Escalation nella guerra di aggressione allo Yemen

L’aggressione allo Yemen, guidata in primo luogo dall’Arabia Saudita, è in corso da oltre tre anni. Un periodo nel quale i sauditi e i loro alleati, benché appoggiati dagli Usa e dalle altre potenze occidentali, non sono riusciti a venire a capo della resistenza dei ribelli Houthi.

Adesso le forze saudite ed emiratine si sono date l’obiettivo di conquistare Hodeidah, città sul Mar Rosso controllata da Ansar Allah, il movimento politico degli Houthi. Da qui passa il grosso dei rifornimenti alimentari. L’obiettivo degli aggressori è dunque quello di affamare la popolazione, a costo di una crisi umanitaria ancora più grave di quella che il Paese vive da anni.

Di seguito l’articolo di Nena news sull’azione militare iniziata ieri.

Yemen. Schiaffo all’Onu, sauditi ed emiratini attaccano Hodeidah
di Nena news

Non è valso a nulla il negoziato d’urgenza delle Nazioni Unite per evitare l’operazione sul porto della città, da cui entra il 70% degli aiuti umanitari alla popolazione: 250mila persone rischiano la vita, 500mila lo sfollamento. Ma per Riyadh è il punto di svolta della guerra

Appelli, negoziati d’urgenza, rapporti delle organizzazioni umanitarie non sono serviti a nulla: la richiesta della comunità internazionale ai governi di Arabia Saudita ed Emirati Arabi di non attaccare la città portuale di Hodeidah, lungo le coste occidentali dello Yemen, è caduta nel vuoto.

Questa mattina le forze della coalizione sunnita a guida saudita hanno lanciato l’offensiva, annunciata nei giorni scorsi, contro le forze dei ribelli Houthi che controllano la città. L’operazione su Hodeidah è in realtà in corso da tempo: da mesi la città portuale è oggetto di pesanti raid aerei, mentre a terra avanzano – coperti dalle bombe – le forze governative del presidente Hadi, alleato saudita. Ora è circondata: l’obiettivo è strappare Hodeidah al movimento Ansar Allah, riferimento politico della minoranza Houthi, tanto strategica da poter cambiare il corso della guerra.

Da settimane i civili sono in fuga, a decine di migliaia, e lo sfollamento è destinato a proseguire insieme alle perdite civili. Questa è la preoccupazione delle organizzazioni internazionali che denunciano la brutalità dell’offensiva saudita: sono 600mila i residenti nella città, secondo l’Onu almeno 250mila a rischio di perdere la vita. Non solo: ad Hodeidah si trova il maggior numero di malati e feriti del paese, oltre il 70% della sua popolazione  soprattutto bambini – è a rischio malnutrizione.

Infine, dal porto di Hodeidah, il principale scalo insieme ad Aden, a sud, del paese già prima della guerra, entra il 70% degli aiuti umanitari che l’Arabia Saudita autorizza. Pochi cargo a causa del blocco aereo e navale imposto da Riyadh ma comunque necessario ad alleviare l’enorme crisi umanitaria che attanaglia lo Yemen.

Quella di Hodeidah è destinata a diventare la più grande battaglia del conflitto iniziato tre anni fa: i bombardamenti aerei, come spiega in un comunicato il governo yemenita in esilio, copriranno l’avanzata delle forze via terra. “La liberazione del porto di Hodeidah è un punto di svolta della nostra lotta per riprendere lo Yemen dalle milizie che lo hanno occupato per servire forze straniere”, si legge nella nota, ovvio riferimento all’Iran accusata di sostenere i ribelli Houthi e di far arrivare armi proprio attraverso Hodeidah.

Nei giorni scorsi l’inviato speciale dell’Onu per lo Yemen, Martin Griffiths, ha incontrato tutte le parti coinvolte per impedire l’assalto proponendo la consegna del porto e della città alle Nazioni Unite. Appelli inascoltati perché Riyadh, impantanata in un conflitto che non riesce a vincere e che pesa ogni giorno di più sulle casse reali, sa quanto importante è questa vittoria per piegare la resistenza Houthi.

Intervengono anche gli Emirati Arabi che hanno lanciato un ultimatum agli Houthi per lasciare la città entro la giornata di oggi. Pare dunque rientrata, almeno temporaneamente, la faida interna alla coalizione sunnita: i mesi scorsi sono stati caratterizzati dalla rottura tra il governo Hadi e Abu Dhabi che ha stretto contatti stretti con i movimenti secessionisti meridionali con l’obiettivo di assumere il controllo solitario del sud del paese, via di transito – grazie allo stretto di Bab al-Mandeb – della maggior parte dei cargo petroliferi diretti in Europa via Suez. Una faida che si è palesata nell’isola di Socotra, nella pratica occupata dagli Emirati arabi che hanno cacciato le forze governative per poi riammetterle pochi giorni fa.

In mezzo il lavoro diplomatico di Riyadh che ha imposto ad Hadi di negoziare con Abu Dhabi per far rientrare la crisi, una pax temporanea ma necessaria all’operazione in corso ad Hodeidah.

La disperazione dei civili è invisibile. Questa operazione sarà catastrofica per un paese già collassato. Undici ong, tra cui Oxfam e Save the Children, hanno scritto al segretario agli Esteri britannico Boris Johnson perché impedisse, minacciando di togliere sostegno alla coalizione a guida saudita, l’attacco su Hodeidah. “L’uso di armi esplosive avrà un effetto devastante sui civili – scrive Save the Children, secondo cui 100mila bambini sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione nella città costiera. Il conflitto sfollerà mezzo milione di persone da Hodeidah. Sono già 100mila gli sfollati, molti sono fuggiti a Ibb e Taiz”. Anche questo appello è caduto nel vuoto.

da Nena news