A Gaza siamo al 26° giorno sotto le bombe

Il genocidio continua
Quella di ieri è stata una delle giornate più sanguinose dall’inizio dell’attacco a Gaza. Il bilancio parla di 102 morti, ma molti corpi sono ancora sotto le macerie. L’artiglieria israeliana impedisce infatti ai soccorritori di recuperarli. L’area più colpita, negli attacchi principali di ieri mattina e di questa notte, è quella di Rafah. Il totale delle vittime palestinesi accertate ha raggiunto ormai la cifra di 1.600, i feriti sono 9mila. Un bilancio superiore a quello dell’operazione “Piombo fuso” del 2008-2009.

Quella di ieri è stata anche una giornata di mobilitazione in Cisgiordania, dove si è manifestato in solidarietà con Gaza in tanti villaggi e città, tra queste Tulkarem, Hebron, Nablus e Ramallah. E proprio alle porte di Ramallah, a Safa, l’esercito israeliano ha sparato contro i manifestanti uccidendo Odai Jabr di 19 anni. Stessa cosa a Tulkarem, dove i proiettili israeliani hanno colpito a morte un altro manifestante, Tamer Faraj Sammur di 22 anni.


Le finte tregue di Israele

Lo stato sionista non ha alcuna intenzione di porre fine all’aggressione. Le sue “tregue” non sono altro che delle finte, che servono soltanto per accusare la Resistenza palestinese di averle “violate”. Ora, vista la sproporzione delle forze in campo, chiunque dovrebbe capire che se l’aggressore fermasse davvero la sua azione la tregua reggerebbe. Ma così non è. Israele pretende tregue unilaterali ed asimmetriche. In pratica solo i palestinesi dovrebbero cessare la loro resistenza, mentre l’esercito sionista continua ad occupare Gaza ed a colpire i propri obiettivi.

E’ esattamente quanto accaduto ieri mattina all’alba, quando si sono registrati vasti movimenti di terra nell’area di Rafah. Lo scopo, evidente, quello di conquistare terreno subito prima dell’inizio della tregua, per poi continuare le proprie attività contro i tunnel a “tregua” iniziata. Hamas ha reagito, e nello scontro sono morti alcuni militari israeliani. Secondo l’ufficio politico dell’organizzazione islamica tutto ciò è avvenuto alle 7 del mattino, cioè un’ora prima dell’inizio di quella che doveva essere una tregua. Ma per la propaganda israeliana, subito ripresa a tambur battente dalla stampa occidentale, la responsabilità è tutta della Resistenza palestinese.

Rapimento o cattura di un prigioniero di guerra?
La stessa propaganda insiste sul “rapimento” di un ufficiale israeliano. Intanto: perché rapimento? La cattura di un soldato avversario, per di più di un esercito aggressore, è un “rapimento”? Ma vogliamo scherzare! Da che mondo è mondo, in guerra si fanno prigionieri. I soldati di Israele vorrebbero essere immuni da tale evenienza, ma le cose – per fortuna – sono un po’ più complicate.

Al momento non è neppure chiaro se il sottotenente Hadar Goldin sia stato fatto prigioniero o sia semplicemente morto, come fa ritenere un comunicato delle brigate Ezzedin al-Qassam, secondo cui sono stati persi i contatti con una delle sue brigate combattenti che operava nella zona, e che dunque: «potrebbero essere stati tutti uccisi nella battaglia». Ma in ogni caso, com’è che ai soldati degli eserciti di tutto il mondo capita di essere fatti prigionieri, mentre quelli israeliani possono solo venire “rapiti”? E com’é che tutta la stampa accetta questa disparità linguistica? Non è un segno anche questo di un diffuso razzismo filo-sionista?


La “direttiva Annibale”

Sicuramente Hadar Goldin preferirebbe essere prigioniero piuttosto che morto. Ma per i suoi capi militari non è così. Per Israele, l’hanno capito tutti, un prigioniero di guerra è peggio di 10 soldati morti, forse anche di 100. E, difatti, mentre l’esercito israeliano ammette la perdita di 61 soldati (che in realtà sono certamente molti di più), tutta l’attenzione si concentra sull’ipotetico prigioniero Hadar Goldin.

Il perché è presto detto. La liberazione di un prigioniero richiede una trattativa. E così è sempre stato. Ma per i genocidi israeliani questo non è concepibile, dato che trattare con il nemico significa anche riconoscerlo. Nel passato lo hanno già fatto, obtorto collo, sia con Hamas che con Hezbollah, ma non vorrebbero essere costretti a farlo di nuovo. E per evitare un simile problema, già da trent’anni hanno emesso pure una specifica direttiva, la “direttiva Annibale”.

Ne parla questa mattina sul Corriere della Sera il solito Davide Frattini. Il giornalista, estasiato da tanta umanità sionista, ci spiega in breve di cosa si tratta: «È la procedura da seguire quando un militare viene catturato, prevede di usare tutti i mezzi necessari perché non venga portato via, i commilitoni devono sparare sul commando in fuga, senza preoccuparsi per la vita dell’ostaggio».  

Come venga ulteriormente precisata questa direttiva dai comandanti militari è facilmente immaginabile. Ma Frattini si incarica di ricordarcelo: «Il telegiornale del Canale 10 ha mostrato un comandante della Brigata Golani spronare (e ammonire) i suoi uomini prima di entrare a Gaza, durante l’operazione Piombo Fuso di quattro anni fa: “Nessun soldato di questo battaglione viene catturato. Piuttosto deve farsi saltare in aria con una granata assieme ai miliziani che lo hanno preso”». Capito quali sono le regole operative dei bravi sionisti? E poi qualcuno si meraviglia dei loro crimini contro il popolo palestinese, facendo finta di non capire quanto la volontà genocida di Israele sia il frutto di una tremenda ideologia. Razzista come poche.

Di cosa si preoccupa Renzi
Che lo staff di Renzi sia pieno di sionisti è cosa nota. Dal braccio destro Carrai, all’ebreo-israeliano Gutgeld, che presto potrebbe sostituire Cottarelli nel ruolo di “tagliatore di Stato”, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Oggi il rottamatore della Costituzione è in visita al Cairo. Cosa si è preoccupato di affermare a poche centinaia di chilometri dal luogo dove si consuma la strage israeliana? Dopo aver ribadito il sostegno alla proposta egiziana – quella per la quale Netanyahu e soci si sono spellate le mani – ecco la sua dichiarazione fondamentale: «Faccio mio l’appello di altri colleghi per l’immediato rilascio del soldato israeliano rapito». Ogni ulteriore commento sarebbe davvero sprecato.