce la glaciazione. Ma non automaticamente. Ci furono subito, dopo la Tunisia, alcuni tentativi di animare la protesta, ma non riuscirono. Le speranze che Facebook  o i cosiddetti social network potessero funzionare come era accaduto in Tunisia ed Egitto si dimostrarono illusorie.
In Siria la cultura di internet funziona da poco, la rete è ad uno stadio primitivo, il servizio di rete era ed è ancora molto lento e costosissimo, per cui la maggior parte della gente non lo utilizzava. Tre quindi i problemi con lo strumento telematico: il prezzo eccessivo, la lentezza, la scarsa diffusione. Era un’impresa utilizzare internet persino all’interno dell’Università. Il regime poi teneva sotto stretto controllo la rete.


Campo Antimperialista:
Chi controlla in Siria le compagnie telefoniche?

Ossamah al-Tawel:
Appartengono tutte ai cugini di Bashar Al Assad, alla famiglia Maklouf, cioè la famiglia della madre di Bashar. Tutte, senza eccezioni.


Campo Antimperialista:
Quindi, la famiglia di Bashar attraverso il monopolio del potere politico, ha un grande peso economico?

Ossamah al-Tawel:
Certo. Qualsiasi appalto, qualsiasi impresa, anche statale o straniera, non poteva operare senza dare loro una percentuale. E’ una cosa risaputa. C’erano anche grossi commercianti, businessman che lavoravano in Siria a cui sono stati tolti tutti i permessi perché il clan Bashar potesse avere il monopolio.


Campo Antimperialista:
Come scoppia questa rivolta del marzo 2011?

Ossamah al-Tawel: Essa è frutto del clima generale, il cui tratto principale era che la maggior parte dei cittadini era stufa della situazione e voleva dei cambiamenti. Ma non si  sapeva come accendere la miccia per accendere la protesta. In diversi villaggi, in diverse città, c’erano questi ragazzini che, aspettando la rivoluzione che non veniva mai, scrivevano slogan improvvisati di protesta sui muri. Del tipo: “Tocca a te, dottore” (Dottore, così chiamavano Bashar), “Vogliamo libertà e democrazia”. Finché a Daraa, questi ragazzini, il maggiore dei quali aveva 15 anni, vennero arrestati. Eravamo, appunto, nel Marzo dell’anno scorso. Ne misero in carcere una ventina, tutti sequestrati dai servizi segreti, e messi sotto tortura. Soprusi feroci e crudeli contro dei bambini, tra cui lo strappo delle unghie. Questo non se lo aspettava nessuno. Ci aspettavamo qualsiasi cosa dal regime, però non che giungesse ad accanirsi su dei bambini. Arrivavano da tempo le peggiori notizie sulle torture nelle carceri, ma non credevamo che tanta crudeltà potesse colpire anche dei bambini.


Campo Antimperialista:
Questa è stata dunque la scintilla che ha scatenato la rivolta a Daraa?

Ossamah al-Tawel:
Questa è stata la scintilla, ma non solo questa. Ce n’è stata un’altra. Quando i familiari sono andati dal capo dei servizi segreti di Daraa per chiedere dove fossero i loro figli (ancora nessuno sapeva che fine avessero fatto!). Il capo, anche lui parente di Bashar, ha risposto loro: “Se le vostre mogli non sanno avere figli che amano il presidente, mandatecele,  le violentiamo e così avremo una prole leale”. Questo è non solo terribile in sé, è profondamente offensivo per la cultura e la mentalità araba. Non si può insultare ed offendere la moglie di un arabo, o di un musulmano, in questo modo oltraggioso. Un arabo preferisce la morte a quest’affronto! Per noi è così.

E’ iniziata così dunque. Queste famiglie si sono riunite e andavano ogni giorno nello stesso posto a chiedere notizie dei loro figli. Ad un certo punto il regime ordina l’arresto di tutti i maschi che presidiavano l’edificio dei servizi segreti. Padri, fratelli e parenti maschi sono stati arrestati. Solo le mogli e le donne vennero risparmiate. Ma il giorno dopo, le donne stesse, decidono di andare in prima persona a protestare sotto l’ufficio dei servizi segreti. Le arrestarono tutte quante, anche loro. Tolsero il velo a quelle di loro che lo portavano, le rasarono tutte a zero, e così conciate, poco dopo, le gettarono per strada.

