Gino Bartali (1914-2000) diventerà cittadino onorario di Israele. Un riconoscimento legato alle esigenze politiche dell’oggi. Ma lui non può né accettare né rifiutare né definire il senso e il limite del suo eventuale rifiuto o dell’eventuale accettazione
Diversi giornali in tutte le lingue, a qualche giorno dall’accaduto, continuano a rimbalzare la notizia: “Natalie Portman ha fatto sapere che non andrà in Israele a giugno a ritirare il Premio Genesis, definito il Nobel ebraico. (…) perché, come ha spiegato un rappresentante al comitato del premio, “i recenti avvenimenti in Israele sono stati estremamente dolorosi per lei”. La regista ed attrice israelo-statunitense ha avuto anche modo di precisare i propri intendimenti e il senso del suo gesto. Infatti, accusata dal ministro della cultura Miri Regev di essere condizionata dal Bds, ha voluto chiarire che il suo è un rifiuto verso l’attuale premier Netanyahu e non aderisce né sostiene il boicottaggio d’Israele.
Insomma, ha potuto rifiutare di essere associata all’attuale governo israeliano e definire con esattezza la propria posizione: “Non vorrei che sembrasse un appoggio a Benjamin Netanyahu, che terrà un discorso durante la cerimonia”. Ha potuto esercitare il diritto che ella stessa riconosce agli israeliani e a tutti gli ebrei di criticare il governo d’Israele.
“Il grandissimo ciclista e dirigente sportivo Gino Bartali (1914-2000) diventerà cittadino onorario di Israele”. Lo ha fatto sapere lo Yad Vashem, il Museo della Shoà di Gerusalemme, confermando l’anticipazione del sito Pagine ebraiche. La nomina, postuma – ha detto il portavoce di Yad Vashem Simmy Allen – avverrà in una cerimonia prevista il prossimo 2 maggio, due giorni prima della partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme stessa”. Riferisce Globalist (e diversi altri quotidiani) del 22 aprile.
Gino Bartali “persona semplice e buona, sempre al servizio di tutti”, secondo il ricordo della nipote Gioia, sarebbe meno sensibile alle sofferenze inflitte oggi da Israele e dal suo governo ai palestinesi di quanto vi si è dimostrata Natalie Portman? Meno di lei potrebbe dire: “Devo prendere posizione contro la violenza, la corruzione, l’ineguaglianza e l’abuso di potere”? Meno di lei avrebbe diritto a non lasciarsi associare al responsabile dello spiegamento dei cecchini che hanno sparato ai Gazawi, ragazzini inclusi? Mentre l’attrice “non si sente a suo agio a partecipare ad alcun evento pubblico in Israele” e “non può in tutta coscienza andare avanti con la cerimonia”, dobbiamo supporre che invece Bartali non avrebbe problemi a rinunciare di prendere posizione contro la violenza, l’ineguaglianza e l’abuso di potere e non avrebbe alcun disagio a partecipare a una cerimonia con Netanyahu??
Bartali non può né accettare né rifiutare né definire il senso e il limite del suo eventuale rifiuto o dell’eventuale accettazione. Bartali è morto. Israele, la sua attuale dirigenza, quella stessa da cui Natalie Portman è riuscita a prendere le distanze, si fregerà del suo conferimento della cittadinanza israeliana. Bartali non può assumere una posizione, deve subire le decisioni altrui.
Perché si decide l’opportunità di ricorrere alla procedura “molto rara” e che “viene usata con il contagocce” che consente a Yad Vashem di “conferire anche, in casi particolari, una cittadinanza onoraria di Israele a chi fosse ancora in vita, oppure postuma ai suoi congiunti”?
In questo momento è Israele ad aver bisogno di Bartali, non viceversa. Di fronte all’indignazione generale che il comportamento del suo esercito ha suscitato a Gaza, è Israele che necessita di evocare l’ombra dei milioni di ebrei uccisi in Europa per rivitalizzare le compassionevoli simpatie nei suoi confronti ed attraverso la figura prestigiosa di Bartali far convergere su di sé il riflesso del gesto di umanità compiuto dal ciclista italiano. All’epoca, Israele non esisteva e ora ripete la pretesa di essere il rappresentante unico di tutti quegli ebrei uccisi o internati nei campi e scampati alla morte, pretesa che molti ebrei disconoscevano e disconoscono.
La violenza dei vivi sui morti. Israele vìola l’intimità di un morto, imponendogli presunte onorificenze con quella stessa mano da cui contemporaneamente altri hanno rifiutato di riceverne. Quale arroganza permette ad un governo che appena respinto da una contemporanea cittadina viva, impone a uno straniero che non c’è più la propria cittadinanza?! Quand’anche Bartali avesse condiviso la presunzione d’Israele di rappresentare tutti gli ebrei di tutti i tempi, chi autorizza d’imporgli lo stesso palco di Netanyahu, che Portman ha rifiutato?
“Il gesto più nobile nei confronti di coloro che sono morti è serbarne il ricordo, imparare dalla loro sofferenza e, finalmente, lasciarli riposare in pace.” (Norman Finkelstein, “L’industria dell’Olocausto”, Conclusione).
da Nena news