Oggi è il giorno della Global March to Jerusalem. Questa volta i palestinesi saranno meno soli a festeggiare la “Giornata della terra”. Si prevede che un milione di persone saranno in strada per fermare il processo di giudaizzazione di Gerusalemme e la pulizia etnica praticata da Israele con l’espulsione dalla città della popolazione palestinese.
La delegazione italiana partecipa alla Marcia dal Libano, che in questo momento si sta dirigendo verso il sud del paese. Sulle attività e sugli incontri libanesi, pubblichiamo (da Gmj Italia) il resoconto dei compagni italiani. (Nella foto la delegazione a Sabra e Chatila)
Diario dal Libano
(28 marzo 2012)
Oggi, nostro primo giorno a Beirut, si sono radunate le delegazioni dei diversi paesi aderenti alla GMJ. Non siamo solo europei. Olanda, Germania, Austria, Italia, assieme a Giappone, USA, Canada, Argentina. Sta per arrivare anche il convoglio asiatico, partito via terra dall’oriente tre settimane fa. Imbarcatisi in Turchia, aspettiamo che sbarchino al porto di Beirut i rappresentanti di India, Pakistan, Malesia, Iran, Australia, Turchia.
Tra sorrisi e abbracci, consci di essere arrivati qui da ogni parte del mondo per manifestare accanto ai palestinesi la nostra solidarietà al loro popolo, ci siamo avviati tutti assieme al Campo profughi palestinese di Sabra e Chatila. La prima visita ufficiale della delegazione internazionale. In questo campo profughi tra il 16 e 18 settembre del 1982, centinaia di palestinesi furono letteralmente massacrati ad opera delle milizie cristiane maronite. In un angusto spiazzo ricoperto di verde, all’ingresso del campo, è stato dedicato un monumento alla memoria delle vittime.
Proprio davanti a questo monumento siamo stati raggiunti dalle Tv locali palestinesi e libanesi. I rappresentanti dei vari paesi hanno rilasciato interviste, e tutti hanno chiaramente ribadito un No al sionismo, alle politiche coloniali e razziste di Israele e soprattutto hanno rimarcato la totale solidarietà con il popolo palestinese.
Subito dopo la visita al memoriale, ci siamo addentrati per le vie del campo profughi, percorrendo assieme le strettissime stradine, fra un brulicare di gente, venditori ambulanti e caprette, sotto una tettoia ingombrante di cavi elettrici. I bambini sgranavano gli occhi al nostro passaggio, ci sorridevano con curiosità seguendoci fin dove potevano.
Ci siamo spostati poi al campo di Burj al baraje, dove, presso la sede del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina – Comando Generale abbiamo pranzato con gustosi falafel.
Breve sosta, perché eravamo attesi alla sede del FPLP di Marliah, il più piccolo campo profughi del Libano, in cui vivono circa 1500 persone.
Siamo stati accolti con caloroso affetto da Abdalal Marouan, uno dei membri della direzione storica del Fronte. Marouan ci ha riferito delle gravi difficoltà in cui versano i profughi palestinesi del Libano, ricordando che questi non godono dei diritti civili, che sono esclusi da più di 76 professioni, che le condizioni igienico-sanitarie sono molto precarie, l’istruzione non è garantita. Più di 400 mila sono le persone registrate sotto lo status di ‘profugo’, ma numerosi sono quelli che, non essendo mai stati registrati, è come se non fossero mai nati. Ci ha ricordato la distruzione di altri campi, come Nahr al-Bared, nel 2007, o Nabatiyya, nel 1973, per citare i più noti. Ha fatto riferimento anche al più grande e complesso campo libanese, con più di 75000 persone, Ein el-Hilwe.
E’ seguita una interessante discussione sulle differenti posizioni politiche dei partiti e delle fazioni palestinesi. Al di là delle differenti visioni, siamo tutti accomunati dal considerare inviolabile e sacrosanto il diritto al Ritorno nella propria terra del popolo palestinese.
A questo punto ci è arrivata la notizia che al convoglio asiatico, arrivato finalmente al porto, era stato impedito di sbarcare. La scusa addotta è stata il mancato rilascio del visto, per problemi burocratici. La discussione si è ulteriormente animata. Volevamo dimostrare in qualche modo il nostro sostegno a chi da tanti giorni è in viaggio per giungere puntuale all’appuntamento con la GMJ, e a chi tantissimo ha lavorato perché questa riuscisse nel migliore dei modi. Ha prevalso la fiducia nelle rassicurazioni avanzate dal comitato organizzatore libanese che sarebbe stato fatto il possibile per risolvere il problema.
Ognuno di noi sa quanto grandi siano state le pressioni cui sono stati sottoposti tutti i paesi organizzatori, quanto forti siano le imposizioni di Israele e quanto difficile sia la situazione mediorientale, in Libano specialmente, in questo momento. Abbiamo dei dubbi sulla possibilità che agli asiatici sia permesso di prendere parte alla GMJ, ad ogni modo noi siamo qui, assieme, pacificamente pronti a marciare nel 36° anniversario della giornata della terra.
Nonostante la stanchezza per la lunga camminata durante il giorno e per le appassionate discussioni, dopo cena si è continuato a parlare tutti insieme fino a notte inoltrata. Domani mattina si svolgerà una conferenza stampa importante. Saranno presenti tutte le delegazioni internazionali e tutti i media libanesi. Siamo pronti!