Da quel momento possiamo dire che è nata la rivoluzione siriana. Tutta Daraa è scesa in piazza. La risposta del regime è stata l’invio delle forze speciali da Damasco, forti di tre elicotteri. Hanno ammazzato subito più di 15 persone. La prima manifestazione contro il regime è stata grande, tuttavia nessuno ha urlato slogan contro il presidente, o inneggianti alla sua caduta. No. Chiedevano solo delle riforme.


Campo Antimperialista:
Che ruolo hanno giocato, se l’hanno giocato, in questa rivolta, i partiti di opposizione? Il regime parlò subito di un complotto dei Fratelli Musulmani.

Ossamah al-Tawel:
No, no, nessun partito ebbe alcun ruolo. Fra l’altro a Daraa, i Fratelli Musulmani non ci sono nemmeno, non hanno alcun seguito tra la gente. E’ noto che Darawiti sono considerati comunisti. Daraa è sempre stata una città comunista. Se questi comunisti, per protestare andavano nelle moschee, non è perché sono religiosi, ma per poter uscire in corteo. Non c’erano altri luoghi, non c’erano altre sedi di raduno.

Campo Antimperialista: Qui in Occidente gli ultras di Bashar dicono che i comunisti siriani sono contro la rivolta…

Ossamah al-Tawel:
Non è vero! I comunisti in Siria, per diversi motivi erano e sono divisi, in diverse partiti. Alcuni sono rappresentati in Parlamento e stanno con Bashar, altri no. Quelli che hanno rifiutato ogni sostegno alla dittatura degli Assad subiscono una ingiusta congiura del silenzio. Il regime li ha sempre schiacciati con la repressione, obbligandoli alla lotta clandestina. Meritano il nostro rispetto.


Campo Antimperialista:
Per molti giorni la rivolta resta confinata a Daraa. Quand’è che essa si estende? Chi raccoglie il grido di aiuto Daraa?

Ossamah al-Tawel:
I primi che raccolgono la scintilla sono stati Deir Al Zour poi Banias e Homs . Poi alcuni quartieri della stessa Damasco. Si deve sapere che i Darawiti, dopo che la rivolta si era estesa a tutta la loro regione, hanno iniziato a mandare i loro giovani a Damasco, nelle università, nelle periferie. Molti erano emigrati a Damasco e vivevano nella capitale da tempo. Attraverso i legami familiari e al tam tam, le manifestazioni a Damasco si sono ingrossate. La risposta del regime è stata violenta. Ci sono testimonianze inoppugnabili delle uccisioni. Immagini degli agenti di sicurezza che sparavano ad altezza d’uomo. Tutte queste cose venivano filmate e diffuse, anche tramite internet. Anche grazie a noi. Dobbiamo ammettere che Al Jazeera, all’inizio della rivolta, come per Egitto e Tunisia, ha aiutato la protesta. Così, lentamente, la rivoluzione si è estesa in tutta la Siria.

Campo Antimperialista: Quali strati sociali sono stati protagonisti dei primi fermenti rivoluzionari? il ceto medio, la borghesia, i ricchi, i commercianti, i poveri, i contadini?

Ossamah al-Tawel:
I poveri! La forza che ha animato la rivolta sono stati i poveri. La borghesia fino ad ora, non si è mossa. Anzi, la borghesia, la stessa borghesia sunnita, sta ancora dalla parte del regime.


Campo Antimperialista:
Quindi il regime di Assad non è solo il regime della setta alawita, è un regime capitalista che ha il sostegno  degli strati dominanti di tutte le confessioni?

Ossamah al-Tawel:
Si, ma io non uso l’aggettivo capitalista per definire il regime, io lo definisco semplicemente un regime mafioso. Non ha nessuna morale, nessun principio, vuole solo arraffare tutta la ricchezza del paese, ricchezza che è posseduta da una ristretta minoranza sociale. Una minoranza sociale che non viene solo dalla setta alawita. Il regime è sostenuto anche dai notabili e dai ceti dominanti delle altre comunità religiose: sunniti, drusi, cristiani, sciiti. E’ un regime infame, nelle mani di una famiglia, quella del presidente, che non fa gli interessi del popolo e del paese, ma della rete di clan dominanti.

(continua)
Intervista raccolta il 9 febbraio 2012