Il leader del Likud guiderà un esecutivo di destra aperto ai partiti religiosi ortodossi che nasce in condizioni di estrema debolezza. La maggioranza infatti potrà contare su soli 61 seggi su 120 della Knesset. Non pochi prevedono un esecutivo di pochi mesi e un successivo ingresso (rientro) nella maggioranza dell’ultra-nazionalista Lieberman.

Dopo una trattativa lunghissima, ieri (6 maggio), sul filo di lana della scadenza dell’incarico prevista dalla legge, Benyamin Netanyahu è riuscito a sciogliere la riserva e a formare il suo quarto governo, il terzo consecutivo. Il leader del Likud guiderà un nuovo esecutivo di destra ma aperto ai partiti religiosi ortodossi, rispetto all’esecutivo uscente, che però nasce in condizioni di estrema debolezza.

La maggioranza infatti potrà contare su soli 61 seggi su 120 della Knesset. Un esito imprevisto, per certi versi clamoroso, se si tiene conto che le elezioni dello scorso 17 marzo Netanyahu le aveva vinte con largo margine sugli avversari, i centristi di Campo Sionista guidati dal laburista Yitzhak Herzog, e strappando consensi alla destra più estrema penalizzata dall’appello al “voto utile” lanciato dal Likud negli ultimi giorni di campagna elettorale.

Il momento più critico della trattativa si è avuto a inizio settimana quando l’ex ministro degli esteri, l’ultranazionalista Avigdor Lieberman, ha scelto di andare all’opposizione in forte polemica con gli accordi di governo raggiunti con i partiti religiosi ortodossi Shas e Lista Unita della Torah. Il passo indietro di Lieberman – che insisteva anche sull’attuazione immediata di piani militari volti ad attaccare di nuovo Gaza “per annientare Hamas” – ha fatto di Casa Ebraica, il partito dei coloni israeliani, l’arbitro della nascita del nuovo governo. A questo punto Naftali Bennett, il leader di Casa ebraica, che già aveva ottenuto ministeri di rilievo, ha strappato anche il dicastero della giustizia nonostante la forte opposizione del Likud. Ayelet Shaked, deputata 39enne e braccio destro di Bennett, sarà la ministra della giustizia.

L’obiettivo dichiarato di Casa Ebraica, oltre ad una nuova massiccia campagna di colonizzazione dei territori occupati palestinesi, è quello di rivedere i criteri per la nomina dei giudici della Corte Suprema un organo dello stato che, secondo questo partito di destra estrema, avrebbe “troppo potere” e non asseconderebbe i progetti del sionismo più nazionalista.

Presto si conoscerà la lista dei ministri. Netanyahu che potrebbe tenere per se l’interim degli esteri, avrà difficoltà a governare con una maggioranza tanto debole mentre sul tavolo ci sono questioni centrali come il nucleare iraniano e le difficoltà di rapporto con l’Amministrazione Obama, senza dimenticare lo scontro con i palestinesi. Non pochi prevedono un esecutivo di pochi mesi e un successivo ingresso (rientro) nella maggioranza di Lieberman. Ma non sono escluse anche nuove elezioni e la formazione di un governo di unità nazionale con Campo Sionista.

Fonte: NenaNews