Il comunicato della Commissione esteri M5S Camera e, sotto, il testo della mozione

«La guerra in Afghanistan è particolarmente vergognosa in quanto non c’è mai stato un reale motivo per entrare in guerra. Finora ha provocato la morte di 52 militari e di 70.000 morti afghani, civili soprattutto. E’ costata 4,5 miliardi di euro allo Stato italiano che avrebbe potuto investirli in ricerca, sviluppo, pmi, istruzione, sanità.

Ieri abbiamo depositato la mozione per il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan. Riuscire, grazie ad essa, a ritirare le nostre truppe anche un mese prima del ritiro che è stato deciso, sarebbe un successo clamoroso in termini di vite risparmiate e di quattrini risparmiati.

La mozione impegna il Governo a elaborare e comunicare con chiarezza al popolo italiano un piano di rientro immediato del nostro contingente militare dall’Afghanistan; alla costruzione della pace e dello sviluppo economico e sociale, a promuovere la tutela dei diritti umani e a migliorare la condizione delle donne e della società civile; a un controllo diretto e mirato del sostegno economico italiano sia per i finanziamenti bilaterali che tramite accordi con la UE e con la NATO.

Noi dobbiamo uscire dall’Afghanistan lasciando un Paese in grado di ripartire e di lasciare ai cittadini afghani la libertà di scelta per il loro futuro.” Commissione Esteri M5S Camera

La mozione

premesso che:

– con i suoi 12 anni di coinvolgimento diretto del nostro Paese, la guerra in Afghanistan risulta essere più duratura di quelle che hanno caratterizzato il ‘900;

– esportare la democrazia utilizzando la forza militare è una contraddizione in termini;

– il modello politico, sociale e di sviluppo occidentale non è un valore universale;

– l’art. 1 dello Statuto delle Nazioni Unite, l’art. 1 del patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e l’Atto Finale di Helsinki del 1975 sanciscono che l’autodeterminazione dei popoli è un diritto universale che permette a ogni popolazione di decidere liberamente il proprio statuto politico senza ingerenze esterne;

– il nostro Paese è intervenuto per contrastare il terrorismo internazionale e per tutelare i diritti umani ma storicamente la guerra si è dimostrata la negazione degli stessi;

– un altro obiettivo che si voleva raggiungere con l’intervento era contrastare la produzione di oppio, obiettivo fallito dato che sotto il regime talebano la stessa produzione era calata drasticamente per poi tornare a livelli preoccupanti solo successivamente all’intervento (oggi l’Afghanistan, con oltre il 90% della produzione, è il principale produttore di oppio al mondo);

– la situazione sanitaria in Afghanistan resta drammatica nonostante ONG e associazioni italiane operino nel pieno rispetto dei principi umanitari grazie ai generosi contributi del popolo italiano;

– lo svolgimento delle attività economiche è reso difficile dalla guerra in atto;

– nonostante i buoni risultati ottenuti dalla campagna di alfabetizzazione delle forze ANP (polizia afghana) il numero di violazioni dei diritti umani perpetrate dalle stesse resta significativo;

– occorre prendere atto che la guerra è persa e che gran parte del territorio afghano è sotto controllo dei talebani e di altri gruppi armati non governativi;

– gli stessi USA stanno pensando a una exit strategy non potendo più sostenere i costi di tale operazione militare specie in uno scenario di crisi economica globale;

– in questa guerra, dipinta come missione di pace, hanno perso la vita 52 nostri soldati e oltre 70.000 civili afghani, molti dei quali uccisi dai bombardamenti della NATO ed è costata finora ai cittadini italiani oltre 4,5 miliardi di euro, denaro che sarebbe stato opportuno usare diversamente, ad esempio per sostenere le PMI, l’istruzione o la sanità pubblica;

– l’art. 11 della Costituzione Italiana dichiara che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”;

impegna il governo:

– a elaborare e comunicare con chiarezza al popolo italiano un piano di rientro immediato del nostro contingente militare dall’Afghanistan;

– alla costruzione della pace e dello sviluppo economico e sociale, a promuovere la tutela dei diritti umani e a migliorare la condizione delle donne e della società civile;

– a un controllo diretto e mirato del sostegno economico italiano sia per i finanziamenti bilaterali che tramite accordi con la UE e la NATO.