La nostra piena solidarietà al popolo palestinese in lotta!

Oggi, 30 marzo, i palestinesi di tutto il mondo celebrano la Giornata della Terra, ricordando le grandi manifestazioni di 42 anni fa contro l’espropriazione di terre palestinesi in Galilea. Quel giorno la polizia israeliana uccise sei manifestanti, mentre centinaia di palestinesi vennero feriti ed altrettanti arrestati. A 42 anni di distanza la scena è la stessa. Questa volta il teatro dell’ennesima strage sionista è Gaza, ovvero il più grande campo di concentramento mai visto nella storia.

Mentre scriviamo (ore 15,30) le vittime palestinesi sono 7, i feriti 600. Da giorni Israele stava preparando la carneficina schierando alla frontiera – cioè subito a ridosso della recinzione che chiude letteralmente in gabbia i gazawi – un gran numero di soldati (tra questi almeno 100 cecchini), carri armati e droni attrezzati per lanciare gas lacrimogeni dentro la Striscia.

Quest’anno la Giornata della Terra segna l’avvio della Marcia del Ritorno che continuerà fino al prossimo 15 maggio, settantesimo anniversario della Nakba, la catastrofe dell’espulsione forzata dei palestinesi avvenuta nel 1948.

Questa mattina circa ventimila manifestanti si sono diretti pacificamente verso il confine orientale della Striscia di Gaza, dove – a circa 700/800 metri dalla barriera – sono state allestite diverse tendopoli. Anche se la protesta è animata in primo luogo da Hamas, ad essa partecipano praticamente tutte le fazioni palestinesi.

Ma la natura pacifica dell’evento – del resto ripetutamente annunciata dal Comitato di coordinamento delle proteste – non ha certo modificato l’atteggiamento israeliano. E  alle minacce dei gironi scorsi, quando il capo di stato maggiore israeliano, Gadi Eisenkot, aveva annunciato di aver autorizzato l’uso di pallottole vere contro i palestinesi, è seguita la strage di quest’oggi.

Una strage certo non nuova, non sorprendente, ma che pure dovrebbe far riflettere tutti. Si è trattato infatti di un vero e proprio tiro al bersaglio su persone indifese, chiuse in una gabbia recintata da barriere e filo spinato.  

Una strage che non fermerà la mobilitazione palestinese. Ecco cosa ha dichiarato il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, una volta arrivato ad una delle tendopoli:
«Diamo il benvenuto ovunque al popolo palestinese che ha sconfitto la scommessa dei leader nemici secondo cui i vecchi sarebbero morti e i giovani avrebbero dimenticato. Ecco i giovani, i nonni e i nipoti. Non cederemo nemmeno un pezzo della terra di Palestina e non riconosceremo l’entità israeliana. Promettiamo a Trump e a tutti quelli che sostengono il suo complotto che non rinunceremo a Gerusalemme e che non c’è soluzione se non il diritto al ritorno».

La nostra piena solidarietà al popolo palestinese in lotta!